Corea del Sud: il golpe mancato e le sue ombre

Carri armati sud coreani in una strada di Paju nella Corea del Sud. (ANSA/AP Photo/Lee Jin-man)

MADRID. – La Corea del Sud è stata scossa da un tentativo di colpo di stato nella notte tra martedì e mercoledì, quando il presidente Yoon Suk-yeol ha inaspettatamente proclamato la legge marziale. Un’azione senza precedenti che ha gettato il Paese nel caos e ha sollevato numerose domande sulla stabilità politica della nazione.

Un piano ben orchestrato?

Le indagini parlamentari avviate in seguito all’evento hanno rivelato un piano ben organizzato, con un ruolo centrale giocato dall’ex ministro della Difesa, Kim Yong-hyun. Secondo le testimonianze, sarebbe stato proprio lui a ispirare e guidare il presidente Yoon in questa pericolosa avventura.

La decisione di imporre la legge marziale è stata presa durante una riunione di gabinetto di soli 20 minuti, con la maggior parte dei ministri che avrebbero espresso perplessità o addirittura opposizione. Nonostante ciò, Yoon ha deciso di procedere, motivando la sua scelta con la necessità di garantire la sicurezza nazionale.

L’esercito diviso e il fallimento

L’esercito, tuttavia, non ha accolto con entusiasmo l’ordine presidenziale. Il capo di stato maggiore, generale Park An-su, ha dichiarato di essere stato informato della decisione solo dopo l’annuncio pubblico e di non essere stato consultato in precedenza. Inoltre, l’esercito ha incontrato una forte resistenza da parte della popolazione e dei politici, che hanno barricato l’Assemblea nazionale per impedire un’occupazione militare.

Il tentativo di golpe è fallito miseramente dopo sole sei ore, grazie alla ferma opposizione del Parlamento e alla mobilitazione della popolazione. Yoon è stato costretto a revocare la legge marziale, mentre l’ex ministro della Difesa Kim Yong-hyun si è dimesso, ammettendo il fallimento del piano.

Interrogativi aperti

L’episodio solleva numerosi interrogativi sulle motivazioni che hanno spinto il presidente Yoon a tentare un golpe. Si trattava di un tentativo di consolidare il proprio potere o di affrontare una minaccia interna o esterna? E quali sono le responsabilità degli altri attori coinvolti, a partire dall’ex ministro della Difesa?

Le indagini sono ancora in corso e si prevede che faranno luce su uno dei capitoli più oscuri della storia recente della Corea del Sud. Intanto, il Paese è chiamato a ricomporre le fratture e a ristabilire la fiducia nelle istituzioni.

Redazione Madrid / (con informazioni di Askanews)

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