Borrell definisce “genocidio” e “pulizia etnica” i bombardamenti nella Striscia di Gaza

Il re Felipe VI e Josep Borrell


L’ex capo della diplomazia europea, che ha ricevuto il prestigioso “Premio Carlos V”, ha detto che l’Europa deve fare  il salto dal “pacifismo strutturale a un solido riarmo”


MADRID – Ha parlato di “genocidio” e di “pulizia etnica”. Josep Borrell, ex responsabile della diplomazia dell’Unione Europea dal 2019 al 2024, è stato assai critico e severo nei confronti di Israele. In occasione della “Giornata dell’Europa”, che si commemora ogni 9 maggio, Borrell ha ricevuto il prestigioso “Premio Carlos V”, per i suoi 50 anni dedicati alla politica, in Spagna e in seno all’Unione Europea.

Nel corso del suo intervento, di fronte a una platea composta da personalità del mondo diplomatico, politico, economico e culturale, Borrell si è riferito sia al conflitto in Ucraina, che chiama in causa in prima persona l’Unione Europea, sia all’eccidio che sta avvenendo nella Striscia di Gaza. È qui dove Israele sta compiendo un atroce sterminio di bambini, donne e anziani inermi. Nella Striscia di Gaza, oggi, si muore letteralmente di fame per la proibizione imposta da Israele ai camion con aiuti umanitari di entrare nel territorio dove si continua a bombardare indiscriminatamente ospedali, scuole e le poche case rimaste ancora in piedi. È stato proprio contro lo sterminio sistematico di palestinesi che Borrell ha alzato la voce.

Josep Borrell, ex capo della diplomazia dell’Unione Europea

L’ex capo della diplomazia dell’Unione Europea si è anche riferito alla sicurezza e alla stabilità dell’Europa che, ha detto, “sono minacciate”. Ha quindi avvertito che l’Europa deve fare necessariamente il salto dal “pacifismo strutturale a un solido riarmo”. Ha anche sottolineato che si deve lasciare alle spalle “l’atlantismo comodo” per rivendicare “la piena sovranità dell’Unione Europea”. Ha detto che l’amministrazione di Donald Trump ha messo in discussione la protezione e la sicurezza che l’Europa aveva delegato agli Stati Uniti.

Nel corso dell’intervento, che è stato ascoltato con enorme interesse dai capi delle missioni diplomati europee in Spagna, si è chiesto cosa farà l’Europa se “gli Stati Uniti negheranno l’aiuto dato fino ad oggi a Kiev”. Ha ammesso di non avere una risposta e riconosciuto che, per quanto inimmaginabile, “è uno scenario fattibile”. Ha quindi criticato le divisioni e i doppi standard dei Ventisette. A suo avviso, questa realtà potrebbe condannare l’UE all’irrilevanza internazionale.

Borrell è il quarto spagnolo che riceve il Premio Carlos V. Prima di lui lo hanno ricevuto Felipe González, nel 2000; Javier Solana, nel 2011, e Marcelino Oreja, nel 2017.

Secondo il re Felipe VI, intervenuto anch’egli nel corso della cerimonia di premiazione, Borrell ha lavorato “instancabilmente affinché l’Europa parlasse con una sola voce in tempi di enormi sfide”. Ha sottolineato che ha svolto un ruolo di grande importanza, trasformandosi nella “figura chiave” nello sviluppo di una vera politica estera europea e nella proiezione dell’UE come attore globale.

Il monarca ha ribadito l’importanza del progetto europeo, nato dopo due conflitti mondiali. Ha fatto sue le parole di Jacques Delors: “Reinventarlo costantemente in modo che rimanga vivo e forte”. E ha assicurato che “l’UE personifica i valori che rendono migliori gli esseri umani”.
All’evento hanno assistito la Prima Vicepresidente della Commissione Europea, Teresa Ribera; il ministro Óscar López; la presidente dell’Estremadura, María Guardiola; gli ex presidenti Felipe González e Mariano Rajoy, il corpo diplomatico e rappresentanti del mondo politico, culturale.

Redazione Madrid

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