Vertice Nato, Trump minaccia la Spagna con ritorsioni commerciali. Sánchez: “Siamo sempre parte della soluzione”

Il presidente americano, Donald Trump


I paesi membri della Nato hanno  si sono impegnati a destinare ognuno il 5 per cento del proprio PIB  alla spesa militare: un totale, ogni anno, di oltre 900 miliardi di euro 


MADRID – Il presidente americano Donald Trump è partito da Washington per recarsi a L’Aia, a assistere al vertice della Nato, definendo la Spagna “un pericolo”. Ora ha lasciato L’Aia, per tornare a Washington, minacciando un incremento unilaterale e sostanziale dei dazi ai prodotti spagnoli, qualora il Governo del premier Sánchez insistesse nella sua posizione: destinare solo il 2,1 per cento del Prodotto Interno Lordo  alla spesa militare.

 “La Spagna è l’unico paese che non pagherà l’intero importo stabilito nel documento finale – ha detto il presidente Trump nel corso della conferenza stampa alla fine del Vertice -. Vogliono rimanere al 2 per cento, penso che sia terribile.

Ha quindi affermato categoricamente che non lo permetterà e ha minacciato il Paese con ritorsioni commerciali.

Dal canto suo, il presidente del Governo, Pedro Sánchez, ha confermato che la Spagna terrà fede agli impegni presi con la Nato e che rispetterà gli obiettivi fissati dall’organismo. Ma lo farà destinando alla spesa militare solo il 2,1 per cento del PIB. 

Il premier Pedro Sánchez

“È una somma sufficiente – ha affermato –. È compatibile con il nostro modello sociale”

Ha risposto, poi, al presidente nordamericano assicurando che “la Spagna è sempre la soluzione e mai parte del problema”

Nonostante tutto, Donald Trump torna a casa soddisfatto. I paesi membri della Nato hanno ceduto alle sue esigenze, e velate minacce, e con il pericolo dell’imperialismo russo alle porte, si sono impegnati a destinare ognuno il 5 per cento del proprio PIB  alla spesa militare: un totale, ogni anno, di oltre 900 miliardi di euro fino al 2030.

Il presidente americano, che ha imposto il suo criterio, pare si sia ritenuto soddisfatto d’aver disinnescato la mina vacante rappresentata dal premier Pedro Sánchez. Il capo del Governo spagnolo, che il presidente Trump ha definito “un problema”, considera esagerata una spesa militare che, nel caso della Spagna, dovrebbe passare da 33 miliardi di euro a quasi 90. Il condizionale è d’obbligo. Infatti, il premier Sánchez ha costretto i responsabili a redigere il documento, ad evitare determinati termini e  a dare alla “dichiarazione finale” la flessibilità che ha permesso che fosse firmato da tutti; la flessibilità che permetterà alla Spagna, nonostante tutto, di dedicare alla spesa per la difesa quel 2,1 per cento che ritiene sufficiente per raggiungere gli obiettivi militari.

Il presidente Trump torna a casa con la sicurezza che l’industria militare americana vedrà un incremento importante delle vendite. Le riviste specializzate del settore, e alcune istituzioni private, stimano che i paesi Nato acquistano fuori dall’Unione Europea, quasi l’80 per cento del materiale bellico. Di questo 80 per cento, spetta agli Stati Uniti oltre il 60 per cento.

Sebbene un incremento della spesa militare da 315 miliardi di euro ai 915 miliardi, almeno in teoria, dovrebbe promuovere un ambizioso piano industriale strategico europeo capace di rilanciare l’industria, creare centinaia di nuovi posti di lavoro e promuovere la ricerca scientifica e tecnologica militare applicabile comunque anche all’ambito civile; nella realtà ciò probabilmente non accadrà. L’amministrazione Trump ha già fatto sapere che la propria industria militare ha a disposizione tutto quanto hanno bisogno la Nato e l’Europa per la difesa: dai caccia F-16 ai carri blindati Bradley, dai missili ATACMS alle batterie antiaeree. A giovarsi  del 5 per cento del PIB che destinerà ogni membro della Nato alla difesa saranno quindi le industrie dell’Alabama, dell’Arizona, del Texas, dell’Ohio o della Pennsylvania.

Mark Rutte, segretario generale della Nato, dopo la firma dell’accordo ha assicurato che “le decisioni adottate rendono l’organismo più forte”.

“L’accordo – ha commentato Rutte – rappresenta una svolta nella nostra difesa collettiva. Ci consentirà di aumentare le nostre industrie della difesa per garantire una maggiore sicurezza e, a sua volta, creare nuovi posti di lavoro. Abbiamo anche ribadito il nostro fermo sostegno all’Ucraina. Tutto ciò è fondamentale e significa che, indipendentemente dalle sfide, questa alleanza è sempre pronta a reagire e garantire che i nostri cittadini possano continuare a vivere in pace e sicurezza”.

Dal canto suo, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha assicurato che “l’Europa farà la sua parte”. E ha attribuito la decisione presa dalle nazioni Nato alla minaccia russa.

“Lo stiamo vivendo da alcuni anni – ha detto -. La guerra russa in Europa ha motivato questa decisione. Ci permette di identificare questa minaccia duratura che mette a rischio i nostri confini”.

Redazione Madrid

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