Celebrazioni Unità d’Italia, Bossi: “La Lega assente? Ci sono io”

ROMA – A Montecitorio è il momento della celebrazione per i 150 dell’Unità d’Italia e gli occhi sono puntati sugli esponenti del Carroccio dopo le polemiche sulle loro diserzioni ai festeggiamenti. Il leader della Lega Umberto Bossi prima di entrare in Aula liquida i cronisti con un secco:
– Io ci sono.

Segue la battuta di Sebastiano Fogliato (Lega):
– Sono qui in rappresentanza del partito, in qualità di vice presidente della Lega, non fate polemiche…
Presenti alla Camera Roberto Maroni e i sottosegretari Michelino Davico e Sonia Viale. Un mistero la presenza di Roberto Calderoli che si è fatto vedere per accompagnare nell’emiciclo il leader e poi si è mimetizzato lontano dai banchi del governo.

Bossi, seduto accanto a Silvio Berlusconi, ha seguito le parole del Capo dello Stato sottolineando la condivisione a modo suo, battendo il pugno sul tavolo. Altre volte, non ha nascosto una certa impazienza, tambureggiando con le dita (si parlava di valorizzazione del Sud) o, mentre Napolitano elogiava quella risorgimentale come “un’impresa straordinaria”, sfogliando distrattamente la brochure storica curata dalla Camera.

Prima ancora durante l’esecuzione dell’Inno nazionale Bossi ha aspettato qualche istante prima di alzarsi seguendo l’esempio dei suoi colleghi in segno di rispetto alle note di Mameli. Ma al termine dell’intervento di Napolitano, il Senatur ha approvato:
– l Presidente ha fatto un buon discorso.

E mentre il capo dello Stato preferisce non commentare con i giornalisti la scarsa presenza del Carroccio (“Pochi leghisti? Non ho fatto il conto, chieda a loro”, ha detto), Calderoli di fronte alla pressione delle domande sceglie il silenzio. Il ministro della Semplificazione, in giacca e cravatta entrambe verdi, guarda in alto il soffitto quando gli si fa notare che la Lega era il gruppo percentualmente più assente fra tutti i partiti. Il silenzio si interrompe solo per una battuta:
– Cinque leghisti? Non sapete neanche contar.

E anche ieri non sono mancate le polemiche sulla scelta dei leghisti legata alle celebrazioni. Mentre torna sull’argomento Anna Finocchiaro (Pd) che trova “inaccettabile e irresponsabile l’atteggiamento dei ministri della Lega”, Piero Fassino, candidato sindaco a Torino per il centrosinistra, sottolinea che “chi si isola si esclude dalla comunità nazionale, peraltro con un atteggiamento irrispettoso verso cittadini e istituzioni”.

Secondo Fassino “è diritto di ciascuno avere proprie opinioni ma quando si è eletti nelle istituzioni si ha il dovere di rispettarle e rappresentare tutti i cittadini”. Ieri mattina centinaia di persone hanno affollato con bandierine tricolori piazza Castello a Torino per la cerimonia dell’alzabandiera che ha dato il via ufficiale ai festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Più morbida la posizione del governatore Roberto Formigoni di fronte alla decisione presa dai leghisti lombardi di non aver assistito alla cerimonia dell’alza bandiera e all’esecuzione dell’inno di Mameli sul piazzale del Pirellone:
– Siamo in uno Stato libero e indipendente. I nostri avi hanno combattutto per questo e quindi rispettiamo le posizioni di tutti.

Per il presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni, la celebrazione deliberata da Formigoni “sa un po’ di ventennio”. L’esponente della Lega aggiunge:
– Non voglio polemizzare con Formigoni, ma questa cerimonia sa molto di demagogia. Decidere l’alza bandiera mentre io incontravo i cittadini in aula mi è sembrata un’altra provocazione che qualcuno poteva risparmiars.