Mosca non si fa intimorire, avanti contro il terrorismo

L'attentato all'ambasciatore russo in Turchia. (ANSA/AP Photo/Burhan Ozbilici)
L’attentato all’ambasciatore russo in Turchia.
(ANSA/AP Photo/Burhan Ozbilici)

MOSCA. – La lotta contro il terrorismo continua “implacabile e senza compromessi”. E’ questo il messaggio lanciato dal governo russo all’indomani dell’omicidio del suo ambasciatore in Turchia, Andrey Karlov, una sorta di vendetta per l’intervento russo in Siria e per la conquista di Aleppo da parte delle truppe di Damasco. Resta da capire chi si sia voluto vendicare e a che scopo.

Ma su quest’ultimo punto sia le autorità di Mosca che quelle di Ankara dicono di non avere dubbi: l’obiettivo degli attentatori era di danneggiare i rapporti russo-turchi e minare il processo di pace in Siria. In ogni caso le relazioni tra Russia e Turchia non sembrano aver subito scossoni.

I presidenti Vladimir Putin ed Recep Tayyip Erdogan – che all’unisono hanno definito l’assassinio “una provocazione” – appaiono intenzionati a trovare un compromesso sul conflitto siriano e i rapporti tra i due governi sono decisamente meno tesi rispetto a qualche mese fa.

A dimostrarlo sono gli incontri a Mosca tra i ministri degli Esteri e quelli della Difesa di Russia, Iran e Turchia: paesi che – stando a quanto dichiarato dal capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov – sono pronti a divenire “i garanti” di un eventuale accordo di pace tra il governo siriano e l’opposizione “che si sta già negoziando”.

L’inedito formato a tre include due Stati che appoggiano i lealisti del controverso presidente Bashar al-Assad, cioè Russia e Iran, e la Turchia che invece sostiene alcuni gruppi armati dell’opposizione. Restano esclusi gli Usa e i paesi europei, ma per Lavrov questa formula – che pure sarebbe aperta alla partecipazione di altri attori internazionali – è la “più efficace” per risolvere la crisi siriana.

Ankara, Mosca e Teheran per oggi si sono limitati a definire linee di principio. Innanzitutto – è sempre Lavrov a dirlo – hanno definito la lotta al terrorismo una priorità, contrariamente alla rimozione di Assad dalla poltrona presidenziale. Il capo della diplomazia turca, Mevlut Cavusoglu, da parte sua ha rimarcato che nel trilaterale si è discusso di come “assicurare un cessate il fuoco in Siria ed estenderlo a tutte le regioni”, mentre Lavrov ha detto di augurarsi che il completamento dell’evacuazione da Aleppo est – ripresa dai lealisti in un’operazione in cui sono state denunciate gravissime violazioni dei diritti umani – “sia una questione di uno o due giorni al massimo”.

Insomma, le differenze tra Mosca e Ankara sulla questione siriana, che pur esistono, non sono di certo state evidenziate oggi. L’uccisione dell’ambasciatore Karlov non ha fatto esplodere una nuova crisi diplomatica come quella scaturita poco più di un anno fa dall’abbattimento di un jet militare russo da parte degli F16 turchi. Anzi, sull’omicidio la Turchia ha aperto le porte alla Russia annunciando un’indagine congiunta e il Cremlino ha già inviato ad Ankara 18 esperti.

Secondo Leonid Isayev, professore della Scuola superiore di economia di Mosca, né la Russia né la Turchia hanno interesse a deteriorare nuovamente i rapporti bilaterali visto che entrambe sono alquanto isolate a livello internazionale: Mosca per l’intervento in Siria e il presunto sostegno militare ai separatisti in Ucraina, e Ankara per la repressione di massa degli oppositori seguita al tentato golpe.

Nonostante sia passato appena un anno, sembrano ormai lontani i tempi in cui la Russia accusava Erdogan di fare affari con l’Isis e di essere coinvolto nel traffico illecito di petrolio dai territori occupati dai jihadisti in Siria e in Iraq.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)

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