MO, l’esercito israeliano contesta i numeri ONU della distruzione a Gaza

Foto di hosny salah da Pixabay

MADRID. – “Guerra di numeri” tra l’esercito israeliano e l’agenzia di analisi satellitare delle Nazioni Unite Unosat sull’entità della distruzione subita dalle strutture abitative della Striscia di Gaza in seguito allo scoppio della guerra tra lo Stato ebraico e Hamas. Tsahal ha infatti replicato alla recente analisi di Unosat secondo la quale più di 137.000 edifici sarebbero stati probabilmente colpiti, ovvero il 55% delle abitazioni dell’enclave.

Il rapporto di questa organizzazione si basa su una serie di immagini satellitari la cui interpretazione adesso viene però contestata dall’IDF secondo cui – come si legge sul media Ynet – “solo” il 16% degli edifici “fissi” nella Striscia sono stati distrutti dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023, fino al mese scorso. Secondo questi dati, l’IDF avrebbe infatti distrutto il 36% degli edifici “temporanei” nelle sue operazioni offensive nella Striscia di Gaza, come capannoni, prefabbricati, magazzini e tendoni agricoli che sarebbero stati utilizzati come rifugio dagli uomini di Hamas.

“In cifre assolute – si legge nell’analisi dell’esercito con la Stella di David – si tratta di 35.952 strutture permanenti che l’IDF ha distrutto nella Striscia di Gaza e 84.276 strutture temporanee che sono state distrutte secondo i dati dell’esercito, a seguito della mappatura digitale aerea”.

Da questa si evincerebbe che “alla vigilia della guerra c’erano 453.188 edifici nella Striscia di Gaza, 235.427 dei quali temporanei e il resto edifici permanenti, comprese case, edifici residenziali ed edifici governativi e commerciali”.

Secondo le stesse fonti israeliane, sul fronte della distruzione delle strutture della Striscia “non dovrebbero esserci cambiamenti significativi in futuro, poiché si prevede che l’IDF finirà” in tempi non lunghi “la massiccia attività che ha lasciato come parte della seconda fase di lotta contro Hamas – nell’area della città di Rafah. Successivamente, anche a Rafah, l’esercito passerà alla fase di raid ripetuti, che comprenderanno anche danni agli edifici utilizzati dai terroristi o che mettono in pericolo le forze armate, ma su scala minore rispetto a quanto fatto finora”.

Viene infine sottolineato che “le cifre dell’IDF sono significativamente inferiori a quelle di vari organismi, tra cui l’ONU e i media stranieri, che hanno pubblicato cifre più alte di decine di punti percentuali. All’inizio di questo mese, ad esempio, in un dettagliato rapporto dell’ONU basato sull’analisi delle immagini satellitari e citato dai media internazionali, è stato affermato che più della metà degli edifici permanenti nella Striscia di Gaza sono stati distrutti dall’IDF nel corso di mesi di combattimenti, in modo tale da non poter essere riutilizzati.

Un singolo proiettile o un piccolo missile che abbia danneggiato l’edificio, ma che non lo abbia messo fuori uso, non è stato incluso in questi dati né nei dati dell’IDF, che si riferiscono alla distruzione totale, ovvero all’abbattimento di un edificio fino alle fondamenta o a danni significativi come la distruzione delle scale e dei muri degli edifici in modo tale da mettere in pericolo chiunque vi soggiorni”.

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