L’Agcom diffida Tg1, richiamati Tg4 e Studio Aperto

ROMA – L’Autorità per le comunicazioni impartisce una diffida al Tg1 dopo aver registrato un ”forte squilibrio” nei tempi dedicati alla maggioranza e al governo. Inoltre richiama il Tg4 e Studio Aperto. Lo comunica l’Agcom in una nota.


La Commissione Servizi e Prodotti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha esaminato ieri i dati relativi al monitoraggio per il periodo luglio-agosto- settembre 2010 riscontrando ”un forte squilibrio nel tempo dedicato da alcuni telegiornali (Tg1, Tg4, Studio Aperto) a favore della maggioranza e del Governo”. Dunque ”la Commissione ha pertanto deliberato di impartire una diffida al Tg1 e un richiamo al Tg4 e a Studio Aperto”. ”Qualora tale squilibrio perdurasse verranno adottati ulteriori provvedimenti”, conclude la nota.


“Il Tg1 non rispetta neanche le regole formali”: lo sostiene Paolo Gentiloni, responsabile comunicazioni del Partito Democratico che aggiunge “la diffida di Agcom conferma che, anche sul piano formale, il Tg1 è ormai diventato una voce della maggioranza, e anche tra le più faziose”. Secondo Gentiloni “l’accostamento al Tg4 e a Studio Aperto parla da sè”, prosegue il responsabile comunicazioni del Pd: “La testata che aveva sempre rappresentato la voce dell’informazione istituzionale è stata ridotta alla stregua di un organo militante e di parte”. “Un danno immenso – conclude l’esponente Pd – per la Rai e per i tanti professionisti di qualità che ci lavorano”.


Per Daniele Capezzone, portavoce Pdl, “le reazioni strumentali del Pd rispetto alla pronuncia dell’Agcom sul Tg1 fanno pensare che i dirigenti di quel partito siano appena arrivati sulla Terra dalla Luna o da Marte, o quanto meno che siano improvvisamente vittime di un’amnesia che impedisce a lor signori di ricordare i lustri in cui il Tg1 era clamorosamente schiacciato a sinistra, con tanto di firme di punta di quel telegiornale poi transitate nelle liste elettorali della sinistra”. “Augusto Minzolini ha avuto il coraggio di rompere una cappa di conformismo. Che oggi lo attacchino forze e ambienti che hanno lottizzato in lungo e in largo – continua Capezzone -, è un fatto che dà la misura dell’ipocrisia e del doppiopesismo in cui viviamo”.


Commenta così il consigliere d’amministrazione della Rai, Nino Rizzo Nervo, a proposito della diffida dell’Autorità: “Potrei con una battuta dire che l’allievo ha superato il maestro visto che il Tg1 ha ricevuto dall’Agcom una ‘diffidà e il TG4 solo un ‘richiamo’, ma la decisione adottata dall’Autorità per le comunicazioni deve essere presa molto sul serio perchè conferma quanto ho più volte denunciato in consiglio di amministrazione senza ottenere alcun riscontro da parte del direttore generale”. “Adesso ‘il forte squilibrio a favore della maggioranza e di governòo’ – aggiunge il consigliere – è formalmente certificato dall’organismo di garanzia. Spero che il consiglio di amministrazione cominci finalmente a preoccuparsi e ad affrontare con serietà il ‘caso TG1’ anche perchè si tratta del secondo provvedimento nei confronti del telegiornale diretto da Minzolini: ricordo che già in occasione delle elezioni regionali era stata inflitta un’ammenda di 100 mila euro con la stessa motivazione. Adesso Masi deve darmi ragione: smetta di pensare ossessivamente a Michele Santoro, che non ha ricevuto neanche un ‘richiamo’ nella passata stagione di Anno Zero, nonostante i tentativi di condizionare l’Agcom, e si occupi invece con serenità ma con fermezza di come Minzolini fa informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo”.


“Dopo le nostre ripetute denunce finalmente l’Agcom batte un colpo e si accorge del clamoroso squilibrio del Tg1 e delle reti Mediaset a favore della maggioranza e del governo”. Lo afferma il capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione di Vigilanza Rai, Pancho Pardi. “Si tratta del secondo richiamo in pochi mesi dopo un’ammenda rifilata già una volta al tg di Minzolini per la violazione della par condicio in campagna elettorale – aggiunge Pardi -. Vedremo se Masi comincerà finalmente a garantire una informazione equilibrata o continuerà, come ha fatto in questi due anni, a spegnere le poche voci libere che resistono in Rai. Certo, se la risposta alla diffida dell’Agcom è la querela di Berlusconi per diffamazione a Report, vuol dire che abbiamo fatto proprio bene a denunciare, nei giorni scorsi, la gravissima situazione dell’informazione italiana al Relatore Speciale dell’Onu per la promozione e protezione della libertà d’espressione e alla Rappresentante dell’Osce per la Libertà dei Media. È del tutto ovvio che alla nostra solidarietà a Milena Gabanelli e la sua redazione uniremo il nostro sostegno con iniziative parlamentari”.


Per l’on. Giorgio Merlo, Pd, Vice Presidente Commissione Vigilanza Rai, “la diffida al Tg1 e i richiami a due Tg privati annunciati dall’Agcom confermano i dubbi e le proteste che da tempo avanziamo nei confronti del principale Tg del servizio pubblico. E questo lo diciamo anche a difesa di tutti quei professionisti che lavorano per quell’importante testata. Non c’è, quindi, soltanto la faziosità di alcune note trasmissioni di approfondimento giornalistico ma anche, purtroppo, il non sufficiente equilibrio del principale Tg della Rai. Attendiamo, su questo versante, che anche i vertici dell’azienda battano un colpo”.

TG1


Minzolini: “Non mi risulta”

ROMA – “Dai dati che ho disposizione, non risulta questa disparità di trattamento che rileva l’AgCom. Rai e Autorità dovrebbero mettersi per prima cosa d’accordo sui dati da utilizzare”. Lo afferma il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, in merito alla diffida decisa dall’Agcom nei confronti della testata della Rai. “I dati dell’Osservatorio di Pavia, che abbiamo a disposizione – fa sapere Minzolini – vedono ad agosto l’istituzionale al 4,5%, il governo al 34,9%, la maggioranza al 28,7% e l’opposizione al 29,1%. A settembre l’istituzionale è al 13,7%, il governo al 36,5%, la maggioranza al 21,5% e l’opposizione al 25,6%. Come si vede i dati sono sostanzialmente in linea con la divisione 30 al governo, 30 alla maggioranza, 30 all’opposizione. E bisogna considerare che Fli è conteggiato nella maggioranza. Questa discordanza di dati è già una stranezza”.

“In secondo luogo – prosegue il direttore del Tg1 – nell’ultimo periodo le vicende politiche hanno riguardato prevalentemente la maggioranza e il governo ed il criterio di notiziabilità va comunque considerato. Infine, in estate il governo resta presente, mentre i politici vanno in vacanza e c’è un problema di reperibilità. Io ad esempio non ho potuto realizzare uno speciale Tg1 ad agosto sulla crisi della maggioranza perchè non siamo riusciti a raccogliere voci sufficienti per chiudere i servizi”.

TG4


Fede: “Non accetto rimproveri”

ROMA – “Anche se più che il richiamo dell’Agcom sento il richiamo della foresta, risponderò che ho sempre agito nel rispetto delle regole dell’equilibro ma sopratutto dell’onestà professionale. La norma della quale sono più rispettoso è quella della deontologia”. Così il direttore del Tg4, Emilio Fede, commenta il richiamo ricevuto dal suo tg. “Dopo 50 anni di giornalismo ai miei livelli – dice Fede – non c’è agenzia che mi possa venire a dire come devo fare il mio mestiere. Rispondo alla mia coscienza non a quella di Agcom, che è un parlamentino politico dove prevalgono anche scelte ideologiche. Nel mio tg prevalgono le scelte professionali, giornalistiche. Io so come si fa giornalismo, loro no”, conclude il direttore del Tg4.

STUDIO APERTO


Toti: “Lo impone la cronaca politica”

ROMA – “Sarebbe opportuno tenere sempre presente oltre al mero dato numerico anche le priorità giornalistiche imposte dalla cronaca politica”. Lo sottolinea il direttore di Studio Aperto, Giovanni Toti, commentando il richiamo ricevuto dall’Agcom. “A me -sottolinea il direttore – non sembra che Studio Aperto sia squilibrato. Non ho visto i dati di Agcom. Qualora fosse vero, riequilibremo. Ma il nostro tg mi sembra sostanzialmente equidistante. E’ normale che in un momento in cui al centro del dibattito politico c’è la maggioranza e la tenuta del governo, dalla nascita di Fli al dibattito sulla fiducia, dalla legge di stabilità al Cdm con i cinque punti programmatici, è facile parlare molto di questo e dare voce ad esponenti di maggioranza e governo”, conclude Toti.