Cittadinanza italiana, il Senato approva il Decreto: stretta sulla trasmissione della cittadinanza per gli italiani all’estero

(Immagine di riferimento realizzata con l'IA)


Via libera al provvedimento che limita la trasmissione automatica della cittadinanza. Tajani: “È un diritto e un dovere”. Le opposizioni: “Colpo duro per le nostre comunità all’estero”


MADRID. – Il Senato ha approvato il Decreto legge sulla cittadinanza con 81 voti favorevoli e 37 contrari, dando il via libera a un provvedimento destinato a cambiare in modo significativo le regole per l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei discendenti di italiani nati all’estero. Il testo ora passerà alla Camera dei Deputati per la conversione definitiva in legge, attesa entro il 27 maggio.

Il decreto introduce criteri più restrittivi e selettivi: la cittadinanza non sarà più automatica per chi nasce all’estero da discendenti italiani, a meno che non si tratti di figli o nipoti di un cittadino italiano nato in Italia. In sostanza, la trasmissione automatica si fermerà alla seconda generazione. Per ottenere il riconoscimento della cittadinanza, sarà quindi necessario dimostrare un legame effettivo con l’Italia, non solo anagrafico ma anche culturale e civile.

Inoltre, i figli di italiani nati all’estero potranno diventare cittadini italiani in automatico solo se nati in Italia, oppure se, prima della nascita, uno dei genitori ha risieduto per almeno due anni continuativi nel nostro Paese.

Tajani: “La cittadinanza è un diritto, ma anche un dovere”

Tra i più convinti sostenitori della riforma c’è il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha difeso pubblicamente il provvedimento parlando di “una riforma pensata per restituire dignità e significato a un diritto che deve fondarsi su un legame autentico con l’Italia, non solo burocratico, ma culturale, civico e identitario”.

Tajani ha spiegato che “la cittadinanza è un diritto e insieme un dovere: deve essere un riconoscimento serio e consapevole, che si conferma attraverso l’impegno”. Il ministro ha inoltre sottolineato come la nuova normativa “non esclude, ma responsabilizza” e introduce “criteri più trasparenti e capaci di prevenire abusi”.

Tra le novità, anche un emendamento proposto dallo stesso Tajani che prevede la possibilità per gli italiani emigrati che in passato hanno dovuto rinunciare alla cittadinanza per motivi di lavoro nei Paesi di accoglienza, di riacquistarla. “Una misura attesa da tempo – ha commentato – che rafforza il legame con chi, pur vivendo all’estero, si sente ancora italiano”.

Il Decreto, secondo il ministro, si inserisce in un più ampio pacchetto di riforme a favore degli italiani all’estero, comprendente anche due disegni di legge volti a migliorare la funzionalità degli uffici consolari e a garantire la permanenza di un legame reale con il Paese d’origine.

Le critiche: “Così si spezza la catena dell’italianità”

Durissime le critiche arrivate dall’opposizione e da alcuni rappresentanti eletti all’estero. Il senatore Francesco Giacobbe (Pd), eletto nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, ha espresso in Aula una forte preoccupazione per gli effetti della riforma: “Questa legge spezzerà la catena di discendenza degli italiani all’estero, fermandola a una sola generazione. Con essa si estingueranno strutture sociali, scuole, centri culturali, tutto ciò che ha tenuto viva la nostra identità nel mondo”.

Giacobbe ha parlato di una “riforma burocratica fatta per fare cassa”, citando l’aumento del costo per il riacquisto della cittadinanza fino a 250 euro e l’incertezza sul regime fiscale per la trascrizione degli atti di nascita dei figli nati all’estero.

Nel suo intervento ha lanciato un appello: “Non criminalizzate la cittadinanza. Non criminalizzate gli italiani all’estero. La cittadinanza è identità, è appartenenza, è un ponte che ci unisce. Fermatevi prima che sia troppo tardi”.

Il senatore ha proposto due alternative concrete, in linea con le indicazioni del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE):

– per i minorenni, il criterio oggettivo dell’iscrizione all’AIRE dei genitori;

– per gli adulti, l’aggiunta alla discendenza del requisito di conoscenza della lingua e della cultura italiana, per una cittadinanza davvero consapevole.

Una riforma destinata a far discutere

Il Decreto legge sulla cittadinanza si inserisce in un contesto politico molto sensibile, dove si incrociano identità nazionale, migrazioni e rapporti con le comunità italiane nel mondo. Da una parte, il governo intende introdurre una visione più selettiva e razionale dell’accesso alla cittadinanza, legandola a un rapporto più diretto e attivo con l’Italia. Dall’altra, le opposizioni e le rappresentanze degli italiani all’estero temono una rottura del legame storico tra l’Italia e le sue numerose comunità nel mondo, molte delle quali si sentono parte integrante della nazione pur vivendo da generazioni fuori dai confini.

Il testo ora approda alla Camera, dove non si escludono ulteriori modifiche, ma la linea del governo sembra chiara: rafforzare l’identità italiana anche attraverso criteri più stringenti di cittadinanza.

Mentre la scadenza del 27 maggio si avvicina, il dibattito pubblico si fa sempre più acceso. Quel che è certo è che il Decreto sulla cittadinanza rappresenta  nella relazione tra l’Italia e i suoi milioni di figli nel mondo.

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