Fini, mozione di sfiducia con Casini

ROMA – La mozione di sfiducia Fli-Udc è idealmente già pronta, e ancora ieri Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini ne hanno parlato appartandosi prima di un convegno a Montecitorio, in uno dei colloqui che del resto tra loro sono diventati quotidiani. Ma prima di arrivare alla sfiducia, c’è un percorso da compiere. Un percorso che – ne ha parlato Fini in una delle riunioni con il ‘board’ di Fli – prevede diverse tappe e lascia la porta aperta a Silvio Berlusconi fino al 13 dicembre, giorno in cui il premier parlerà nell’Aula di Montecitorio.
Il presidente della Camera ha ribadito che fino ad allora tutto è possibile: se il premier dovesse fare un passo indietro, cambiare l’agenda economica, fare un’offerta politica forte come una nuova legge elettorale, un attimo dopo il gruppo di Fli potrebbe riunirsi e decidere di non sfiduciare il Cavaliere.
C’è ancora Gianni Letta in campo, in un’opera di mediazione che le colombe finiane sperano da qui a quindici giorni possa portare risultati concreti. Se invece le aperture sperate non arrivassero, a ridosso del dibattito verrebbe presentata la mozione di sfiducia. I meno moderati dei finiani, però, spiegano che la ‘road map’ finiana è praticamente un modo per consentire ai vari Moffa, Paglia, Menia, Polidori, Consolo di convincersi che si è fatto tutto il possibile, che ogni strada è stata percorsa prima di una rottura inevitabile. Quello che Fini si aspetta – se il 13 si dovesse decidere di presentare la mozione di sfiducia – è che a quel punto però il gruppo Fli non si spacchi, che resti compatto nella scelta che si farà. In tre o quattro, però, ancora non se la sentono di giurare al leader di Fli che sapranno rinunciare all’astensione.

Nel dibattito interno a Fli, intanto, c’è chi come Fabio Granata non considera affatto sufficiente da parte del premier una risposta politica: una nuova legge elettorale o altri provvedimenti di tipo economico in un momento delicato e alla vigilia dell’Ecofin del 16, quando all’Italia potrebbe essere chiesta una manovra correttiva per affrontare la crisi globale. Per molti questo sarebbe un risultato tangibile per i finiani sotto il profilo politico, ma per Granata occorre portare all’incasso la linea di divergenza di questi mesi: servono le dimissioni e un cambio di passo.

Nelle prossime due settimane è proprio quella delle divisioni interne la buccia di banana sulla quale Fli potrebbe scivolare. Oggi è sempre Granata che afferma perentorio ‘’Chi non vota la fiducia è fuori dal percorso di Fli’’, ottenendo la risposta piccata di Gianfranco Paglia:
– Fuori chi dissente? Sarebbe imperdonabile mettersi sulla stessa linea della antidemocratica espulsione dal Pdl di Gianfranco Fini, cacciato dal partito che aveva cofondato solo perchè su alcuni temi aveva una posizione diversa da Silvio Berlusconi.

Sul tema si incunea immediatamente Ignazio La Russa, ministro e coordinatore del Pdl:
– Granata si può permettere di dire che chi si azzarda a non votare la sfiducia al governo che ha contribuito a eleggere va fuori dal Fli. E poi dicono che siamo noi gli autoritari e gli antidemocratici…
Intanto, tra gli impegni di Fini, oggi, la presentazione di un libro con Pier Ferdinando Casini e Beppe Pisanu alla Camera e, sempre a Montecitorio, l’apertura della campagna Telethon con Luca Cordero di Montezemolo.