Aiuti a Gaza, Parlamento diviso. Tajani: “10 italiani nella Striscia”

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante un'informativa in aula della Camera, Roma, 10 ottobre 2023. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

MADRID. – La questione degli aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza, dopo aver scosso ieri l’Unione Europea, agita anche la politica italiana, nel giorno delle comunicazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’auspicio della vigilia, espresso in particolare dalle opposizioni, era quello di una intesa per una risoluzione comune, così da restituire l’immagine di una Italia compatta sulla questione mediorientale nei mesi che verranno dopo gli attentati di Hamas di sabato e la potente reazione di Israele.

L’intesa però non c’è stata. Il Partito democratico aveva apprezzato le parole del ministro Tajani, che in aula aveva ribadito che “verificheremo che gli aiuti italiani” destinati alla Striscia di Gaza oggi sotto assedio “siano effettivamente utilizzati a fini umanitari e non per altri scopi”.

Un’apertura che secondo il responsabile Esteri del Pd Giuseppe Provenzano andava nell’ottica di un’intesa, al punto che aveva ribadito in fase di dibattito che “siamo ancora in tempo”. La maggioranza però, nella propria proposta di risoluzione, è rimasta ferma su un impegno giudicato troppo simile al tweet di ieri del commissario Ue, l’ungherese Vahrely, ovvero orientato allo stop agli aiuti: il Parlamento – si legge nella mozione Foti-Molinari-Barelli-Lupi – “impegna il governo ad agire per evitare che arrivino fondi a Hamas, attraverso canali istituzionali, organizzazioni internazionali o privati, che siano utilizzati per finanziare attacchi terroristici e incitare all’odio verso Israele”.

Sfumata l’intesa bipartisan, con la preoccupazione del Partito democratico, la trattativa si è spostata nel centrosinistra: la fumata bianca si è infine trovata su un testo che prevede l’impegno a lavorare per il ripristino delle forniture di elettricità, cibo e acqua da parte di Israele nella Striscia di Gaza, e soprattutto “per la de-escalation e per proteggere le popolazioni civili e per l’obiettivo dei due popoli due Stati”.

In aula, Tajani aveva ammesso che “il bilancio è pesantissimo e purtroppo destinato ad aggravarsi nei prossimi giorni. C’è purtroppo da attendersi un attacco via terra. La nostra diplomazia sta lavorando per una de-escalation”.

Ostaggi italo-israeliani

Da sabato mattina, ha spiegato il ministro, “abbiamo dato subito priorità agli italiani in Israele, stiamo operando incessantemente. Gli italiani residenti in Israele sono 18mila, circa mille con doppio passaporto sono arruolati per il servizio di leva, a Gaza ci sono 10 italiani di cui una bambina di due anni.

Purtroppo non abbiamo ancora notizie dei coniugi italo-israeliani ancora dispersi, probabilmente presi in ostaggio: faremo il possibile per trovarli e portarli in salvo. Riteniamo siano circa mille i viaggiatori temporanei presenti in Israele, stamani ne sono partiti 200 con voli militari, 180 dovrebbero partire oggi pomeriggio con un volo Neos, stiamo lavorando per rimpatriarli tutti”.

Tajani sottolinea che “in questa folle spirale di violenza c’è ovviamente un solo responsabile, l’attacco di Hamas è un gravissimo atto di aggressione che va condannata senza alcuna ambiguità: Israele è una nazione sovrana che ha il diritto di vivere in pace e in sicurezza. Auspico che dal Parlamento arrivi un messaggio chiaro in tal senso”.

Al momento però l’ipotesi di una mozione unitaria si è rallentata, perché manca l’accordo sugli aiuti umanitari: sul punto, Tajani spiega che “ci sono state dichiarazioni contradditorie: per quanto riguarda gli aiuti italiani, verificheremo che siano effettivamente utilizzati a fini umanitari e non per altri scopi”.

(Redazione/9colonne)

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