Un centrosinistra rosa trionfa nelle elezioni generali in Messico

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E’ stato un trionfo senza vera festa. Certo, Claudia Sheinbaum sorridente, di un’eleganza spontanea, braccia e sguardo al cielo all’annuncio del quasi 60 per cento conquistato nelle urne, ha dato e ricevuto abbracci instancabili: è apparsa l’immagine della sobrietà vittoriosa. Colta, esperta, personalmente onesta: nessuno le nega virtù. Per attaccarla, ancora adesso che è la prima donna presidente del machista Messico, gli avversari preferiscono bersagliare il capo dello stato uscente, Andrés Manuel Lopez Obrador.

La sua geniale agilità politica, che prima ancora della prova elettorale aveva già vistosamente sbaragliato il campo, accogliendo tra i suoi anche qualche nemico tra i più riottosi, “pentiti” dell’ultimo momento utile. Ma mentre i più celebravano, lui era riunito con i familiari dei desaparecidos di Ayotzinapa, 43 studenti per i quali a 10 anni dalla scomparsa, indagini di polizia, inchieste parlamentari, proteste di piazza non hanno portato colpevoli a giudizio. A loro AMLO ha annunciato il suo ritiro dalla politica, promettendo che la Presidente si farà carico del raccapricciante mistero irrisolto, paradigma dell’enigmatica violenza messicana.

Niente affatto rituale, l’incontro è viceversa simbolico degli intrighi spesso contraddittori che assediano la politica messicana, minacciando permanentemente di soffocarla. Tant’è che Lopez Obrador aveva interrotto da 9 mesi ogni rapporto con parenti e amici degli scomparsi, divenuti nel tempo un riferimento attivo e indipendente per l’opinione pubblica. Offeso perché di fronte alla scarcerazione di numerosi imputati, si era sentito accusare (senza alcuna prova) di non opporsi all’ ennesimo insabbiamento dell’interminabile vicenda.

Un colonnello dell’esercito, alto funzionario dell’onnipotente  Segretariato per la Difesa Nazionale, 74 poliziotti municipali, assessori alla sicurezza dei municipi nel cui territorio ha avuto luogo la strage, assassini prezzolati dei narcotrafficanti Guerreros Unidos, manutengoli riconducibili all’entourage politico dell’allora presidente Enrique Peña Nieto (nemico giurato di Lopez Obrador): tutti o quasi trasferiti agli arresti domiciliari, non rappresentano propriamente un brandello di deep-state, già di per sé d’impervia definizione; ma di sicuro indicano il criminoso intreccio semi-sommerso nelle cui sabbie mobili affondano pezzi dello stato.  

Per la prima volta in un secolo di Repubblica, a prendere nelle loro mani questo immenso e non facilmente decifrabile paese, sono due donne contemporaneamente: Sheinbaum al vertice dello stato, e Clara Brugada al governo della capitale, Città del Messico. Entrambe del partito di Lopez Obrador, il Movimento per la Riforma Nazionale (MORENA), che diventa il portabandiera continentale dell’emancipazione politica femminile. Votate infatti dalla enorme maggioranza di massaie, piccoli e medi imprenditori, lavoratori dipendenti e classe media professionale.

Salvo impreviste sorprese nelle verifiche dello scrutinio, entrambe controlleranno con maggioranza propria anche le rispettive assemblee legislative. Un vantaggio essenziale, negato agli altri governi di sinistra latinoamericani, dal Cile di Boric, al Brasile di Lula, alla Colombia di Petro. Ne avranno bisogno per consolidare quell’aumento del PIL dal 45,6 al 48,8 per cento previsto dagli economisti dell’agenzia internazionale FITCH per il 2024, contenendo al tempo stesso il già pesante debito pubblico.

Decisivo ai fini dello sviluppo complessivo di questa tanto vasta quanto antica civiltà, tuttavia, sarà il governo del paese periferico, le decine e decine di milioni di messicani  dispersi nelle province più lontane e nella depressa marginalità dei grandi centri urbani. Si tratta delle aree meno integrate, pertanto le più esposte alle infiltrazioni mafiose d’ogni criminalità e -vale ripeterlo- a quelle della più micidiale innanzitutto, il narcotraffico.

Non è casuale che queste siano le zone maggiormente colpite dai 300 attentati e in cui sono caduti 18 dei 26 assassinati che hanno funestato i 6 mesi di campagna elettorale. Anche la partecipazione al voto qui è stata minore della media nazionale. “Bisogna essere presenti sul territorio per combattere la manipolazione della coscienza cittadina che i malintenzionati praticano attraverso la paura, l’iperbole e la confusione”, ha raccomandato il filosofo e linguista Noam Chomsky a Claudia Sheinbaum. Lo ha ricordato lei stessa in queste ore.

Livio Zanotti     

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