MADRID. – Si è tenuta oggi, presso la Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati, l’audizione di Maria Chiara Prodi, Segretaria Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), nell’ambito dell’esame del disegno di legge sulla revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all’estero. Nel suo intervento, Prodi ha posto l’accento su cittadinanza, voto all’estero, rientro e soprattutto sulla necessità di un rapporto più strutturato tra lo Stato e le comunità italiane nel mondo.
“Questa è un’occasione per stimolare una continuità negli scambi tra Parlamento e CGIE – ha esordito – perché il Consiglio generale rappresenta le comunità italiane all’estero presso gli organismi che attuano le politiche. È nostro auspicio e dovere fare questo”. Prodi ha ricordato che oltre il 10% della popolazione italiana vive fuori dai confini nazionali e che le ricadute delle riforme legislative (in particolare in tema di cittadinanza) sono “profondamente sentite e spesso sottovalutate”.
“Il tema della cittadinanza ha generato spaesamento – ha affermato Prodi -, una parola che abbiamo scelto per descrivere lo stato d’animo di chi, da un giorno all’altro, ha visto modificarsi il senso della cittadinanza italiana, non solo per chi voleva fare domanda, ma anche per chi ne era già titolare e voleva, ad esempio, registrare un figlio nato all’estero”.
Prodi ha riferito dei recenti incontri istituzionali avvenuti nell’ambito dell’assemblea plenaria del CGIE, che si è tenuta la settimana scorsa a Roma: “Abbiamo incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Sottosegretario agli Affari Esteri Giorgio Silli. Tutti hanno mostrato disponibilità ad ascoltare il nostro messaggio”.
Dal CGIE, ricorda la segretaria generale, sono arrivate proposte legislative puntuali, tra cui: “Eliminare i limiti alla trasmissione della cittadinanza italiana per i residenti all’estero già in possesso della cittadinanza; rimuovere le restrizioni per chi ha anche un’altra cittadinanza; eliminare qualsiasi termine massimo per il riacquisto da parte di chi l’ha perduta prima della legge attuale; riconoscere la cittadinanza agli italo-discendenti che dimostrino un legame culturale e linguistico con l’Italia; consentire la presentazione della richiesta a chi era già in lista d’attesa al 27 marzo 2025; richiedere trasparenza e dati statistici aggiornati sui riconoscimenti e sulle tariffe consolare”.
“La cittadinanza non può essere solo una procedura: deve essere consapevole – ha dichiarato -. Un legame culturale e linguistico dà senso all’adesione alla nostra comunità civile”. Al centro dell’audizione anche il rapporto tra cittadini italiani all’estero e Stato, spesso “rallentato da ostacoli pratici”: secondo Prodi “la relazione è difficile, tesa. C’è un problema anagrafico e organizzativo irrisolto. Qualsiasi decisione burocratica dovrebbe essere preceduta da certezze”.
Prodi ha inoltre criticato l’approccio troppo centralistico del testo in esame: “La centralizzazione allontana il cittadino dallo Stato e disperde un patrimonio prezioso, costruito dai consolati e dalle comunità locali. Serve più sussidiarietà”. Non è mancato un riferimento alla “mancanza di coinvolgimento formale” del CGIE. E ha concluso con un richiamo alla necessità di una visione d’insieme: “Ci manca un quadro strategico condiviso. Per questo siamo costretti a intervenire su ogni singolo passaggio, per colmare un vuoto. Il CGIE è stato istituito proprio per questo: per essere parte attiva, permanente e istituzionalmente riconosciuta del dialogo tra Stato e cittadini all’estero”.
(Redazione)