Editoriale – Felipe VI in Italia, un’occasione per accelerare l’accordo di doppia cittadinanza

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il monarca Felipe VI


L’esperienza insegna che i processi d’integrazione, quando sono completi, arricchiscono tutti: sia  i paesi  che si aprono all’immigrazione sia quelli di provenienza degli immigranti


Quella del re Felipe VI sarà la prima visita ufficiale del monarca spagnolo in Italia. Dal viaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la diplomazia ha lavorato a lungo, con discrezione, per organizzare al meglio la visita che inizierà domani a Roma.

Le relazioni tra Italia e Spagna, nonostante le differenze nell’ambito politico, godono di ottima salute. I responsabili di tracciare le linee strategiche delle relazioni tra i due governi hanno scommesso, con successo, sugli aspetti che uniscono, mettendo nel cassetto tutti quelli che potrebbero causare attriti. I risultati sono alla vista di tutti.

Nel corso della consegna dei “Premi Tiepolo”, l’ambasciatore Giuseppe Buccino, ha sottolineato che “interscambio e investimenti bilaterali importanti sono il frutto di relazioni di lunga data, che coltivano una fiducia imprenditoriale reciproca e duratura”, ed ha aggiunto, con soddisfazione che i dati registrati nel 2023, per quanto riguarda gli scambi tra i due Paesi, erano da record: quasi 66 miliardi di euro. In questo anno che sta per concludersi, questo “record”, potrebbe essere abbondantemente superato.

Dal canto suo, nel primo “Barometro”, pubblicato a giugno di quest’anno dalla Camera di Commercio Italiana per la Spagna, si legge che “gli investimenti diretti esteri (IDE) dell’Italia in Spagna hanno raggiunto i 47 miliardi di euro nel 2021, consolidando la posizione di quinta economia investitrice nel Paese”.

Cifre fredde e impersonali dietro le quali, non si può dimenticare, vi sono persone. Uomini e donne che, con il loro lavoro, contribuiscono a rafforzare i vincoli economici e sociali tra i due paesi.
La nostra comunità cresce vertiginosamente. Si calcola che ogni mese arrivino circa mille italiani. Tanti sono giovani studenti dell’Erasmus. Tanti altri sono ragazzi che emigrano per iniziare una propria attività imprenditoriale o in cerca di un’occupazione. Non mancano i professionisti entusiasmati dall’idea di nuove esperienze. La stragrande maggioranza mette radici. S’integra in un Paese accogliente, allegro e all’avanguardia in materia di diritti sociali. È così come, senza dimenticare la Madrepatria, nasce il desiderio di sentirsi cittadini spagnoli a pieno diritto per partecipare senza alcuna limitazione alla vita politica, economica e sociale del Paese.

La visita del re Felipe VI in Italia potrebbe essere l’occasione per approfondire e accelerare i tempi per un accordo di doppia cittadinanza che permetta ai tanti italiani residenti in Spagna, si calcola  che siano oltre 300 mila, di acquisire, qualora lo desiderassero, la cittadinanza spagnola senza dover rinunciare a quella d’origine. Da anni, ormai, la nostra comunità, in assenza di un “passaporto europeo”, reclama la firma di un accordo tra Italia e Spagna. È una prassi burocratica senza la quale la nostra comunità continuerà a non sentirsi completamente integrata.
L’esperienza insegna che le nazioni di maggior sviluppo economico, culturale, sociale e politico sono quelle che permettono ai cittadini nati altrove di sentirsi parte integrante della loro storia e di partecipare attivamente alla costruzione del loro futuro senza restrizioni. Insegna anche che i processi d’integrazione, quando completi, non solo arricchiscono culturalmente i paesi che si aprono all’immigrazione ma contribuiscono a rafforzare le relazioni economiche, commerciali, politiche e culturali tra la Madrepatria e la nazione nella quale vivono.

Mauro Bafile

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