Hillary: se vinco Bill sarà lo zar dell’economia

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WASHINGTON. – Ne eleggi uno, ne prendi due: è il messaggio lanciato da Hillary Clinton durante la sua campagna per le primarie in Kentucky, dove ha promesso che suo marito Bill sarà “incaricato di rivitalizzare l’economia” se lei sarà eletta alla Casa Bianca.

“Perché lui sa come farlo, specialmente in posti come quelli minerari o poveri o in altre parti del Paese rimaste tagliate fuori”, ha spiegato, alludendo ai successi economici degli otto anni di presidenza del marito, anche se fu sotto la sua amministrazione che vennero poste le basi per la futura crisi economica scoppiata nel 2007, con l’abolizione della legge bancaria del 1933 che separava nettamente le attività delle banche d’affari da quelle commerciali.

In gennaio Hillary aveva ironizzato su Bill: “comincerà a darmi consigli dal tavolo di cucina, poi vedrò se andremo oltre…”. Ma già il mese scorso aveva confidato di volerlo far “uscire dalla pensione” perché aiuti la gente a tornare al lavoro.

Ora gli ritaglia un ruolo per rilanciare l’economia, senza precisare quale incarico gli affiderebbe ma lasciando supporre un coinvolgimento di alto profilo, all’interno dell’ amministrazione, dove la ‘Clinton machine’ tornerebbe ad essere un tandem. Come quando Bill nominò Hillary capo dell’unità sulla Riforma della Sanità Nazionale.

I suoi detrattori considerarono inappropriato che una first lady giocasse un ruolo centrale nelle questioni politiche, mentre i suoi sostenitori replicarono che gli elettori erano consapevoli del ruolo attivo che avrebbe avuto durante la presidenza del marito.

Del resto durante la sua campagna Bill aveva dichiarato che votare per lui significava prendere “due al prezzo di uno”. Ora la moglie gli restituisce il favore promettendo quello che qualcuno ha già ribattezzato come un nuovo “Billary”, una Casa Bianca per due.

L’ex first lady ha deciso di scommettere sino in fondo su Bill, nonostante resti controverso se il marito le sia più di aiuto o di ostacolo. Finora è stato un’arma a doppio taglio: nessuno l’ha sostenuta più di lui, ma involontariamente l’ha danneggiata mettendone in evidenza per contrasto i limiti, esponendola agli effetti dei suoi attacchi sopra le righe e offrendo il fianco alle critiche sulle proprie infedeltà extraconiugali, in particolare da parte del presunto candidato repubblicano Donald Trump.

Portare il marito alla Casa Bianca non come primo first husband ma come regista del rilancio economico potrebbe essere un buon colpo ma anche una mossa falsa, aumentando l’elenco, stilato dal New York Times, dei 12 motivi per cui Hillary potrebbe perdere la gara presidenziale.

Nella lista figurano le sue gaffe, la sua incapacità di trasmettere entusiasmo e fiducia, il fatto di non piacere abbastanza, il rischio di scivolare troppo a sinistra per compiacere gli elettori di Bernie Sanders o a destra per intercettare i voti dei repubblicani anti Trump, il non reagire agli attacchi martellanti del tycoon, la spada di Damocle dell’Emailgate, il suo sostegno all’attacco in Libia.

Ma, più in generale, come sintetizzano i suoi stessi sostenitori, il fatto di apparire come un candidato convenzionale in una campagna non convenzionale, un rappresentante dell’establishment in una stagione di rabbia e malcontento, uno sfidante oscurato dall’onnipresenza di Trump sui media americani. Basterà il vecchio Bill a salvarla?

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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