Spagna, approvato il decreto-legge volto a contrastare la “guerra commerciale” di Trump

Il Parlamento spagnolo


Il piano approvato dal “Congreso de los Diputados”, prevede  una spesa di 14 miliardi e 100 milioni; denaro stanziato per mitigare gli effetti dell’incremento dei dazi imposti dalla Casa Bianca alle esportazioni dell’Unione Europea


MADRID – È stata una votazione preceduta da negoziati intensi. Ma, alla fine, il Governo ha ottenuto ciò che voleva: l’approvazione del decreto-legge orientato a rispondere alla “guerra commerciale” iniziata dal presidente nordamericano Donald Trump. In altre parole, lo strumento con il quale replicare all’incremento unilaterale dei dazi alle esportazioni dell’Unione Europea decisi dalla Casa Bianca.

Viste le recenti esperienze, l’approvazione del decreto-legge non era scontata. Tutto dipendeva da Podemos. Non gli si chiedeva il voto favorevole, ma almeno l’astensione. E così è stato. Il provvedimento presentato dal Governo ha ottenuto 176 voti a favore e 169 contrari. Quattro le astensioni, quelle dei deputati di Podemos. Il partito di Ione Belarra, che ha definito la decisione “astensione critica”, ha considerato fin dall’inizio la risposta “insufficiente”. E chiedeva fossero presi provvedimenti più severi. Ad esempio, espropriare i fondi speculativi statunitensi su immobili in Spagna.

Il piano approvato dal “Congreso de los Diputados”, prevede  una spesa di 14 miliardi e 100 milioni; denaro stanziato per mitigare gli effetti dell’incremento dei dazi imposti dalla Casa Bianca alle esportazioni dell’Unione Europea. I settori più colpiti: olio d’oliva, vino e automotive. Ora i produttori potranno aspirare a un pacchetto di aiuti, prestiti, incentivi e crediti Ico.

Prima della votazione, Carlos Cuerpo, ministro dell’Economia, definiva  l’iniziativa del Governo  “ambiziosa e in costruzione”; iniziativa sviluppata “a partire dal dialogo e dall’unità in un contesto internazionale di incertezza, volatilità e complessità”. Ha poi sottolineato che il provvedimento intende difendere i valori del “multilateralismo e del libero commercio”.

Il decreto-legge ha ottenuto un sostegno trasversale e, come nel caso dell’UPN, insospettabile. Infatti, il premier Sánchez, a suo tempo, ha definito l’UPN “la terminale dei “popolari” in Navarra. Nonostante la frammentazione evidente in Parlamento, la maggioranza continua ad essere stabile; una stabilità fragile e sempre sull’orlo del burrone. Infatti, ogni votazione, specialmente in questa legislatura, è una continua scommessa.
Le proposte del Governo sono state criticate dal portavoce del Partito Popolare che le ha definite “rattoppi minimi insufficienti e inefficaci”. 
Bravo ha anche respinto la richiesta di Junts che proponeva di destinare il 25 per cento di aiuti alle aziende catalane che già operano con gli Stati Uniti. Josep Maria Cruset, portavoce di Junts, ha anche chiestoaudizioni trimestrali al Ministero dell’Economia e incontri bilaterali mensili.

“Se si negozia con rigore e si rispettano le condizioni – ha affermato la portavoce del partito indipendentista conservatore catalano -, anche Junts rispetta”.

Sfumature diverse hanno caratterizzato il sostegno di Erc, EH Bildu, PNV, BNG, “Coalición Canarias”, e “Unión del Pueblo Navarro”, partner abituali del Governo. Erc, come Podemos, ha giudicato il provvedimento “incompleto” e “minimo”.

Il Partito Popolare e Vox hanno espresso un’opposizione categorica. Bravo, nel motivare il voto contro il provvedimento che contempla aiuti alle aziende che saranno danneggiate dalla “guerra commerciale”, ha criticato il Governo per non aver fatto suoi i suggerimenti che, ha sostenuto, rafforzerebbero la competitività.

Per il rappresentante di Vox, Jacobo González Robatto, il provvedimento “non risolve i problemi di fondo”.

La forma in cui si è arrivati all’approvazione del decreto-legge, volto a fronteggiare la svolta data dal presidente Trump alla politica commerciale nordamericana, mostra come le tensioni, nel quadro della normale dinamica dei negoziati, condizionino la politica in un momento assai delicato per gli equilibri internazionali.

Redazione Madrid

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