Referendum abrogativi, potranno votare anche gli italiani temporaneamente all’estero


I quesiti, redatti in un linguaggio ermetico, oscuro e poco comprensibile, riguardano la tutela dei lavoratori e la cittadinanza italiana


MADRID – L’8 e il 9 giugno. Sono queste le date fissate per i cinque referendum abrogativi. Hanno diritto al voto sia gli italiani in Italia, sia i connazionali residenti all’estero. Potranno esercitare il loro diritto, tutelato dalla Costituzione, anche gli italiani temporaneamente all’estero per motivi di studio, per ragioni di lavoro, o perché sottoposti a cure mediche o studi specialistici; ma solo se fuori dall’Italia da almeno tre mesi e se la data di svolgimento dei referendum coincide con la loro permanenza fuori dall’Italia. I cittadini temporaneamente all’estero, come anche i connazionali residenti fuori dall’Italia, potranno esercitare i propri diritti attraverso il voto per corrispondenza.

In un comunicato pubblicato sul portale dell’Ambasciata d’Italia in Spagna si precisa che “per ricevere il plico elettorale” con le schede per il voto, i connazionali “dovranno far pervenire al Comune d’iscrizione nelle liste elettorali un’apposita opzione entro mercoledì 7 maggio”. Potranno farlo per posta, posta elettronica ordinaria o certificata, oppure delegando una persona di fiducia affinché la presenti a mano al Comune di competenza.

“L’opzione, obbligatoriamente corredata di copia di un valido documento d’identità dell’elettore – è scritto nel comunicato -, deve in ogni caso contenere l’indirizzo postale estero completo a cui andrà inviato il plico elettorale, così come l’indicazione dell’Ufficio consolare competente per territorio. L’opzione deve contenere inoltre una dichiarazione attestante il possesso dei requisiti per l’ammissione al voto per corrispondenza, ovvero di trovarsi per motivi di lavoro, studio o cure mediche per un periodo di almeno tre mesi (nel quale ricade la data di svolgimento delle consultazioni) in un Paese estero in cui non si è anagraficamente residenti, oppure di essere un familiare convivente di un cittadino che si trova nelle predette condizioni”.

I quesiti, redatti in un linguaggio ermetico, oscuro e poco comprensibile, in stretta sintesi riguardano la tutela dei lavoratori e la cittadinanza italiana.

Lo scopo del primo quesito è quello di cancellare le norme sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti inserite dal Jobs Act. Attualmente, nei casi in cui i licenziamenti dovessero risultare illegali, i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono essere reintegrati. L’obiettivo è fermare i licenziamenti senza giusta causa.

Il secondo quesito del referendum affronta l’argomento del risarcimento dei lavoratori licenziati ingiustamente. Con il referendum si propone di abrogare il limite delle sei mensilità di risarcimento. Oggi, un lavoratore licenziato ingiustamente non può esigere un risarcimento superiore al tetto stabilito. Abrogando quel limite si permetterà ai giudici di determinare il risarcimento in piena libertà.

Con il terzo quesito si affronta la “precarietà lavorativa”. Si propone di eliminare le norme che permettono l’uso dei contratti a termine senza giustificazione. L’obiettivo, quindi, è quello di ripristinare l’obbligo di giustificazione per l’uso dei contratti a termine e, quindi, di evitarne l’abuso. Il quarto quesito del referendum, l’ultimo per quanto riguarda la materia lavorativa, è quello sulla sicurezza sul lavoro. In Italia, purtroppo, sono circa mille, ogni anno, i morti sul lavoro e circa 500 mila le denunce per infortuni. Nel quesito si propone di ampliare la responsabilità delle aziende per garantire maggiormente la sicurezza.

Il quinto ed ultimo quesito riguarda la cittadinanza. Per favorire l’integrazione di oltre 2,5 milioni di immigrati, si propone di ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza legale necessario per inoltrare la richiesta di cittadinanza. Tutti gli altri requisiti restano inalterati.

Partecipare e votare non è solo un diritto sancito dalla Costituzione ma anche, anzi soprattutto, un dovere. È l’esercizio di un privilegio ed è anche una manifestazione di responsabilità alla quale nessuno dovrebbe venire meno.

Redazione Madrid

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