Giappone, Fukushima: reattore N.2 radioattivo. Fusione parziale del ‘nocciolo’

TOKYO – La radioattività dell’acqua al reattore n.2 della centrale di Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l’Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si e’ resa necessaria l’evacuazione immediata dei tecnici al lavoro.


Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all’Agenzia che l’acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è di 1.000 millisievert/ora. L’emergenza contaminazione sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era il programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempie ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare quando lo iodio è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all’impianto di Fukushima.


I dati resi noti oggi dall’Autorità giapponese per la sicurezza nucleare industriale (Nisa) confermano che nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima 1 è avvenuta la parziale fusione del nocciolo. Le misure, fornite per la prima volta dalla Nisa, si riferiscono all’acqua confinata nel circuito interno di raffreddamento del reattore, isolata perciò dall’ambiente esterno. Esperti italiani in contatto con la Nisa spiegano che in condizioni normali i livelli di radioattività dell’acqua di raffreddamento di un reattore nucleare sono molto più bassi e contengono azoto radioattivo e trizio.


In questo caso i valori sono più elevati per la presenza di altri radionuclidi, che confermano ulteriormente la parziale fusione del nocciolo, già rilevata nei giorni scorsi. Per eseguire le misure è stato necessario ”estrarre” un campione di acqua dal circuito interno di raffreddamento del reattore. Il personale che ha svolto questa operazione è stato fatto evacuare immediatamente, come prevedono le regole per la sicurezza, per ridurre al minimo i tempi di esposizione e quindi l’accumulo di radiazioni nell’organismo.