Il presidente Sánchez ha annunciato che l’Esecutivo ha deciso la creazione di un “team” incaricato di gestire il partito verso il Comitato Federale
MADRID – “Non nasconderemo la corruzione che emerge in seno alle nostre file”. Lo ha assicurato il premier Pedro Sánchez nel corso della conferenza stampa dopo la riunione, durata oltre cinque ore, con l’Esecutivo del Psoe.
Nella seconda conferenza stampa in quattro giorni, il capo del Governo e segretario generale del partito socialdemocratico, ha ritrovato lo smalto che pareva aver smarrito nel precedente incontro con i giornalisti. È evidente che il “caso Koldo”, che vede coinvolti l’ex ministro José Luis Ábalos e l’ex segretario di Organizzazione, Santos Cerdán, ha creato una profonda breccia in seno ai socialisti. Per questa ragione, il premier ha confermato l’audit esterno e ha assicurato che i risultati, una volta ottenuti, saranno resi pubblici.
L’obiettivo è creare nuovamente un clima di fiducia in seno al partito e tra i suoi simpatizzanti. Il presidente Sánchez ha annunciato che l’Esecutivo ha deciso la creazione di un “team” incaricato di gestire il partito verso il Comitato Federale, che si terrà il 5 luglio. Responsabili della segreteria di Organizzazione, che dirigeva Santos Cerdán, saranno: Cristina Narbona, presidente del partito; Montse Minguez, deputata del PSC; Borja Cabezón, membro del Comitato Esecutivo Federale; e Ana María Fuente, gerente del partito.
“Non possiamo, non vogliamo e non saremo come il Partito Popolare o Vox – ha detto il premier che ha ammesso che il “Psoe non è perfetto” ma è “intransigente con i casi di corruzione”-. Non perseguiteremo i denuncianti, non perseguiteremo i giornalisti che fanno il loro lavoro. E non distruggeremo a martellate i computer”.
Il presidente Sánchez ha confermato che “riferirà in Parlamento”. Si è saputo che lo farà mercoledì 9 luglio, dopo il Comitato Esecutivo Federale che si riunirà il 5 luglio a Madrid.
Il capo dell’Esecutivo ha difeso la sua gestione in questi sette anni di governo. Ha commentato che il “caso Koldo” è l’unico caso di corruzione nel quale si è visto coinvolto il suo governo. Ha quindi assicurato la “massima collaborazione con la giustizia” e insistito che è suo dovere “essere al timone per affrontare la tempesta” e difendere il suo governo. Non ha negato di aver contemplato la possibilità di rassegnare le dimissioni. Ai giornalisti che gli chiedevano se avesse pensato in una mega-elezione, il premier Sánchez ha negato che ciò fosse nei suoi progetti. Al contrario, rassicurando indirettamente molti leader regionali che temevano una “super domenica elettorale”, ha commentato che saranno rispettate le date di scadenza.
“Sono stato a capo del governo sette anni – ha affermato -. Ho sempre rispettato gli ambiti di decisione e di scelta dei cittadini per eleggere i propri sindaci e presidenti”
Sánchez ha invitato il suo maggiore avversario, il partito Popolare, e Vox a presentare una mozione di sfiducia, qualora ritengano che il Governo non abbia più i sostegni sufficienti.
“Dobbiamo continuare e continueremo a governare – ha assicurato per poi sottolineare che consegnare il governo al Partito Popolare e a Vox sarebbe una “tremenda irresponsabilità”. Ha difeso la tesi che un governo di coalizione progressista, legittimato da 179 seggi, non deve rinunciare per un caso di presunta corruzione ancora in fase di indagine.
La risposta alla sfida lanciata dal presidente Sánchez è arrivata puntuale, come era nelle attese. Borja Sémper, portavoce dei popolari, ha accusato Sánchez di “insultare tutti, specialmente il Partito Popolare”. Ha escluso una mozione di sfiducia, definendola “una boccata d’ossigeno” per il “sanchismo”. A Genova 13 si ha coscienza che una mozione di sfiducia non avrebbe futuro. Mancano i voti necessari, nonostante i continui appelli del presidente dei popolari, Alberto Núñez Feijóo, ad aderire ad una sua iniziativa per obbligare il presidente Sánchez alle dimissioni.
Borja Semper ha commentato che “il governo ha perso il contatto con la realtà” e che ha scelto “un’agonia lenta”, un cammino “assai doloroso per il suo partito”.
Dopo la conferenza stampa, il presidente Sánchez ha sostenuto un lungo colloquio con la vicepresidente, Yolanda Díaz. La leader di Sumar, che ritiene “insufficienti” le spiegazioni del capo del Governo, nel corso dell’incontro con i giornalisti ha detto di aver proposto al premier di sopprimere l’immunità parlamentare, da un lato, e di legiferare per evitare che aziende accusate di corruzione possano accedere a contratti o appalti di enti pubblici.
Redazione Madrid