Consulta, Amoroso: “Futuro incerto ma stato diritto saldo ancoraggio”

Roma, 11/04/2025 - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Giovanni Amoroso, Presidente della Corte costituzionale. (Ufficio stampa Quirinale)


MADRID. – “Con questa riunione straordinaria la Corte si presenta alle istituzioni del Paese e alla società civile per dar conto dell’esercizio della sua giurisdizione costituzionale. E lo fa oggi in tempi difficili, come quelli che stiamo vivendo, quando nuove preoccupazioni affollano i nostri pensieri, anche a causa di una guerra in terra d’Europa. Il futuro è divenuto incerto e nello scenario globale vari parametri sembrano in rapido e imprevedibile mutamento. Ma lo stato di diritto costituisce ancora saldo ancoraggio del vivere insieme come consorzio civile con comunanza di valori e principi fondamentali, i quali danno corpo al patto fondativo della società. Ne è componente essenziale il controllo di costituzionalità, svolto da una Corte a ciò dedicata, il cui normale esercizio costituisce fattore di stabilità e di garanzia dell’ordinamento e delle istituzioni”.

Con queste parole, il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso ha aperto la sua Relazione sull’attività del 2024, in occasione della Riunione straordinaria che, come ogni anno, si è svolta nel Salone Belvedere del Palazzo della Consulta alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e delle più alte cariche.

In tale prospettiva, il presidente Amoroso ha collocato la ricognizione sulla giurisprudenza della Corte nell’anno passato. Nel 2024, le pronunce della Corte sono state 212, di cui 138 in giudizi incidentali; 94 decisioni sono state di illegittimità costituzionale. Le sentenze sono state declinate dal presidente seguendo una griglia tematica per parole chiave: “il potere legislativo e i suoi limiti, anche nel contesto sovranazionale europeo; la tutela dei diritti fondamentali in plurime materie; la tutela giurisdizionale; il regionalismo tra solidarietà e riparto di competenze; la finanza pubblica e l’equilibrio di bilancio; i conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato; il dialogo con il legislatore e i moniti della Corte”.

In apertura, il presidente Amoroso ha anche ricordato il carattere collegiale della Corte e la ricostituita pienezza della sua composizione dopo l’elezione dei quattro giudici di nomina parlamentare che mancavano da tempo: Massimo Luciani, Maria Alessandra Sandulli, Roberto Nicola Cassinelli e Francesco Saverio Marini.

La prima parola chiave riguarda “il potere legislativo e i suoi limiti”, essendo venuto all’esame della Corte – come ha spiegato il presidente – “il potere normativo del Governo, nella forma sia della decretazione d’urgenza, sia della legislazione delegata; potere soggetto a precisi limiti costituzionali a tutela della democrazia parlamentare, del ruolo del Parlamento e degli equilibri istituzionali”.

Amoroso si è riferito ai criteri, “ricorrenti nella giurisprudenza recente”, della ragionevolezza e della proporzionalità, a cui la Corte ha fatto ricorso “sempre con motivate argomentazioni, con l’effetto comunque di ritagliare, ormai da tempo, un’area più estesa di sindacato sull’esercizio del potere legislativo”. E ha comunque ricordato che l’area del potere discrezionale del Parlamento “è esterna al controllo di legittimità della Corte costituzionale, essendo ad essa preclusa ogni valutazione di natura politica sulle scelte discrezionali del legislatore”.

Il presidente ha poi accennato al contesto europeo entro cui si muove quasi sempre il legislatore nazionale, con gli ordinamenti giuridici dei 27 Paesi membri che “tendono al riavvicinamento e poi all’armonizzazione per affrontare, ‘uniti nella diversità’, le sfide del nuovo secolo (l’ambiente, l’energia, l’acqua, il welfare), gli sviluppi tecnologici (a partire dalle enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale) e le crisi del tempo corrente (la guerra al di là dei confini dell’Unione, la pressione migratoria dall’esterno)”.

Amoroso ha ricordato l’importante ruolo del dialogo tra le Corti nell’Unione europea, la Corte di giustizia UE e le Corti costituzionali nazionali; e ha citato sia la possibilità “che la Corte scrutini nel merito le censure della normativa nazionale per violazione di quella dell’Unione europea” sia “i rinvii pregiudiziali disposti dalla Corte” alla Corte di giustizia. Il presidente Amoroso ha ricordato le numerose decisioni dell’anno 2024 che “hanno riguardato la tutela dei diritti fondamentali nelle prospettive e negli ambiti più svariati: diritti di libertà, diritto penale e ordinamento penitenziario, famiglia e status delle persone, lavoro e diritti sociali, rapporti economici, diritto tributario, diritti civili.”

La Corte si è pronunciata numerose volte in materia penale e, nel ricordare le pronunce e le motivazioni del Collegio, il presidente si è riferito anche al principio di proporzionalità che in questa materia “trova un elettivo campo di applicazione. La pena deve essere proporzionata alla fattispecie penale anche affinché non sia compromessa la sua finalità rieducativa”.

Per quanto riguarda la tutela giurisdizionale, il presidente ha fatto riferimento alle molte garanzie che la Corte deve tutelare: “il diritto di accesso al giudice, che deve essere connotato da effettività in tutte le sue fasi”; “il diritto al giusto processo, che deve essere caratterizzato dalla regolamentazione per legge, dal contraddittorio tra le parti, dal principio della parità delle armi tra le stesse, dalla terzietà e imparzialità del giudice, dalla ragionevole durata, dalla garanzia del sindacato di legittimità sulle violazioni di legge e da garanzie ancora più ampie del diritto di difesa del soggetto nei confronti del quale è formulata un’accusa in materia penale”.

Il presidente ha toccato anche la questione del riparto di competenze tra legislatore statale e regionale (o delle province autonome). Sul tema di attualità riguardante le forme speciali di autonomia differenziata per le regioni a statuto ordinario, ha ricordato che questa strada è perseguibile “nel rispetto dell’effettiva garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e con contenuti che non pregiudichino la coesione sociale e l’unità nazionale, valori caratterizzanti la forma di Stato, il cui indebolimento può minare i fondamenti della democrazia rappresentativa”.

Altro tema affrontato nel corso della relazione è quello dell’obbligo di copertura della spesa pubblica e dell’equilibrio di bilancio, che è emerso ripetutamente in “giudizi in via principale del contenzioso tra Stato e Regioni. Ma è sempre più frequente – ha sottolineato il presidente – che questa problematica insorga anche in giudizi in via incidentale”.

Infine, i conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato, “con particolare riguardo alla garanzia dell’insindacabilità parlamentare, prevista dall’articolo 68 della Costituzione,” per le dichiarazioni rese extra moenia dai deputati e dai senatori, “di cui era controverso il nesso funzionale con l’attività parlamentare”. Il presidente Amoroso ha infine parlato del dialogo con il legislatore e dei moniti della Corte, “che possono prendere la forma di segnalazione, di auspicio, di sollecitazione”.

“È in questo ambito – ha osservato – che si realizza il dialogo tra Corte e legislatore, il quale è sollecitato a intervenire in una determinata materia per regolarne aspetti dove emergano criticità rilevanti come possibili violazioni di parametri costituzionali. Rimane certo il limite, oltre il quale vi è la discrezionalità delle scelte politiche, ma nella consapevolezza e nel rispetto di questo limite – ha concluso il Presidente Amoroso – la Corte è chiamata a dare tutela ai diritti fondamentali e a svolgere la sua missione di giudice delle leggi nel più ampio contesto di leale collaborazione istituzionale”.

(Redazione)

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