Spagna, il Governo Sánchez non acquisterà munizioni da Israele

Pedro Sánchez y Yolanda Díaz. Foto cortesia La Moncloa)


Il premier ha deciso di rescindere il contratto per l’acquisto di circa 15 milioni di proiettili per evitare la rottura del precario equilibrio della coalizione di governo 


MADRID – Il caso dell’acquisto delle munizioni illustra meglio di qualunque altro quanto sia difficile conservare gli equilibri e mantenere la coesione all’interno di una coalizione di governo in cui i partiti che la costituiscono sono di tendenze diverse, ma non opposte. 

Il presidente del Governo, Pedro Sánchez, ha ordinato di rescindere il contratto firmato con l’azienda israeliana “Guardian Defense & Homeland Security”, per la fornitura di 14 miliardi e  300 milioni di proiettili calibro 9 millimetri, per un ammontare di circa 6,6 milioni di euro. 

Il capo dell’Esecutivo si è visto obbligato a disautorizzare  il ministro degli Interni, Fernando Grande-Marlaska. Questi, fino all’ultimo, ha difeso la sua decisione, adducendo  motivi di carattere economici: rescindere il contratto implica dover pagare un risarcimento non indifferente.

È difficile capire la polemica se non la si pone in contesto. Ovvero, se non si prende in considerazione la forte polarizzazione che caratterizza oggi la politica spagnola, la grande attenzione rivolta al Medio Oriente e il genocidio in corso nella Striscia di Gaza. E poi, la decisione del Governo  del presidente Sánchez, di difendere le rivendicazioni della popolazione palestinese, incide notevolmente nelle dinamiche interne, nei complessi e delicati equilibri sui quali si regge la coalizione di governo e i principi etici.

La reazione dei soci del governo di coalizione è stata provocata dall’annuncio dell’acquisto di munizioni per la Guardia Civile. In tempi normali, la notizia dell’operazione commerciale sarebbe passata inosservata e, comunque, non avrebbe provocato la polemica odierna. Ma questi non sono tempi normali.

Il dibattito aperto dalla necessità di investire in difesa e sicurezza il 2 per cento del Prodotto Interno Lordo, come stabilito dall’Unione Europea, e la strage di innocenti  provocata dai raid dell’aviazione israeliana, i bombardamenti e le esplosioni di droni lungo la Striscia di Gaza, hanno contribuito a creare un clima assai teso nell’ambito politico.

Sumar ha messo in evidenza come l’operazione commerciale “fosse in contrasto con le posizioni di solidarietà e rispetto dei diritti umani che promuove la coalizione”. Contraddizione, questa, sottolineata in particolare dal portavoce di Izquierda Unida, Enrique Santiago, il quale ha ipotizzato anche che la scelta potrebbe portare a una rottura del fronte di governo.

In un principio, il Governo ha provato a sostenere la posizione del ministro Grande-Marlaska, che ricorreva a quanto sostenuto dall’Avvocatura dello Stato, che consigliava di procedere all’acquisto delle munizioni “per evitare possibili indennizzi in caso di rescissione del contratto”. Poi, però, ha ritenuto inopportuno un cambio di rotta, rispetto a quanto deciso dopo la reazione sproporzionata di Israele all’attacco di Hamas del 7 ottobre del 2023,  e soprattutto nocivo per i delicati equilibri che permettono alla coalizione di continuare a governare.
La Moncloa, con un comunicato, ha chiarito che dopo “aver esaurito tutte le vie negoziali, la presidenza del governo, la seconda vicepresidenza e i ministeri competenti hanno deciso di rescindere unilateralmente il contratto per l’acquisto di munizioni dalla società israeliana IMI Systems”

Ha poi assicurato che “il Consiglio per gli Investimenti a duplice uso negherà  a questa società il permesso di importare questo materiale nel nostro Paese per motivi di interesse generale e, subito dopo, il Ministero dell’Interno rescinderà il contratto”.

Ha quindi precisato che “i partiti della coalizione di governo progressista sono fermamente impegnati nella causa palestinese e nella pace in Medio Oriente. Per questo motivo, dal 7 ottobre 2023, la Spagna  non ha né acquistato né venduto armi ad aziende israeliane. Né lo farà in futuro. I processi di acquisto  che sono ancora aperti sono stati avviati prima di tale data…”

Il “caso delle munizioni” ha provocato reazioni diverse in seno alla sinistra a sinistra  del Psoe. Antonio Maílo, coordinatore federale di Izquierda Unida, ha sottolineato la necessità di un miglior coordinamento interno e di un monitoraggio più rigoroso delle future collaborazioni  con Israele. Javier Sánchez, di Podemos, è stato invece molto critico. Ha commentato che “non si tratta solo dell’acquisto di proiettili israeliani per 6 milioni di euro”, ipotizzando l’esistenza di contratti e operazioni formalizzati e sui quali il Governo non dice nulla”. Irene Montero, esponente di spicco di Podemos, ha contestato a Sánchez e al PSOE di portare la “Spagna in una guerra senza controllo democratico, compromettendo seriamente il benessere degli spagnoli”. 

Dal canto suo, il Partito Popolare ha criticato la decisione del presidente Sánchez e sostenuto che “i contatti tra Stati democratici devono essere rispettati”. Alberto Núñez Feijóo, presidente dei popolari,  ha anche insinuato che il Governo non pagherà eventuali indennizzi, e ha commentato che la decisione del premier sia dovuta a tensioni interne alla coalizione di governo.

(Redazione Madrid)

Lascia un commento