MADRID. – Il governo israeliano potrebbe votare già oggi un accordo di cessate il fuoco in Libano. Così la CNN citando una fonte molto vicina al primo ministro Benjamin Netanyahu, dopo che un funzionario del governo del paese dei cedri, rimasto anonimo, aveva reso noto che il primo ministro israeliano aveva approvato il piano libanese “in linea di principio”.
Netanyahu ha manifestato la sua potenziale approvazione per il cessate il fuoco con Hezbollah durante una consultazione sulla sicurezza con i funzionari israeliani domenica sera, ha affermato la fonte. Sulla stessa linea il Times of Israel, secondo il quale Netanyahu convocherà questa sera a Tel Aviv il gabinetto di sicurezza di alto livello per approvare un cessate il fuoco di 60 giorni con Hezbollah in Libano, dopo oltre un anno di guerra.
Allo stesso tempo, le fonti del quotidiano dello Stato ebraico asseriscono che “Israele accetta la cessazione delle ostilità, non la fine della guerra contro Hezbollah”. “Non sappiamo quanto durerà”, ha detto la fonte. “Potrebbe durare un mese, potrebbe durare un anno”.
Da parte sua, un alto funzionario di Hamas in Libano ha dichiarato che l’organizzazione palestinese sosterrà un cessate il fuoco tra il suo alleato libanese Hezbollah e Israele, nonostante le precedenti promesse di Hezbollah di porre fine ai combattimenti in Libano solo se la guerra a Gaza sarà finita. “Ogni annuncio di cessate il fuoco è benvenuto. Hezbollah è stato al fianco del nostro popolo e ha fatto sacrifici significativi”, ha dichiarato Osama Hamdan all’emittente libanese Al Mayadeen, che è considerata politicamente alleata di Hezbollah.
Dall’8 ottobre 2023, le forze guidate da Hezbollah hanno attaccato quasi quotidianamente le comunità e le postazioni militari israeliane lungo il confine. Circa 60.000 residenti sono stati evacuati dalle città settentrionali al confine con il Libano poco dopo l’assalto di Hamas del 7 ottobre, alla luce dei timori che Hezbollah avrebbe portato a termine un attacco simile e a causa del crescente lancio di razzi da parte del gruppo paramilitare sciita. Israele ha cercato di consentire il ritorno dei residenti, anche attraverso un’operazione di terra in corso.
Intanto, però, sul terreno si continua a morire. Almeno trentuno persone sono state uccise ieri in una serie di “attacchi del nemico israeliano” in diverse regioni del Libano, principalmente roccaforti di Hezbollah, come ha riferito il Ministero della Sanità di Beirut. In un comunicato stampa, il dicastero precisa che la maggior parte dei decessi è stata registrata nel sud del Paese.
Secondo il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour, ventitré persone sono state uccise nei dintorni della città di Sour (Tyr), una nella periferia sud di Beirut, una a Saida, due a Bint Jbeil e quattro a Baalbek. Non si attenuano nemmeno le sofferenze nella Striscia di Gaza dove, secondo gli ultimi dati resi noti dall’Unrwa, 65mila persone sarebbero assediate nel quadrante settentrionale senza accesso né al cibo né all’acqua potabile.
L’agenzia delle Nazioni Unite stima che tra le 100mila e le 130mila persone siano fuggite dal nord della Striscia dall’inizio dell’operazione militare nell’area che, secondo l’esercito israeliano, mira a impedire al movimento di Hamas di ricostituire le sue forze in tale settore.
Come se non bastasse, in un rapporto pubblicato ieri il Consiglio danese per i rifugiati (DRC), ong molto presente a Gaza, afferma che gli ordigni esplosivi utilizzati in un’area densamente popolata come la Striscia continueranno a mettere a rischio i civili anche quando ritornerà la pace.
L’ONG danese stima, dopo un’indagine durata diverse settimane, che migliaia di ordigni, esplosi o meno, siano presenti in molte zone abitate del territorio palestinese. Secondo il rapporto, il 70% dei cittadini evacuati starebbero tornando nelle aree in cui hanno avuto luogo i combattimenti e dove rischiano di essere esposti a queste armi esplosive, che possono essere residui di bombe o missili inesplosi.