La rabbia di Berlusconi: «Zitto solo per responsabilità»

ROMA – A manovra appena varata alla Camera, Silvio Berlusconi si toglie un macigno dalla scarpa.


– Mi si attribuisce un silenzio inspiegabile in questi giorni. E’ molto chiaro invece che le cose recentemente accadute che mi hanno riguardato da vicino sono tali che se dicessi quello che penso davvero ciò non coinciderebbe con gli interessi del Paese in questo momento di attacchi internazionali. Il mio senso di responsabilità mi ha quindi impedito di dichiarare quello che penso.


Altro che premier ‘desaparecido’, dimezzato, latitante, appannato. Berlusconi tira fuori la rabbia e fa sapere a tutti – fautori di governi tecnici, ideologi di esecutivi delle larghe intese, aspiranti premier di maggioranza e di opposizione, fans di Mario Monti a Palazzo Chigi – che il suo governo andrà avanti, rafforzato dall’ennesima fiducia su una manovra varata in tempi da record, rendendo ”l’Italia più forte”. E nei primi giorni della settimana il Cavaliere ha intenzione di salire al Quirinale, dando anche al Capo dello Stato la misura di una totale determinazione ad andare avanti, a partire dal primo atto del rimpasto con l’urgente sostituzione di Angelino Alfano a via Arenula.


L’unico ‘scivolone’ che il premier ammette è quello fatto nottetempo in bagno battendo la testa, come racconta ai parlamentari del Pdl in Aula, spiegando che ciò lo costringe ad anticipare il rientro a Milano (e in volo con lui c’è anche Umberto Bossi) per una Tac. Per il resto nessun ‘mea culpa’, nessun rimprovero da fare a sè stesso, nessuna autocritica.


– Ho lavorato con grandissima intensità per l’unica cosa essenziale in queste due settimane: varare la manovra – rivendica anzi il Cavaliere-. Ho letto che il governo non si muove. Ma noi abbiamo preparato la manovra, l’abbiamo adottata in Consiglio dei ministri, abbiamo ottenuto la firma di Napolitano, l’abbiamo presentata in Parlamento, l’abbiamo discussa con l’opposizione e votata con 34 voti di maggioranza. Insomma, abbiamo fatto la cosa più importante che c’era da fare.


E le opposizioni, che accusano ”ora si devono ricredere”. Eppure il premier – nelle decine di conversazioni avute ieri, incluso il vertice con Tremonti e Bossi – ha ammesso che non è questa la manovra che lui avrebbe voluto.


– Non sono stato affatto assente o latitante – racconta ai deputati del Pdl – Mi vogliono dipingere così, ma io invece in questi giorni ho studiato tutte le carte, ho lavorato per il bene degli italiani: mi piacerebbe tanto dare loro quello che ho promesso, un alleggerimento della pressione fiscale, ma il momento è difficile e adesso non è possibile. Restano infatti incognite legate alla crisi e restano i problemi ereditati dal passato e che impediscono alla nostra economia un andamento in linea con gli altri Paesi europei.


Ed e’ proprio per evitare di uscire dagli argini, di vanificare lo sforzo fatto con il suo silenzio ”di responsabilià” che il Cavaliere si limita a leggere una dichiarazione calibrata parola per parola, ricacciando indietro ogni eccesso. Ma il messaggio che Berlusconi manda a piu’ indirizzi, è che non mollerà la presa senza prima aver fatto riforme che reputa essenziali, come quella del fisco e della giustizia.


– Nei prossimi due anni bisogna procedere con le riforme per l’economia – detta l’agenda – con l’auspicio che ciò possa avvenire con lo stesso clima politico che abbiamo saputo fare prevalere in un momento di emergenza come questo.


Ricomparso sulla scena politica dopo esserne stato lontano da giorni Berlusconi – ”amareggiato per la sofferenza che il Lodo Mondadori causa ai suoi familiari ed alle sue aziende”, riferisce chi gli ha parlato – detta intanto la linea sul ‘caso Papa’. Il Cavaliere concorda con il diretto interessato l’autosospensione dal gruppo del Pdl, ma poi esorta i suoi:


– Noi non facciamo processi in aula, sosteniamo il non arresto. La magistratura andrà avanti ma chi e’ parlamentare deve mantenere il suo incarico. Votare a favore dell’arresto di deputati sarebbe un precedente pericolosissimo.