Cittadinanza agli italo-discendenti, la Camera approva il decreto: è legge


Con 137 voti favorevoli e molte critiche, il provvedimento ottiene il via libera definitivo. Le opposizioni denunciano un “tradimento” verso le comunità italiane nel mondo


MADRID. – Con 137 voti a favore, 83 contrari e due astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il decreto sulla cittadinanza per gli italo-discendenti. Il provvedimento, già approvato dal Senato, diventa così legge dello Stato. Ma non senza polemiche.

Il testo interviene in modo restrittivo sulle modalità di trasmissione della cittadinanza italiana per discendenza, introducendo vincoli temporali e requisiti più rigidi per le richieste da parte dei discendenti degli emigrati italiani. Una svolta che ha sollevato forti reazioni tra le forze di opposizione e, soprattutto, nelle comunità italiane all’estero.

Secondo il governo, la riforma era necessaria per mettere ordine in un sistema giudicato troppo generoso e disorganizzato, e per “rafforzare la sicurezza nazionale”. Ma per molti, questa giustificazione non regge.

Ricciardi (PD): “Spezza il legame con l’italianità nel mondo”
Tra le voci più critiche, quella del deputato del Partito Democratico Toni Ricciardi, che ha definito la legge “un fallimento politico”. “Questo decreto – ha detto in aula – rischia di spezzare il legame tra l’Italia e le sue comunità nel mondo. Dite ai discendenti degli emigrati che non potranno più essere italiani, che non trasmetteranno la cittadinanza ai loro figli. Diteglielo voi, se ne avete il coraggio”.

Ricciardi ha ricordato come l’emigrazione abbia plasmato l’identità nazionale e come molte zone del Paese abbiano oggi più iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani all’estero) che residenti effettivi. “Questo governo – ha aggiunto – preferisce spezzare il legame con le nostre radici, invece di rafforzarlo”.

Onori (Azione): “Rischio caos e contenziosi”
Anche Federica Onori, deputata di Azione eletta nella circoscrizione Estero-Europa, ha messo in guardia dai rischi applicativi della nuova legge: “Il testo è confuso e rischia di generare un’ondata di ricorsi nei tribunali. Almeno è stata accolta la nostra richiesta di promuovere campagne informative per gli italo-discendenti, ma resta il rischio di esclusione per chi non sarà tempestivamente informato”.

Porta (PD): un parere fortemente sfavorevole e contrario

Fabio Porta in Commissione Esteri si era scagliato duramente contro il decreto che considera un tradimento verso le comunità italiane all’estero. Considera che una materia così delicata avrebbe avuto bisogno di un iter diverso e di un maggiore coinvolgimento di tutti i rappresentanti all’estero e delle forze politiche. Il provvedimento ha detto, va contro gli interessi dell’Italia e non solo degli italiani all’estero”.

Una riforma nata da mesi di polemiche
Il decreto arriva al termine di un lungo dibattito politico iniziato già nel 2023, quando il governo aveva annunciato l’intenzione di “limitare gli abusi” nella trasmissione della cittadinanza per iure sanguinis. In particolare, si voleva evitare che milioni di persone in America Latina potessero ottenere la cittadinanza senza alcun legame reale con l’Italia. Tuttavia, i criteri introdotti sono stati giudicati troppo severi anche da molti italiani all’estero.

Ora la palla passa alle rappresentanze diplomatiche, ai comuni italiani e agli uffici consolari, chiamati ad applicare una norma che, per molti, rischia di cancellare una parte importante dell’identità italiana nel mondo.

(Redazione)

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