Un’immersione nella bottega di Rubens al Museo del Prado

Mercurio e Argo, Peter Paul Rubens, 1636-1638, conservato al Museo del Prado.


Peter Paul Rubens, noto semplicemente come Rubens, è stato il più famoso pittore europeo della prima metà del XVII secolo. La produzione da attribuire a questo artista risulta estremamente ampia. Questo è da imputare prevalentemente alle dimensioni del suo studio, in cui una moltitudine di allievi collaboravano nei lavori in bottega. Basti pensare al fatto che si sono conservate in totale 1.500 opere derivanti dal suo circolo di lavoro per avere una stima del suo operato. L’artista tedesco è noto non solo per il suo grande talento compositivo e tecnico, ma anche per l’aver affrontato una grande varietà di temi nei dipinti. Tra questi citiamo la religione, la storia, la mitologia classica, i paesaggi e le scene di caccia.

Dal 15 ottobre al 16 febbraio 2025 il Museo del Prado ospita una mostra curata da Alejandro Vergara, responsabile della conservazione del Dipartimento di Pittura Fiamminga e Scuole del Nord. L’esibizione, a cui si accede dall’Edificio Villanueva (Sala 16B), presenta venti dipinti, due disegni e cinque incisioni, che consentiranno di far luce sulle modalità di collaborazione tra il pittore e i suoi assistenti.

Il particolare titolo della mostra, “El taller de Rubens”, si riferisce allo studio di Anversa dove l’artista realizzava i suoi dipinti. L’allestimento della bottega stessa sarà presente nella mostra. Verranno ospitati cavalletti, tele, colori, pennelli, tavolozze, appoggiamani e altri materiali e oggetti del XVII secolo e riproduzioni moderne. Anche gli hobby del celebre artista saranno ricreati attraverso libri, busti e altri elementi.

Questa mostra presenta un tema molto interessante da approfondire quando si parla del modo di operare dei grandi maestri dei secoli passati. Quando si visita una esibizione dedicata a questi, non sempre ci si ricorda che essi avevano alle spalle un buon apparato di aiutanti. Essi erano solitamente loro diretti discendenti o allievi, i quali avevano preso parte alla bottega del maestro per imparare le tecniche artistiche più in voga dei tempi correnti. Nei processi di identificazione e attribuzione delle grandi opere d’arte, spesso è avvenuto che la derivazione dei dipinti fosse confusa tra artisti e allievi. Ciò è dovuto al fatto che questi esercitavano una vera e propria mimesi delle tecniche del maestro. A partire dai tipi di pennelli, dai colori, dalle modalità di stesura degli stessi e dalle tematiche rappresentate, gli allievi diventavano dei veri talenti. Poteva risultare difficile superare l’abilità del loro maestro, ma il fatto che egli si fidasse completamente di loro per aiutarlo a realizzare le sue opere era sinonimo di grande ricezione da parte dei giovani apprendisti. Nella maggior parte dei casi venivano loro affidati particolari del dipinti, dai piccoli soggetti a parti del paesaggio e dello sfondo.

La mostra al Museo del Prado risulta sicuramente come un’occasione per ammirare i grandi capolavori del maestro fiammingo Rubens. Ma lo scopo ultimo non è solo questo. Il visitatore viene fatto immergere nella realtà artistica del XVII secolo per approfondire le pratiche e modalità lavorative che hanno caratterizzato la storia dell’arte. Si dà spazio a quelle personalità che hanno fatto semplicemente da sfondo alla realizzazione dei grandi capolavori, ma il cui contributo è stato decisivo per il supporto fornito al loro maestro.

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