Si dibatte su un cambio dell’Italicum, ma M5s è contrario

matteo-renzi-bici

ROMA. – Come cambiare l’Italicum: smaltito lo choc da Brexit, non si parla d’altro in Parlamento. Il fronte di chi vuole modificare la legge elettorale ingrossa ogni giorno le sue fila, anche all’interno della maggioranza del Pd. E nonostante i renziani invitino tutti a mettersi “l’animo in pace perché il testo non cambierà”, impazzano congetture su ritocchi.

Tanto che il 5 Stelle Luigi Di Maio si diverte a provocare: “Sarà il più grande boomerang politico della storia del nostro Paese. Cambiare una legge per danneggiare il M5s? Fate pure”. Il M5s assicura di voler modificare l’Italicum. “Nonostante sia una legge che ci favorisce”, puntualizza Di Maio.

Matteo Renzi, attacca il vicepresidente della Camera, vuol cambiare il sistema di voto e far slittare (ma il premier lo ha escluso) la data del referendum costituzionale, perché “è un uomo di potere e ha paura di perderlo”.

Ma Di Maio non fa altro che provocare, ribattono dal Pd. Per mascherare il vero obiettivo M5s: blindare una legge che gli fa comodo. “Benvenuto a Di Maio che con il solito ritardo difende a spada tratta una buona legge, che il Pd ha fortemente voluto e che non cambierà. Quando fu approvata, il M5S parlò di golpe – sottolinea il senatore Andrea Marcucci – oggi con la solita coerenza parla di modifiche boomerang”.

Chi caldeggia apertamente le modifiche è Forza Italia: dare il premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista aiuterebbe il centrodestra. E nella convinzione che sia possibile ottenere dal Pd un intervento di questo tipo, i vertici aziendali avrebbero consigliato a Berlusconi di ammorbidire i toni della campagna per il “no” al referendum.

Nel Pd, oltre alla minoranza, anche i franceschiniani sarebbero persuasi che rimettere mano all’Italicum sarebbe opportuno. E potrebbe essere anche necessario, se la Consulta boccerà la legge (il 4 ottobre è la data dell’esame del ricorso presentato contro il testo).

Ma non solo i renziani, anche i Giovani turchi, ribattono che bisogna “mettere in sicurezza una scelta maggioritaria”, che garantisce governabilità. Inoltre, si fa notare, dare il premio alla coalizione al Pd non converrebbe. Ma la legge elettorale è solo uno dei motivi di tensione tra i Dem in vista della direzione di lunedì prossimo.

Intanto si riuniscono i “Turchi”. E al Senato ci sarà anche una riunione dei senatori della maggioranza Pd convocata da Andrea Marcucci e Franco Mirabelli: renziani e franceschiniani insieme, per dare anche un segnale di unità.

“Remiamo tutti nella stessa direzione”, assicura Ettore Rosato. E aggiunge che sono “solo chiacchiere” i rumors che ‘quotano’ Franceschini come sostituto di Renzi a Palazzo Chigi in caso di sconfitta al referendum. Lorenzo Guerini intanto rassicura che il Pd ce la farà a raccogliere le 500mila firme per chiedere il referendum.

Ma sulla consultazione Sinistra italiana fa appello al presidente Sergio Mattarella perché il governo scelga al più presto una data che sia condivisa tra le forze politiche. E i Radicali rilanciano la proposta di spacchettare i quesiti.

(di Serenella Mattera/ANSA)

Lascia un commento