CARACAS – Si è celebrata ieri
Fortunatamente non tutti sono andati incontro a destini così tragici e continuano a coltivare con passione la loro opera. Ad esempio Don Giorgio Bissoni, che sul Corriere Cesenate, intervistato da Barbara Baronio, racconta i suoi 40 anni di missione in America Latina, dove ha vissuto in quattro diverse realtà diocesane, formando 7 nuovi sacerdoti e seguendo le anime di parrocchie con addirittura 50mila abitanti.
Il sacerdote racconta gli anni in Colombia, un “mondo conosciuto all’inizio solo attraverso i libri”, dove arrivò nel ’68.
– Era il momento dei grandi ideali sui quali si stava definendo un nuovo assetto mondiale. Davanti a tale quadro abbiamo ritenuto indispensabile condividere la vita con la gente che incontravamo e buttarci nell’ambito educativo. Così abbiamo fondato un collegio.
Il parroco racconta poi la sua esperienza in Venezuela, dove risiede dal 1977.
– Dopo
La parrocchia della Playa, come racconta Don Bissoni, “conta 40mila abitanti, in buona parte cattolici”. Parocchiani che “si limitano al battesimo e non accedono agli altri sacramenti” perchè “il matrimonio non è sentito né dal punto vista civile né da quello religioso e si prediligono le cosiddette unioni naturali. Per intenderci in un anno celebrerò al massimo 15 matrimoni”.
Stimolare la comunità, stare con la gente, impegnarsi nella pastorale sono i primi obbiettivi di un missionario, ma don Giorgio per la sua parrocchia di Playa Grande ha anche in progetto la realizzazione della casa della Carità.
– Gli ‘ultimi’ in Venezuela sono tanti – spiega don Giorgio -. Hanno bisogno di sostegno nella malattia, non hanno una casa, un’educazione. Inoltre ci sono tanti disabili dalla nascita, forse per il dilagare dell’alcol. Il nostro obiettivo è quello di far nascere un luogo, un punto di riferimento e d’accoglienza aperto solo durante la giornata in cui chi vive per strada o è in difficoltà possa trovare un piccolo aiuto. Non abbiamo la pretesa di risolvere i problemi, ma per ora vogliamo offrire un percorso educativo e formativo e un luogo sicuro dove è bandita la solitudine.
La struttura sarà coordinata dall’Avsi che grazie ai suoi volontari attiverà i progetti e ne garantirà il funzionamento.
Riguardo ad un suo definitivo rientro don Giorgio sorride:
– Prima o poi non escludo di ritornare a Cesena per restare. Dopotutto quando si sono avviate le opere, è bene lasciare spazio e non dare fastidio!.