Siria, Assad fuggito a Mosca. Si riunisce Consiglio di Sicurezza Onu

Bashar al Assad in una foto d'archivio

MADRID. – Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si riunirà d’urgenza nel pomeriggio di oggi per discutere a porte chiuse sulla Siria, dopo la caduta del presidente Bashar Al-Assad, secondo quanto riferito ieri da diverse fonti diplomatiche. A quanto si apprende, le consultazioni – che si svolgeranno a partire dalle 15 a New York (21 in Italia) – sono state richieste dalla Russia.

Intanto in Europa migliaia di siriani sono scesi nelle piazze per esultare per la fine del regime. Manifestazioni di giubilo si sono registrate soprattutto nei paesi che hanno attirato in questi anni la diaspora di fuoriusciti, come la Grecia, che ha rappresentato la porta d’accesso all’Unione Europea (UE) per centinaia di migliaia di siriani in fuga dalla guerra civile nel 2015 e 2016.

Folla in strada anche in Svezia, il secondo paese ad aver accolto il maggior numero di siriani nell’UE dopo la Germania, senza scordare Gran Bretagna e Francia. Ovunque sono stati esposti cartelli in cui i dimostranti hanno chiesto che Bashar Al-Assad venga processato davanti a un tribunale internazionale. Centinaia di siriani si sono radunati inoltre anche a Berna e Ginevra davanti alle sedi delle Nazioni Unite. Alcuni hanno calpestato le foto di Bashar Al-Assad e quelle di suo padre Hafez, che governò il Paese prima di lui.

Di una vittoria “storica” ha parlato ieri il leader dei ribelli siriani Ahmed Al-Charaa, conosciuto con il nome di battaglia Abu Mohammed Al-Jolani, il quale ha parlato nella famosa moschea omayyade della capitale Damasco. In una dichiarazione letta alla TV di stato, Jolani ha inoltre affermato che “non c’è spazio per tornare indietro”. “Il futuro è nostro”, ha dichiarato, sottolineando che tutte le istituzioni statali rimarranno sotto la supervisione del primo ministro di Assad fino a quando non saranno consegnate ufficialmente.

Da parte sua, il presidente americano uscente, Joe Biden, ha affermato che il crollo del regime siriano rappresenta un “atto fondamentale di giustizia” dopo decenni di repressione, ma che al contempo non bisogna sottostimare i pericoli dell’attuale “momento di rischio e incertezza” in cui versa il Medio Oriente. Biden ha assicurato che gli Stati Uniti discuteranno con “tutti i gruppi siriani” sulla transizione del potere.

“Discuteremo con tutti i gruppi siriani, anche nel quadro del processo sotto gli auspici delle Nazioni Unite, per stabilire una transizione verso una Siria indipendente e sovrana con una nuova costituzione, un nuovo governo al servizio di tutti i siriani”, ha specificato l’inquilino della Casa Bianca, secondo il quale Assad dovrebbe essere ritenuto “responsabile” delle “centinaia di migliaia di siriani innocenti” che sono stati “maltrattati, torturati e uccisi” durante il suo dominio.

Alle parole del presidente hanno fatto eco quelle del segretario di Stato Antony Blinken per il quale “dopo quattordici anni di conflitto, il popolo siriano ha finalmente motivo di sperare”. “Sosterremo gli sforzi internazionali per ritenere il regime di Assad e i suoi sostenitori responsabili delle atrocità e delle violenze perpetrate contro il popolo siriano, compreso l’uso di armi chimiche e l’ingiusta detenzione di civili”, ha aggiunto Blinken in una nota.

Il segretario di Stato ha citato il caso di Austin Tice, un giornalista americano indipendente, che ha lavorato in particolare per McClatchy News, il Washington Post e l’Agence France-Presse, e ha coperto la guerra in Siria, rapito nell’agosto 2012 a Daraya, un sobborgo di Damasco, dove l’esercito aveva effettuato un’operazione di ricerca. Il suo destino rimane incerto, ma gli Stati Uniti ritengono che possa essere ancora vivo, da qualche parte in Siria.

Da parte sua, il Comando centrale degli Stati Uniti ha reso noto che le sue forze hanno condotto decine di attacchi aerei contro obiettivi dello Stato islamico nella Siria centrale nella giornata di ieri. Anche la Germania si è detta pronta a “contribuire” ad una soluzione politica per riportare la pace in Siria dopo la “buona notizia” della caduta di Bashar Al-Assad, come ha affermato il cancelliere Olaf Scholz.

“Bashar Al-Assad ha brutalmente oppresso il suo stesso popolo, ha sulla coscienza innumerevoli vite perse e ha costretto molte persone a fuggire dalla Siria, molte delle quali sono arrivate in Germania”, ha affermato il leader del governo tedesco per il quale “è ora essenziale che la legge e l’ordine siano ripristinati rapidamente in Siria” e che cessi “l’ingerenza” straniera nel paese: un chiaro riferimento a Russia, Iran e Turchia.

Nel frattempo, Assad e la sua famiglia hanno trovato asilo a Mosca, hanno riferito diverse agenzie di stampa russe, citando una fonte del Cremlino. “Assad e i suoi familiari sono arrivati a Mosca. La Russia, sulla base di considerazioni umanitarie, ha concesso loro l’asilo”, ha sottolineato un funzionario rimasto anonimo a TASS e Ria Novosti.

Secondo dati provvisori dell’Osservatorio siriano dei diritti umani (OSDH), più di 900 persone, tra cui 138 civili, sarebbero state uccise dall’inizio dell’offensiva dei ribelli in Siria il 27 novembre. Sempre le agenzie di stampa russe hanno reso noto che i ribelli “garantivano la sicurezza” delle basi militari russe in Siria, secondo quanto specificato da una fonte del Cremlino. “I funzionari russi sono in contatto con i rappresentanti dell’opposizione armata siriana, i cui leader hanno garantito la sicurezza delle basi militari e delle istituzioni diplomatiche russe sul territorio della Siria”, è stato spiegato.

Redazione Madrid

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