Ue, Meloni: “Da voto messaggio chiaro. Non faccio inciuci”

Camera dei Deputati, 26/06/2024 - Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rende le Comunicazioni alla Camera dei Deputati in vista del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. (Ufficio Stampa)

MADRID. – ”Mi auguro che si possa agire con compattezza, e fare gioco di squadra per assicurare che la nostra Nazione sia rappresentata al meglio negli incarichi di vertice dell’Unione europea. Dobbiamo cioè lavorare per vederci riconosciuto ciò che spetta all’Italia come Nazione, non al governo, non a questo o a quel partito, ma alla Nazione. Non sempre quel peso ci è stato adeguatamente riconosciuto in passato, ma il messaggio che i cittadini ci hanno consegnato con il voto è un messaggio chiaro, e non intendo farlo cadere nel vuoto”. 

Si chiude così il discorso del premier Giorgia Meloni alle Camere, in vista del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, che potrebbe essere l’occasione per arrivare alla nomina dei vertici apicali dell’Ue.  

“Se c’è un dato indiscutibile che è emerso da questa tornata elettorale è la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo in molte delle grandi Nazioni europee, che sono anche, molto spesso, le forze che hanno impresso le politiche dell’Unione di questi anni” afferma Meloni, rivendicando che “solo l’Italia, tra le grandi Nazioni europee, ha un dato positivo con quasi il 53% degli eletti che è espressione delle forze di governo”. 

Ma, denuncia il premier, “c’è anche chi sostiene che i cittadini non siano abbastanza maturi per prendere determinate decisioni e che l’oligarchia sia la sola forma accettabile di democrazia, ma io non sono di questo avviso. Ho combattuto questo principio surreale in Italia, e intendo combatterlo anche in Europa”.    

“Non mi pare sia emersa finora la volontà di tenere conto di ciò che i cittadini hanno detto nelle urne” rileva ancora Meloni, aggiungendo di considerare “surreale che nella prima riunione, seppure informale, del Consiglio europeo successiva alle elezioni, alcuni si presentassero direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali, frutto delle interlocuzioni tra alcuni partiti, senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto”.  

Meloni ricorda come gli incarichi apicali siano stati “normalmente affidati tenendo in considerazione i gruppi con la dimensione maggiore”: in questo senso, evidenzia in replica dopo il dibattito come i conservatori costituiscano il terzo gruppo, non i liberali.  Ma, denuncia il premier, “la logica del consenso, su cui si sono sempre basate gran parte delle decisioni europee, viene scavalcata dalla logica dei caminetti nei quali alcuni pretendono di decidere per tutti, sia per quelli che sono della parte politica avversa, sia per quelli di Nazioni considerate troppo piccole per essere degne di sedersi ai tavoli che contano. Una sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea, che a nome del governo italiano ho apertamente contestato e che non intendo accettare”. 

Secondo il premier, “l’errore che si sta per compiere, con l’imposizione di questa logica, e di una maggioranza, tra l’altro, fragile e destinata probabilmente ad avere difficoltà nel corso della legislatura europea, è un errore importante”. Poi, l’assicurazione ribadita in aula: “Non faccio inciuci con la sinistra, il patto di stabilità non può essere considerato tale”.   

Un passaggio del suo discorso Meloni l’ha inoltre dedicato a Satnam Singh, il 31 bracciante indiano morto in provincia di Latina, parlando di “una morte orribile e disumana per il modo orribile in cui si è verificata ma ancora di più per l’atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro: questa è l’Italia peggiore, quella che lucra sulla disperazione dei migranti e sulla piaga dell’immigrazione senza regole: la vergogna del caporalato è lungi dall’essere sconfitta nonostante gli sforzi compiuti dai governi di diverso colore, ma non intendiamo smettere di combatterla”.  

All’attacco le opposizioni, nelle dichiarazioni  di voto in aula: “E’ un bel dilemma per una sedicente patriota – afferma il leader M5S Giuseppe Conte – Meloni incoerente o ininfluente? Meloni che si ritrova seduta tra i due vicepremier, Tajani che i caminetti li ha fatti e Salvini che li ha contrastati in ogni modo: come fate a dialogare?”. 

“L’abbiamo vista – aggiunge Conte – cambiare idea in ogni modo, ormai nessuno si stupirebbe di una nuova clamorosa incoerenza: presidente Meloni vada in Europa con forza e determinazione, vada a prendersi un posto di prestigio nella commissione europea, perché questo spetta di diritto all’Italia che è la terza economia europea. Magari questa volta non affidiamolo a un parente o a un sodale di partito ma a una persona competente”.   

“Ho sentito da Meloni che non vuole fare inciuci. Non si preoccupi, questa sinistra non sarà mai disponibile – replica la segretaria del Pd Elly Schlein  – Se nel Parlamento europeo, dove la democrazia conta, i socialisti hanno più deputati di voi non vi lamentate se ci opponiamo a qualsiasi alleanza con voi e i vostri alleati che non credono nell’Unione europea”.

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