Meloni agli ambasciatori: “Siete le bandiere d’Italia nel mondo”

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento alla XV Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori presso la Farnesina
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento alla XV Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori presso la Farnesina. (Ufficio stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA. – L’Italia protagonista senza subalternità sulla scena internazionale dove gli ambasciatori, “bandiere” del nostro Paese, sono “portatori di un’identità che è sempre la base di qualsiasi possibile dialogo”. Concludendo alla Farnesina la due giorni della XV Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori, Giorgia Meloni ha ribadito le linee guida del suo governo dalla forte impronta identitaria, saldamente ancorato nel “campo di gioco dell’Occidente” ma sempre aperto a costruire ponti di cui i diplomatici italiani sono uno dei pilastri.

Non si tratta di giocare una partita “contro il resto del mondo” ma di essere consapevoli che “ci troviamo di fronte a sfide enormi ed è necessario utilizzare al meglio le nostre risorse, gli strumenti della politica estera, della diplomazia, della sicurezza”, ha scandito Meloni, ricordando che “siamo di fronte alla missione di difendere il sistema che abbiamo creato dalle macerie della Seconda guerra mondiale” muovendoci all’interno di Unione europea, Nato, Onu, che sono “i capisaldi della politica estera italiana, nei quali l’Italia intende giocare un ruolo da protagonista”.

E per il quale serve “un’azione corale”, ha ribadito il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani insistendo sul fatto che “i valori culturali e la nostra identità sono un punto di forza della nostra politica estera” che è mirata a “costruire ponti, dialogare sapendo di avere alle spalle un Paese che non vuole essere rassegnato” e “vuole mettere a sistema tutte le sue risorse”.

Uno scenario in rapido mutamento, è la riflessione di Meloni, in cui le certezze acquisite, dai benefici della globalizzazione alla pace in Europa, si stanno sgretolando. E di fronte al quale se c’è molto da ripensare c’è anche spazio per un’azione di primo piano dell’Italia. Per esempio ai “fini della pace nel conflitto ucraino”, ha spiegato la premier, ribadendo una posizione in continuità con il governo Draghi : “Se vuoi costringere due attori in campo a sedersi al tavolo delle trattative, la prima regola deve essere che ci sia equilibrio fra le forze in campo”.

E, rendendo omaggio alla resistenza di Kiev, ha ricordato le condizioni in cui la gente vive e combatte: “Per capire come stanno gli ucraini, chiederei a tutti gli italiani di spegnere un’ora al giorno tutta l’energia di cui dispongono”, ha incalzato Meloni. Ma la guerra non è la sola sfida.

In primo piano, nel discorso del presidente del Consiglio di fronte ai diplomatici, l’analisi amara di vecchi errori di prospettiva: “Ci siamo resi conto delle troppe dipendenze, dell’errore strategico in termini sovranità di rinunciare ad alcune catene del valore, della dipendenza energetica dalla Russia, e probabilmente ci accorgiamo dell’eccessiva dipendenza in termini di sicurezza dagli Stati Uniti. E ci accorgiamo di come non sarebbe intelligente uscire dalla dipendenza dalla Russia favorendo una dipendenza dalla Cina. Un altro errore che si rischia di fare”.

L’alternativa, è “tornare a produrre energia diversificando”, ha sottolineato, rivendicando che sulla battaglia per il price cap l’Italia “è stata la capofila e ha portato a casa un importante risultato”. Ma Meloni guarda già alle sfide del 2023, alla riforma del “patto di stabilità e crescita, nel senso di una maggior crescita”. Una crescita che va supportata anche con la valorizzazione delle nostre risorse, del made in Italy, facendo leva sulla “diplomazia economica” perché “spesso è mancata una strategia industriale e di sviluppo, su cosa è l’Italia nel mercato della globalizzazione”.

“Quando si muove un’azienda si sta muovendo l’Italia”, ha riassunto la premier, mentre il segretario generale della Farnesina Ettore Francesco Sequi ha sottolineato l’importanza di mettere gli ambasciatori “nelle migliori condizioni, con risorse adeguate, per lavorare per gli italiani di oggi e di domani, nell’interesse della nazione”.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)

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