Quando la Gola non è un peccato


ROMA- «Dare una più ampia visibilità alla produzione alimentare Made in Italy attraverso la promozione nei mercati internazionali». È questo l’obiettivo dell’accordo di settore siglato, tra il Vice Ministro alle Attività produttive con delega al commercio estero, Adolfo Urso, e il Presidente della Coldiretti, Paolo Bedoni, per favorire il rilancio del commercio estero nazionale dopo i risultati del mese di maggio divulgati dall’Istat.


Secondo una recente ricerca dell’Istituto Piepoli, commissionata dall’Istituto Leonardo e dall’Ice, sono infatti il cibo e i vini (45 per cento) la prima cosa che viene in mente all’estero pensando all’Italia, ben più dei luoghi (20 per cento), dell’abbigliamento (19 per cento) e del calcio (15 per cento). L’agroalimentare di qualità può dunque rappresentare una importante leva per conquistare nuovi mercati, come dimostra il dato, in controtendenza, sulle esportazioni di vino Made in Italy negli Stati Uniti, che, aumentate del 10,3 per cento, posizionano l’Italia davanti alla Francia con circa un terzo del valore del mercato USA nel primo quadrimestre del 2005. E risultati incoraggianti si evidenziano in generale anche dalla crescita delle esportazioni verso i paesi extra comunitari del 12,4 per i prodotti dell’agricoltura e del 6,4 per cento per gli alimentari e le bevande registrata dall’Istat per i primi cinque mesi dell’anno.


«Occorre – ha sottolineato il presidente della Coldiretti Bedoni – concentrarsi nella valorizzazione dei prodotti Made in Italy dal campo alla tavola per evitare che nei mercati internazionali si consolidi un falso cibo italiano che di tricolore ha solo l’immagine come dimostra il fatto che nel mondo si stima che sia falso un menu’ italiano su tre».


«L’agroalimentare è il settore di punta del made in Italy – ha spiegato Urso – e va difeso dalla pirateria e per questo ci siamo attivati per ottenere l’istituzione dell’etichetta obbligatoria sull’origine delle merci, ma non possiamo solo giocare in difesa ma dobbiamo anche attaccare per conquistare nuovi mercati. Questo accordo va in questa direzione e aiuta l’internazionalizzazione dell’agroalimentare. Siamo leader, ad esempio, per il vino negli Usa, ma il ministero ha già individuato una serie di paesi focus, come il brasile Cile, la Russia e persino la Cina dove la nostra presenza può crescere e lo faremo insieme alla Coldiretti».


L’accordo prevede di massimizzare le sinergie tra l’azione nazionale pubblica e privata nel processo di internazionalizzazione delle imprese per favorire iniziative di promozione e tutela delle produzione agroalimentari tipiche e di qualità. Un ulteriore passo in avanti per offrire al Sistema-Italia gli strumenti necessari per difendere il Made in Italy agroalimentare attraverso azioni di promozione coordinate delle produzioni tipiche e legate al territorio, garantite nell’origine, nella qualità e nella sicurezza alimentare e ambientale.


Sul piano qualitativo l’agroalimentare italiano può contare sulla leadership europea con 149 prodotti (il 20 per cento del totale comunitario) che possono fregiarsi del marchio a denominazione di origine (Dop o Igp) con un valore al consumo pari a 5,6 miliardi di Euro e ben 1,5 miliardi di esportazioni. Ma l’Italia è anche il secondo Paese produttore di vino in Europa e può contare su un patrimonio di oltre 400 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano il 60% della produzione nazionale di vino che genera un fatturato complessivo di circa 8 miliardi di euro e un valore delle esportazioni superiore ai 3 miliardi di euro, la principale voce dell’export agroalimentare nazionale. Infine il Made in Italy, con 45mila imprese e quasi un milione di ettari coltivati, è anche sul podio nella classifica mondiale del biologico davanti a Stati Uniti e Brasile e preceduto soltanto da Australia e Argentina, tutti Paesi che hanno la disponibilità di terreni coltivati enormemente più grande di quella nazionale.