Dal pizzo ai mercati virtuali, mafia ormai cyber

Immagine di DC Studio su Freepik

MADRID. – Dal pizzo al ransomware, dalle piazze di spaccio ai mercati virtuali: le mafie stanno sempre più espandendo le loro attività criminali nel mondo digitale, avendo compreso le grandi opportunità offerte dal progresso tecnologico. La nuova frontiera è il cyberspace, dove una criminalità organizzata sempre più ibrida agisce ormai in modo strutturato, strategico e coordinato.

Dopo il primo rapporto dedicato all’utilizzo dei social media da parte delle mafie, la Fondazione Magna Grecia ha realizzato un secondo studio che fornisce una panoramica del cyber organized crime, ovvero della trasposizione digitale delle organizzazioni criminali in ambiti che fino a qualche anno fa sembravano inimmaginabili. Ne emerge uno scenario di rischio concreto sul fronte economico, su quello del diritto e su quello della tenuta democratica, tanto più preoccupante se si considera la vulnerabilità informatica di imprese e Pubblica amministrazione.

A confermarlo anche il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, per il quale “le organizzazioni criminali considerano ormai il vecchio pizzo come qualcosa di superato, perfino la camorra aveva creato una banca online che riciclava miliardi di dollari, con sedi anche in Lituania e Lettonia.

Il riciclaggio ammontava a più di tre miliardi e mezzo di euro, di cui solo due sono stati sequestrati, ma nelle banche sequestrate abbiamo scovato tecnologie che la nostra Polizia giudiziaria nemmeno si sogna”. E secondo Gratteri tra l’altro “nelle azioni di contrasto alle mafie, l’Italia è rimasta indietro rispetto a Paesi come Germania, Olanda e Belgio che ora devono aiutarci”.

Gratteri tra l’altro si schiera anche contro possibili limitazioni all’uso di intercettazioni: “Oggi un telefonino è più potente del computer che ha consentito all’uomo di atterrare sulla Luna e possiamo ordinare sul dark web due tonnellate di cocaina comodamente dal salotto, e sento dire che bisogna tornare ai pedinamenti: rabbrividisco e mi arrabbio”.

Conferma Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia: “Dimentichiamo coppola e lupara, chiunque abbia in mano un telefonino, non necessariamente un criptofonino, sa benissimo che esistono piazze di spaccio virtuali, che su canali di messaggistica si vede e si compra la merce pagandola in bitcoin o con metodi diversi su altre piattaforme. Ecco perché vanno messe in campo rapidamente politiche e legislazioni capaci di dare agli inquirenti gli strumenti per contrastare questa nuova realtà criminale”.

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