L’ex premier Enrico Letta, che come Matteo Renzi ha partecipato al convegno “Word in Progress”, ha manifestato preoccupazione per l’incapacità dell’Unione Europea di rompere il modello attuale di 27 mercati per trasformarsi in un unico mercato globale
MADRID – “Il vero problema europeo non è quello migratorio ma quello demografico”. Lo ha affermato l’ex premier Matteo Renzi, intervenendo al convegno “World in Progress”, organizzato da Prisa, dal quotidiano “El País” e dalla “Cadena Ser”. E lo ha ribadito alla “Voce”, durante una “pausa-caffè”, riconoscendo che l’immigrazione rappresenta una ricchezza ed esprimendo preoccupazione per i tanti giovani che oggi lasciano l’Italia in cerca di opportunità lavorative e con la speranza di un futuro migliore. L’emigrazione, in Italia, è un fenomeno che sta crescendo. L’incremento esponenziale della nostra comunità in Spagna ne è riprova.
Inaugurato dal capo del Governo, Pedro Sánchez, il convegno, ospitato da CaixaForum di Barcellona, è stato per due giorni un laboratorio di idee. Il presidente dell’Esecutivo, nel suo intervento, ha posto l’accento su due argomenti di stringente attualità: la guerra nella Striscia di Gaza e in Libano, nell’ambito internazionale, e il problema abitativo, in quello locale.
Per quel che riguarda il conflitto nel Medio Oriente, il presidente Sánchez ha manifestato l’intenzione di promuovere una grande “protesta diplomatica” contro gli attacchi indiscriminati dell’esercito israeliano. Impiegando un linguaggio inusualmente duro nei confronti del leader israeliano, Benjamín Netanyahu, il capo del Governo ha invitato la comunità internazionale a non vendere armi a Israele.
“Senza armi – ha affermato – non c’è guerra”.
Ha quindi condannato la richiesta di ritiro dei “Caschi Blu” del premier Netanyahu. Le forze di pace dell’Onu sono state più volte oggetto di attacchi da parte dell’esercito israeliano e alcuni dei suoi soldati sono rimasti feriti.
“Sono militari – ha precisato il presidente Sánchez – che realizzano un grande lavoro per mantenere la pace tra Israele e Libano”
Nell’ambito nazionale, invece, ha fatto riferimento ai giovani che non riescono a rendersi indipendenti, poiché non riescono a trovare abitazioni a prezzi per loro accessibili.
“Inizieremo ad assegnare ‘buoni’ per l’affitto ai giovani – ha annunciato – per un valore globale di 200 milioni di euro. Inoltre, approveremo un ‘piano regolatore’ per disciplinare gli affitti degli alloggi destinati ai turisti”.
L’Europa, MO e politica
Medio Oriente, Europa e politica. Il premier Renzi ha iniziato il suo intervento sottolineando che “il problema dell’Italia e dell’Europa non è migratorio ma demografico”.
“Prendiamo ad esempio l’Italia – ha commentato -. Sono nato nel ’75. Negli anni ’70, più o meno, ogni anno nascevano 1,1 milioni di bambini. Negli anni 2021, 2022 e 2023 il numero dei neonati in Italia è stato inferiore allo 0,4 milioni. Siamo passati da 1,1 milioni a 0,4 milioni. Non è un declino, è un crollo”.
Per il premier il problema non si circoscrive all’Italia ma è globale. Spiega che, ad esempio, anche in Germania la natalità ha subito un arresto. Ricorda che nel 2015, la popolazione tedesca crebbe grazie alle politiche migratorie del governo di Angela Merkel nei confronti dei siriani, e nel 2021 “grazie a 1,1 milioni di afgani”.
Sostiene che sulle politiche migratorie ci sono oggi due orientamenti. Il primo, che considera demenziale è quello di “aprire le porte”. L’altro, “altrettanto folle, è bloccare tutto e considerare la migrazione un problema”.
“Molti leader – sostiene – hanno vinto le elezioni alimentando la paura nei confronti dei migranti. Non so se in Spagna o in Francia sia diverso, ma le industrie manifatturiere italiana e tedesca, hanno bisogno di una nuova generazione di migranti per il lavoro”.
Si chiede qual sia l’evoluzione e il ruolo della politica oggi e manifesta preoccupazione per chi fa politica attraverso le reti sociali: instagram, tweet, Tick-Tock. Sostiene che “fare la storia”, una volta, significava creare politiche che restassero nel tempo e facessero la differenza.
“Oggi, in Italia, ‘fare la storia’ si traduce solo in un buon Instagram – afferma critico -, scrivere nei ‘social’ per 24 ore, ed ottenere tanti ‘like’. Abbiamo bisogno di una generazione di leader in grado di comprendere la crisi che ci circonda”.
Per quanto riguarda l’Unione Europa ritiene che oggi “non sia lo spazio più importante del mondo”. Teme che continui a perdere terreno in termini di innovazione, di creatività, di reddito. In quanto al Medio Oriente considera che l’unica soluzione sia quella dei due Stati.
Letta: un’Europa frammentata

L’Italia è stata presente, in questo convegno, anche con l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, presidente dell’Istituto Jacques Delors e, dal 12 novembre, rettore dell’ “IE School of Politics, Economics and Global Affair”.
Letta ha spiegato per sommi capi ai presenti il risultato del suo rapporto sul futuro dell’Europa, sintetizzato nel libro “Molto più di un mercato”. Per incarico del Consiglio dell’Unione Europea e dalla Commissione, l’ex premier ha visitato 27 paesi, 56 città e sostenuto oltre 400 incontri in otto mesi.
Ha illustrato l’evoluzione dell’Unione Europea sottolineando l’importanza dello spazio Schengen e soprattutto della moneta unica. Ha anche manifestato preoccupazione per le pulsioni autocratiche e il ritorno dei nazionalismi. Quindi, ha posto l’accento sulla frammentazione dell’Europa nell’ambito economico. Insomma, la difficoltà dei paesi membri di rompere le barriere e trasformare realmente i 27 mercati in uno solo e globale. Per rendere meglio l’idea, come già fatto in altre occasioni, Letta si è chiesto perché ancora non si sia riusciti ad eliminare i prefissi nazionali; perché un 34 per la Spagna e il 39 per l’Italia quando si potrebbe applicare un solo numero per tutta l’Europa.
Quindi, uno spazio enorme con tante potenzialità ma che ancora non riesce a scrollarsi di dosso i residui del passato.
Redazione Madrid