Un Paese senza diritti

una manifestazione Lgbt. (Ansalatina)

L’Italia peggiore dell’Ungheria nella classifica Rainbow Map 2024


I diritti civili, umani, sociali, riflettono il grado di cultura, civiltà e conoscenza di un Paese e di una Nazione. Le parole non solo hanno un peso evocativo, le parole portano già in seno tutto il carico del loro potere e del loro significato, ragionando con i termini del linguista Ferdinand de Saussure, tutto il loro valore semantico e mentale. E il seme etimologico della parola diritto, in qualità di aggettivo esprime tutto ciò che è retto, onesto, buono, leale, derivando dal latino de-rectum. Ed è proprio nei paesi dove mancano, sono assenti i diritti, che l’etimo, il suo significato, si rovescia nel contrario di ingiusto, cattivo, perfido, sleale. 

L’Italia in termini di diritti Lgbtqi+ è un paese che esprime tutta la sua desolazione. Basta anche solo consultare questa voce in Wikipedia, per rendersi subito conto della povertà storica, politica, culturale dell’Italia rispetto a questa tematica e di come questi diritti siano minimi e inesistenti rispetto ad altri Stati Europei. 

La fotografia che ci riportano i vari report dell’Italia è che nella Rainbow Map del 2024, uscita da pochi giorni, il Bel Paese si classifica al di sotto dell’Ungheria di Orban, più vicina alla Russia e ai Paesi dell’Ex Unione Sovietica che a paesi quali la Spagna, l’Olanda, la Francia, per citarne solo alcuni. Siamo tra i paesi più omofobi d’Europa secondo uno degli ultimi sondaggi dell’Unione Europa. Condannati sempre dal Parlamento Europeo nell’Aprile 2023 insieme ad Ungheria e Polonia per la retorica politica anti-lgbtqi, dell’attuale governo. 

Tra le prime cose che ha compiuto Giorgia Meloni non appena ha preso il potere è stato quello di non riconoscere i figli delle coppie omosessuali sia di uomini che di donne. 

L’ultimo colpo sferzato dal governo di estrema destra è stato quello di non aderire alla dichiarazione Europea per politiche che promuovono i diritti Lgbtqi+. Questa dichiarazione non è stata firmata, come dall’Italia così anche da Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.

L’Italia passerà alla storia anche per lo scempio avvenuto in Senato con il plauso gioioso dell’affossamento del DDL ZAN.

Passerà alla storia per la sua miopia, arretratezza, chiusura.

Per la mancata capacità da parte di una classe dirigente, non solo quella attuale, di promuovere politiche inclusive, al passo con i tempi e con i cambiamenti contemporanei del mondo. 

Il cattolicesimo, il Vaticano, presente, sicuramente frenano i cambiamenti e i processi innovativi, ma possono anche essere considerati degli alibi per non affrontare con coraggio e intelligenza la realtà. E la realtà italiana ci racconta che non solo sono negati i diritti alla comunità Lgbtqi+, ma sono negati prima di tutto i diritti umani, i diritti fondamentali dell’essere umano.

Nell’art.2 della Dichiarazione Universale dei diritti umani leggiamo: Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. 

La desolazione italiana si accompagna alla mancata lotta civile di un popolo che sembrerebbe oramai totalmente arreso e senza speranza. 

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