Medio Oriente: colloqui di tregua in corso, ma ancora nessuna decisione

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MADRID. – Anche oggi si sono susseguite notizie di speranza sul raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza a fredde smentite, che hanno riportato l’orizzonte del conflitto in corso alla cruda realtà dell’ultimo bilancio delle vittime della crisi divampata dal 7 ottobre: più di 37.164 palestinesi uccisi e 84.832 rimasti feriti stando al ministero della Salute palestinese, gestito da Hamas. Inoltre, 298 soldati israeliani sono stati uccisi durante le operazioni di terra dall’inizio delle ostilità.

A raffreddare le aspettative del raggiungimento di un accordo, seppur temporaneo, tra le parti, sono stati nella tarda mattinata i mediatori di Qatar ed Egitto i quali hanno specificato di non aver ricevuto risposte formali da Hamas o da Israele sulla proposta di cessate il fuoco sostenuta dalle Nazioni Unite, proposta sulla quale in mattinata sembrava essere giunto il disco verde di Hamas tanto da far esprimere la propria soddisfazione al segretario di Stato americano Antony Blinken.

Viene in ogni caso sottolineato che “Sono in corso colloqui tra i mediatori e Israele e Hamas in coordinamento con gli Stati Uniti”, ma al momento non si parla comunque di risultati concreti di tali abboccamenti. È comunque un dato di fatto che il premier israeliano Benjamin Netanyahu potrebbe avere ancora difficoltà a convincere il suo governo ad accettare qualsiasi accordo.

Lo dimostra anche il fatto che il ministro delle finanze di estrema destra Bezalel Smotrich ha dichiarato che si opporrà a qualsiasi accordo, definendolo un “suicidio collettivo” e affermando che il rilascio dei detenuti palestinesi porterebbe “all’omicidio degli ebrei”.

Da parte sua, un funzionario israeliano che ha però chiesto l’anonimato ha affermato che lo Stato ebraico “non metterà fine alla guerra prima di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi – eliminare le capacità militari e civili di Hamas, restituire tutte le sue forze i nostri ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele”. “La proposta presentata consente a Israele di soddisfare queste condizioni, e lo farà”, ha affermato il funzionario.

Rilascio degli ostaggi

Il piano in questione prevede un primo scambio di anziani, malati o donne in ostaggio con i detenuti palestinesi detenuti da Israele durante un cessate il fuoco iniziale di sei settimane. Ciò si tradurrebbe in una fine permanente delle ostilità e nel rilascio di tutti gli ostaggi in una seconda fase che verrebbe negoziata dalle due parti e dai mediatori statunitensi, del Qatar e dell’Egitto. Una terza fase comporterebbe un importante sforzo di ricostruzione.

Intanto, gli Stati Uniti hanno reso noto lo stanziamento di ulteriori 404 milioni di dollari in aiuti umanitari per sostenere i civili palestinesi a Gaza, nella Cisgiordania occupata da Israele e nella regione, portando, l’assistenza totale degli Stati Uniti a più di 674 milioni di dollari negli ultimi otto mesi.

In una nota, il dipartimento di stato americano ha dichiarato che “in quanto maggiore donatore umanitario al popolo palestinese, riconosciamo l’urgente bisogno di maggiore assistenza per raggiungere i civili, date le terribili condizioni umanitarie, e invitiamo tutti i donatori a sostenere le operazioni salvavita per i palestinesi a Gaza e nella regione. Esortiamo gli altri donatori a contribuire alla risposta umanitaria a Gaza e nella regione, ad aumentare il sostegno alle persone colpite dal conflitto e a lavorare insieme per trovare soluzioni durature alla crisi”.

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