ROMA – Industria e commercio continuano a faticare in Italia, mentre soffre il commercio internazionale. L’Istat registra, nel primo semestre del 2016, una contrazione delle esportazioni verso i paesi extra-europei del 3,9% e una flessione ancora maggiore per le importazioni (-8,8%).
I segni meno contraddistinguono anche le vendite in Paesi chiave come gli Stati Uniti, oltre a quelle in aree in crisi da tempo come Mercosur e Opec. E la frenata continua anche a giugno, con un calo del 2,8% sull’anno e un lieve incremento sul mese (+0,3%).
Questa debolezza dei mercati esteri si riflette su fatturato e ordinativi dell’industria, che a maggio diminuiscono rispettivamente dell’1,1% e del 2,8% sul mese e del 2,7% e del 4,2% nell’anno, e frena la propensione al consumo delle famiglie.
Maggio si rivela così un mese leggermente migliore di aprile per le vendite al dettaglio, con gli scontrini in aumento dello 0,3% in valore rispetto al mese precedente, ma il confronto con l’anno precedente riserva brutte sorprese.
Il calo tendenziale del commercio è infatti dell’1,3% e vede in contrazione tutte le tipologie di acquisti con le sole eccezioni degli articoli farmaceutici, una spesa a cui difficilmente le famiglie possono rinunciare, e degli altri prodotti di gioiellerie e orologerie, articoli spesso di lusso, acquistati soprattutto dalle persone più benestanti.
La flessione è particolarmente marcata per i beni alimentari ed è estesa a tutte le tipologie di negozi, grandi e piccoli, compresi gli hard discount, che avevano resistito anche negli anni della crisi. La preoccupazione davanti a questi dati unisce associazioni di consumatori e di negozi grandi e piccoli.
Confesercenti parla di “rallentamento” della ripresa dei consumi mentre Federdistribuzione prevede una “crescita zero” per il commercio nel 2016. Solo l’ufficio studi di Confcommercio è in controtendenza e vede tra aprile e maggio “segnali complessivamente positivi ancorché molto deboli”.
Dal fronte dei consumatori Federconsumatori e Adusbef dichiarano che non c’è “nessuna ripresa”, mentre il Codacons denuncia un “vero e proprio ‘dramma’ consumi, nel totale immobilismo del Governo” e l’Unione nazionale consumatori constata che “non bastano più offerte, sconti e prezzi bassi” perché “le famiglie hanno finito i soldi”.
(ANSA)