Lollobrigida, Signorelli si dimette: “Lascio per la mia famiglia e per il Governo”

Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida durante la sosta a Madrid.

ROMA. – “Non mi riconosco in quel periodo e non frequento da anni la curva della Lazio. Lascio per la mia famiglia e per il governo”. Paolo Signorelli annuncia in un’intervista al Foglio le sue dimissioni da capo ufficio stampa del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Venerdì scorso Signorelli si era autosospeso dall’incarico con effetto immediato “in attesa di chiarire la vicenda”, dopo quanto emerso dall’inchiesta sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, capo ultrà della Lazio e trafficante di droga ucciso a Roma il 7 agosto 2019: in particolare, a sollevare scalpore era stata una conversazione su Whatsapp tra Signorelli e “Diabolik”, riportata da Repubblica, contenente frasi antisemite e apprezzamenti per i neofascisti.

“Non voglio fare assolutamente la vittima, ma è giusto per tutti che ora mi faccia da parte”, ha spiegato Signorelli al Foglio, aggiungendo: “Era un’altra fase della mia vita, quello era un altro Paolo: sono notizie che parlano di un tempo lontano a cui non faccio riferimento e in cui non mi riconosco in alcun modo”.

“Questa bufera – conclude – mi impedisce di continuare a fare il mio lavoro: così ho rassegnato le dimissioni che il ministro ha accettato. Lo ringrazio per la vicinanza alla mia famiglia e la conferma della stima nei miei confronti. Ringrazio Giorgia Meloni, Arianna e tutti coloro i quali ho avuto il piacere di lavorare”.

“Non ho sentito una parola sui gulag o sui Khmer rossi” commenta il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, a margine di un convegno, rispondendo ai giornalisti che lo interpellavano sul caso Signorelli.

Lollobrigida: “Attraverso lui si voleva colpire il Governo”

“L’odio, la penna e la matita. Paolo Signorelli, per come l’ho conosciuto, è un padre di famiglia che ama sua moglie e i suoi piccoli. È incensurato e ha due lauree. Lavora con dedizione e professionalità. Mai l’ho sentito, in questi mesi, dire una cosa fuori dalle righe. I suoi colleghi giornalisti ne hanno sempre parlato bene e, magari ora solo privatamente, continuano a farlo. Certamente le cose che ho letto nelle chat sono ingiustificabili ma il contesto nelle quali sono state dette è molto più complesso di come è stato raccontato.

Si tratta, comunque del suo passato che appare, a chi conosce il Paolo di oggi, molto più lontano dei soli anni che lo separano da quanto riportato dal quotidiano il giorno della chiusura della campagna elettorale. Ci si può trovare in situazioni terribili senza saperlo e volerlo per il contesto in cui sei cresciuto o lavori. Specie se un altro Paolo Signorelli è tuo nonno e non lo potevi certo scegliere…”.

Così in un lungo post su Facebook il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aggiungendo: “Importante però dovrebbe essere non aver commesso crimini e aver avuto il coraggio di voltare pagina. Ma non è sempre così”. “Paolo si è dimesso – continua Lollobrigida – per non alimentare ulteriormente il tritacarne nel quale era finito. Persino nelle chat della scuola dei suoi figli… perché ha chiaro che attraverso lui si voleva colpire il Governo… perché la serenità della sua famiglia non è sacrificabile. È stato un ottimo capoufficio stampa e mancherà molto ai suoi attuali colleghi”.

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