Battisti, Lula dice no. Napolitano: «Tanta amarezza»

BRASILIA – Il Governo brasiliano considera «impertinente in particolare nel riferimento personale a Lula» la nota diffusa ieri dal Governo italiano circa il caso Battisti. Lo ha sottolineato il ministro degli esteri brasiliano, Celso Amorim, leggendo una nota ufficiale del governo brasiliano che annuancia il no ufficiale all’estradizione di Battisti. Amorim ha aggiunto di non ritenere che il presidente Lula si metterà in contatto con le autorità italiane. A una domanda se considera che le decisioni di Brasilia su Battisti possano pregiudicare i rapporti con l’ Italia, Amorim ha risposto «non credo». Amorim ha incontrato la stampa leggendo la nota del governo nella sede della presidenza della Repubblica Cesare Battisti resterà in Brasile come immigrante, non come rifugiato o come esiliato politico. E al Supremo Tribunale Federale non spetta più prendere decisioni sul caso ma solo emettere il documento di scarcerazione. Lo ha riferito oggi un portavoce del governo a Brasilia citato dalla stampa brasiliana. – Spetterà ora al Stf emettere l’ordine di scarcerazione di Battisti, detenuto nel penitenziario della Papuda a Brasilia – ha detto ancora la fonte -. La decisione del Supremo può essere monocratica, firmata dal suo presidente Cezar Peluso, o del plenario. Se Peluso opta per la riunione del plenario, la liberazione avrà luogo solo in febbraio, perche il Stf adesso é in pausa estiva. Ma la decisione monocratica invece può essere firmata in qualsiasi momento. Dal momento che il Supremo Tribunale Federale ha invertito all’inizio del 2009 la sentenza di rifugiato emessa dall’allora ministro della giustizia Tarso Genro, la decisione del presidente Luiz Inacio Lula da Silva si limita a non concedere la sua estradizione in Italia. Per questo l’ex terrorista si trasformerà in immigrante in Brasile e ha bisogno si presentare una richiesta di visto presso il ministero del lavoro. Avendo Lula deciso per la sua permanenza nel paese, la concessione del visto è praticamente automatica. A partire dalla concessione di questo visto, Battisti potrà richiedere la carta d’identità, il permesso di lavoro e il passaporto brasiliano. Potrà anche andare all’estero quando lo desidera. La Farnesina si appresta a richiamare a Roma l’ambasciatore d’Italia in Brasile, Gherardo La Francesca per consultazioni. Lo si è appreso dalla Farnesina. «Il Ministro Frattini ha deciso di richiamare a Roma l’ambasciatore la Francesca per consultazioni volte a definire il percorso dell’azione giudiziaria del governo italiano in difesa delle proprie legittime aspettative basate sul Trattato bilaterale di estradizione e sulla sentenza del Tribunale Supremo brasiliano». E’ quanto si legge in un comunicato della Farnesina sul caso Battisti. – La repubblica italiana, con il dovuto rispetto alle istituzioni brasiliane, farà ricorso al Supremo Tribunale Federale contro la pratica di un atto evidentemente illegale ed abusivo – Lo ha detto oggi l’avvocato brasiliano del governo italiano, Nabor Bulhoes, all’Agencia Brasil. L’avvocato ha spiegato che «nel contesto in cui il Supremo Tribunale Federale ha respinto il rifugio e ha concesso l’estradizione, lo stesso ha competenza costituzionale, che è privatamente sua, mentre restava solo al presidente Lula di rispettare il trattato di estradizione bilaterale». Secondo Bulhoes il trattato deve essere rispettato perché «internamente al Brasile è una legge federale speciale, e internazionalmente è fonte di diritto internazionale». «Caro Presidente Lula, in nome della nostra personale amicizia, oltre che dell’amicizia tra i nostri due Paesi, Le scrivo per manifestarle stupore e profondo rammarico dinanzi alla decisione del Ministro della Giustizia Tarso Genro di concedere lo status di rifugiato politico al terrorista Cesare Battisti». Cosi’ il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esordisce nella lettera inviata al presidente del Brasile Lula. «Battisti- prosegue il Capo dello Stato nella missiva resa nota dal Quirinale – fu condannato all’ergastolo in Italia perchè giudicato colpevole, tra gli altri delitti, di ben quattro omicidi commessi, nel 1978 e 1979 per finalità di terrorismo. Evaso dall’Italia nel 1981, trovò rifugio in Francia e poi fuggì in Brasile per sottrarsi alla esecuzione del provvedimento delle autorità francesi che ne avevano concesso la estradizione. La ricostruzione degli anni del terrorismo in Italia come emerge nel testo della decisione del Ministro della Giustizia, appare inaccettabile. Nel provvedimento con cui il Ministro ha attribuito a Battisti lo status di rifugiato non vengono in alcun modo presi in considerazione il sangue versato e il dolore delle famiglie delle vittime (due appartenenti alle Forze di Polizia, un macellaio e un gioielliere). Eppure la Costituzione della Repubblica Federativa del Brasile considera delitti particolarmente gravi quelli di terrorismo e l’azione di gruppi armati, civili o militari, contro l’ordine costituzionale e lo Stato democratico. Per di più, il Ministro ha messo in dubbio il rispetto da parte della nostra legislazione penale dei principi fondamentali della civiltà giuridica. Riaffermo con forza che, anche negli anni più cruenti del terrorismo, la legislazione italiana ha sempre pienamente rispettato le garanzie dei diritti dei singoli individui. Non a caso anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, cui Battisti si era rivolto, ha affermato – con decisione del 12 dicembre 2006- che i giudizi cui Battisti era stato sottoposto in Italia si erano svolti nella rigorosa osservanza dei principi del giusto processo. Né in quei giudizi si era data applicazione ad alcuna legge emergenziale della quale il Ministro – pur erroneamente e senza poterlo dimostrare – assume il carattere persecutorio. I giudizi a carico di Battisti seguirono le regole comuni; così come seguiranno le regole comuni del nostro ordinamento le fasi di esecuzione della pena. La Costituzione italiana afferma infatti il principio del carattere non punitivo ma riabilitativo della pena e, a tal fine, il sistema giudiziario e penitenziario italiano prevede istituti flessibili e modalità appropriate per accompagnare gradualmente il condannato -anche se per fatti di terrorismo- nel processo di riabilitazione, pur nel caso in cui gli sia stata inflitta la pena dell’ergastolo. Sono questi i principi a cui si ispira la richiesta di estradizione da parte dell’Italia. La concessione dello status di rifugiato politico a Battisti contrasta con le Convenzioni internazionali che definiscono le condizioni per il riconoscimento di tale status e implica un giudizio di valore inaccettabilmente negativo sull’ordinamento costituzionale e giuridico italiano, ignorando i diritti che esso assicura ai condannati in Italia. E’ sorprendente che una decisione del genere provenga da un Paese come il Brasile che ha ben conosciuto in anni recenti il carattere proprio di una dittatura soffrendo la negazione di ogni liberta’. Gli oppositori di quella dittatura trovarono d’altronde rifugio e amichevole protezione anche in Italia. Non si possono equiparare i terroristi che si sono macchiati di crimini gravissimi contro singoli cittadini e contro lo Stato democratico, a coloro che in ben diverse situazioni hanno legittimamente lottato contro la dittatura. Non è accettabile che crimini come quelli commessi da Cesare Battisti -prosegue Napolitano – siano dimenticati o peggio ancora assolti in considerazione di una loro indefinita e inesistente ”natura politica». La grave decisione con cui il Ministro della Giustizia ha accolto il ricorso del Battisti ha determinato una profonda emozione e un’ondata di sdegno in tutte le forze politiche italiane. Caro Presidente, questa mia lettera è dettata dalla memoria sempre vivissima dei rischi per la democrazia repubblicana e delle sofferenze per centinaia e centinaia di famiglie che gli anni del terrorismo – specie di quello ispirato da una sedicente sinistra rivoluzionaria – rappresentarono per l’Italia (Le accludo una pubblicazione da me personalmente curata per ricordare le vittime del terrorismo ”di destra” e ”di sinistra”). Confido nella Sua comprensione per le considerazioni che ho voluto personalmente esporLe”.