Pensioni: il governo rischia lo ‘strappo’

ROMA – Scartata l’ipotesi di varare nel Cdm straordinario convocato a palazzo Chigi alle 18 le misure chieste dall’Europa a causa del veto posto da Umberto Bossi sulle pensioni, Silvio Berlusconi ripiega su una soluzione di compromesso nella speranza che la Lega apra almeno all’ipotesi di un impegno a modificare l’attuale sistema pensionistico. L’obiettivo è quello di presentarsi ai partner europei se non altro con l’impegno a varare una serie di misure tra le quali, appunto, anche quella ‘strutturale’ delle pensioni.


E’ stata una giornata lunga e difficile per il capo del governo che prima di salire al Quirinale riceve Giulio Tremonti. Il ministro dell’Economia, raccontano fonti della maggioranza, si fa scudo con il niet del Senatur sulle pensioni: senza il via libera della Lega non si può far nulla, argomenta. Berlusconi capisce che il Professore non lo aiuterà nella trattativa con il Carroccio. Sale al Quirinale preoccupato e incerto sulle sorti del governo. A Giorgio Napolitano dice che farà di tutto per convincere Bossi sul fronte delle pensioni e riferisce quanto avvenuto al Vertice Ue: le richieste di procedere con la riforma del mercato del lavoro, con le privatizzazioni, le dismissioni e le liberalizzazioni.


Quando torna a palazzo Grazioli incontra di nuovo Giulio Tremonti. Ma la situazione non cambia. Intanto i vertici della Lega, dopo essersi riuniti a via Bellerio, volano a Roma. Raccontano che Roberto Maroni sia il più possibilista sulla riforma delle pensioni, accarezzando l’idea di riproporre quello scalone che da ministro del Welfare tentò di introdurre anni fa. Bossi e il ‘cerchio magico’ invece, non ne vogliono sentire parlare, pur dicendosi disposti ad ascoltare le proposte che intende fare Berlusconi. L’incontro fra il Cavaliere e il Senatur a palazzo Chigi, prima che inizi il Cdm, è piuttosto animato. Berlusconi ripete più volte che senza intesa il rischio è di andare tutti al voto. Ma la minaccia di elezioni anticipate non fa breccia nel Senatur che entra in Cdm determinato a mantenere il suo veto. Il capo del governo sà che convincere Bossi durante il Cdm è inutile e si limita quindi a ripercorre a beneficio dei ministri quanto avvenuto Bruxelles.

Sottolinea che nessuna altra maggioranza sarebbe in grado di portare a termine le riforme necessarie al Paese e critica duramente le opposizioni che a suo dire sanno solo criticare. Sulle pensioni si limita a spiegare che si sta ‘’ragionando’’ con il Carroccio e ripete quali sono le richieste di Bruxelles: liberalizzazioni, privatizzazioni e riforma del mercato del lavoro oltre che del sistema pensionistico.

E’ Gianni Letta ad assumersi l’incarico di dire che l’Europa vuole l’adozione immediata di queste misure e non promesse generiche. Ma Giulio Tremonti, che parla dopo il sottosegretario, resta sul generico senza schierarsi sulla necessità impellente di varare il pacchetto. Nel giro di tavolo nessun leghista si azzarda a prendere la parola, segno che tutti vogliono rimanere allineati con il Senatur. E’ quest’ultimo a far capire che la Lega non intendere cedere, ma senza chiudere la porta al dialogo.Il Cdm si chiude senza decisioni. E così anche la cena a palazzo Chigi in cui Berlusconi torna a riunirsi con i vertici del Carroccio.