Messico, si pensa a un maxi rogo per fermare la marea di petrolio

È la soluzione alla quale stanno pensando i tecnici impegnati ad arginare la perdita di greggio creata dal disastro della piattaforma Deepwater Horizon. Di fronte al rischio che la situazione degeneri nella più devastante fuoriuscita di greggio dai tempi del disastro della Exxon Valdez, gli sforzi degli ingegneri della Bristish petroleum sono stati finora vani.

Quattro robot sottomarini sono impegnati nel tentativo di chiudere la bocca del pozzo e di tappare i buchi che si sono aperti nella conduttura che portava il petrolio alla piattaforma distrutta da un incendio. Si lavora a pieno ritmo per costruire una gigantesca cupola da mettere sulla perdita, ma il tempo non gioca a favore: la chiazza di greggio ha ormai una circonferenza di quasi mille chilometri e si è spostata di una trentina di chilometri verso le coste della Louisiana e il suo delicato ecosistema.

“Voglio dirlo senza mezzi termini: gli sforzi della BP non hanno ancora avuto successo” ha detto il contrammiraglio Mary Landry parlando del macchinario da 450 tonnellate che avrebbe dovuto sigillare il pozzo, “se non mettiamo in sicurezza il pozzo, questa sarà una delle più gravi fuoriuscite della storia del Paese”. Il rogo e il fumo che il rogo genererebbe sarebbero comunque una minaccia ambientale.

Il governo statunitense ha promesso un’indagine “completa e approfondita” per chiarire le cause dell’esplosione che ha innescato il disastro e ha annunciato che non saranno lesinati gli sforzi per limitare i danni ambientali. L’impegno della flotta mandata da BP – 49 tra navi-filtro, rimorchiatori, chiatte e navi appoggio – è stato vanificato dalle pessime condizioni meteo. Se i venti cambieranno, la chiazza potrebbe raggiungere le coste della Louisiana già nel fine settimana.