Coronavirus in Italia: record terapie intensive. Mini lockdown

Tecnici ed infermieri al lavoro per allestire nuovi posti nei reparti di terapia intensiva dell'ospedale modulare Covid dell'Ospedale del Mare e Napoli
Tecnici ed infermieri al lavoro per allestire nuovi posti nei reparti di terapia intensiva dell'ospedale modulare Covid dell'Ospedale del Mare e Napoli 20 ottobre 2020 ANSA / CIRO FUSCO

ROMA. – La curva continua a salire e adesso i numeri che spiccano non sono più soltanto quelli dei 21.994 nuovi casi, che considerando i 174.398 tamponi eseguiti indicano ancora un rapporto del 12.6%, ancora molto alto: dai dati del ministero della Salute emerge che i 127 nuovi ricoveri nelle unità di terapia intensiva segnano purtroppo un numero mai visto finora in questa seconda ondata.

Alto anche il numero dei decessi, aumentati di 221 unità in 24 ore. Le cifre indicano con chiarezza “l’aumento marcato dei casi” che si sta osservando nelle ultime settimane, come ha detto il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, nella conferenza stampa organizzata dallo stesso ministero, tornata oggi a essere un appuntamento settimanale.

Lo stesso Rezza ha osservato che i mini lockdown possono essere un’opzione per riuscire a contenere l’epidemia. “L’incidenza di Covid-19 sta crescendo e il Paese è coinvolto in tutte le sue regioni, in alcune delle quali l’incidenza è aumentata più che altrove”, ha osservato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, per il quale il tracciamento rischia di non essere più disponibile, mentre il principale sindacato italiano dei medici ospedalieri, Anaao Assomed, lancia un allarme sulla mancanza dei medici necessari per affrontare con successo l’epidemia.

“I 127 ricoveri in terapia intensiva hanno segnato l’incremento in assoluto più alto della seconda ondata”, ha rilevato il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina Facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche”. Per questi ricoveri , ha aggiunto, si osserva “un tempo di raddoppio di dieci giorni, mentre per i decessi è di sette giorni” Una settimana dopo l’altra raddoppiano anche i casi e questo, secondo Sestili, significherebbe superare un incremento di 30.000 fra sette giorni.

“Potrebbe esserci comunque un rallentamento, dovuto al fatto che ogni crescita esponenziale finisce per rallentare da sola per un insieme di cause, come un minor numero di persone suscettibili, le abitudini delle persone, lo scegliere di stare di più in casa”. Bisognerà anche vedere, ha aggiunto, “che cosa accade con la capacità di fare tamponi, lo capiremo piano piano dalla letalità, come è accaduto nella prima ondata”.

Attualmente l’indice di letalità della malattia da nuovo coronavirus è di 1,25, vale a dire che muore di Covid-19 una persona ogni 80 casi positivi, a distanza di una settimana. A proposito del tracciamento, per Brusaferro le risorse fanno fatica a sostenerlo e di conseguenza bisogna ricorrere alla mitigazione, ossia a misure in grado di contenere la curva.

A questo proposito, secondo Rezza dei mini lockdown, che riguardino singole zone, sono “un’opzione da prendere in considerazione, quasi un automatismo”. Quello che emerge con chiarezza è che e famiglie sono attualmente i contesti nei quali il virus corre più velocemente, anche se” trasporti e scuole hanno un ruolo, ma difficile da capire”.

Proprio all’interno delle famiglie, inoltre, si spiegherebbe come mai stiano aumentando i casi negli anziani, se la tendenza emersa dalla fine settembre indicava la maggiore diffusione dei casi fra i giovani. Anche alla luce di questa tendenza, per Brusaferro una delle preoccupazioni maggiori è la “progressione continua nei ricoveri” e “la sfida è riuscire a gestire l’epidemia garantendo assistenza agli altri bisogni di salute, che continuano a esserci”.

Sebbene per Rezza i ricoveri nelle terapie intensive siano “ancora sotto il livello di guardia”, i medici dell’Anaoo Assomed sono preoccupati e osservano che “mancano ben 4.000 medici, ossia 2.000 rianimatori e altri 2.000 tra infettivologi, pneumologi, internisti. Oltre a 7.000 infermieri”.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)

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