In Italia l’uso quotidiano dello smartphone inizia sempre prima. Cresce anche la presenza dei minori sui social, spesso al di sotto dell’età legale. Save the Children avvia una campagna per promuovere l’educazione digitale consapevole e proteggere i più giovani dai rischi della rete.
MADRID – Il cellulare in tasca già a sei anni, l’account social a undici, e ore passate a chattare, videogiocare, condividere immagini e video. L’universo digitale è ormai parte integrante della vita di bambine, bambini e adolescenti. Ma se da un lato internet rappresenta uno spazio di apprendimento e socializzazione, dall’altro pone sfide educative complesse e rischi concreti: cyberbullismo, adescamento online, esposizione a contenuti inappropriati, dipendenze.
A richiamare l’attenzione sul fenomeno è Save the Children, che ha lanciato la campagna “Educazione Digitale” per promuovere un accesso competente e sicuro alla rete. I dati raccolti nel report “Educare al digitale. Dati utili per adulti consapevoli” restituiscono un quadro chiaro: un bambino su tre (32,6%) tra i 6 e i 10 anni usa lo smartphone ogni giorno, con picchi del 44,4% nel Sud e nelle Isole. Tra gli 11 e i 13 anni, oltre il 62% ha almeno un profilo social, nonostante il limite legale minimo sia di 14 anni (13 con autorizzazione dei genitori).
Un utilizzo così precoce e intenso, avvertono gli esperti, avviene spesso in assenza di una guida adulta adeguata. “Bambini e adolescenti crescono in una dimensione onlife, dove mondo reale e digitale si fondono – afferma Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children – ma ciò non significa che abbiano gli strumenti per farlo in modo consapevole. Lasciarli soli online è un rischio che non possiamo permetterci”.
E i numeri parlano chiaro. Il 31,3% dei preadolescenti comunica più volte al giorno online con amici, e l’82,2% usa internet per scambiarsi messaggi. Il 5% è “sempre connesso”. Ma non si tratta solo di social e chat: il 9,6% segue corsi online, l’11,3% esprime opinioni su temi politico-sociali, e quasi un quinto legge quotidiani online.
Tuttavia, il digitale è anche teatro di violenze invisibili. I casi di cyberbullismo trattati dalla Polizia Postale nel 2024 sono cresciuti del 12%, e gli episodi di adescamento online hanno raggiunto quota 370, con vittime prevalentemente tra i 10 e i 13 anni. Senza dimenticare l’aumento della pedopornografia online, che ha toccato quota 2.809 casi in un solo anno.
Anche la dipendenza dai social e dai videogiochi è una preoccupazione crescente. A 13 anni, oltre il 20% delle ragazze fa un uso problematico dei social, percentuale che resta alta anche a 15 anni. L’84% dei ragazzi e il 75% delle ragazze preadolescenti scarica giochi online, ma tra gli 11enni quasi un terzo mostra comportamenti legati alla dipendenza.
Serve una risposta collettiva, sostiene l’Organizzazione: una grande alleanza tra famiglie, scuola, istituzioni, imprese e società civile, per colmare il divario educativo digitale e fornire ai più giovani competenze non solo tecnologiche, ma anche relazionali, affettive e critiche.
Un punto chiave è la formazione degli adulti di riferimento. Per questo, Save the Children ha pubblicato una guida pratica per genitori, insegnanti e educatori, con consigli mirati per ogni fascia d’età (5-8, 9-11, 12-14 anni). Le raccomandazioni vanno dalla scelta delle app alla gestione delle password, dall’impostazione della privacy alla costruzione dell’identità digitale.
Parallelamente, l’organizzazione ribadisce l’urgenza di introdurre percorsi scolastici obbligatori su affettività, rispetto, consenso e identità di genere, per fornire ai ragazzi strumenti adeguati a vivere relazioni sane, online e offline.
Il quadro delle competenze digitali dei giovani italiani resta disomogeneo: sebbene i dati siano migliorati dopo la pandemia, il 14% degli studenti di terza media non ha ancora raggiunto il livello minimo. Con profonde disuguaglianze territoriali: nelle Isole la quota sale al 32%, rispetto all’8% del Nord Ovest. Anche tra i 16-19enni, l’Italia è sotto la media UE per competenze digitali di base, con un divario ancora evidente tra Nord e Sud.
Ancora più allarmante è la capacità di discernimento: secondo l’indagine PISA OCSE 2022, solo la metà dei 15enni italiani sa distinguere una fake news da una fonte attendibile.
La campagna di Save the Children, che sarà accompagnata da iniziative di sensibilizzazione su Rai per la Sostenibilità – ESG dal 10 al 13 aprile, punta proprio a colmare queste lacune. Tra i testimonial, gli attori Cesare Bocci e Tosca D’Aquino, protagonisti anche di un video esperimento sociale intitolato “La recita con un fine”.
Lo spot mostra genitori ignari che assistono alla recita scolastica dei figli, durante la quale i bambini cantano una canzone sulle insidie del web. Un messaggio forte e chiaro: non possiamo limitarci a vietare. Dobbiamo educare.
Un richiamo che riguarda anche le comunità italiane all’estero, dove spesso i bambini crescono in contesti digitali ancora più avanzati e, talvolta, meno protetti. Le sfide sono globali, ma la responsabilità comincia a casa, tra le mura domestiche, davanti a uno schermo acceso.
(Redazione/Fonte Askanews)