MADRID. – Sono scattate nella tarda serata di ieri le prime incursioni mirate dell’esercito israeliano nel Libano meridionale. Un’operazione mirata a sradicare le infrastrutture di Hezbollah posizionate lungo il confine settentrionale dello Stato ebraico. Sarebbe dunque in atto la nuova fase della guerra contro il gruppo terroristico libanese, che avrebbe ricevuto anche il via libera degli Stati Uniti.
Nelle prime ore di oggi, la conferma di quanto sta accadendo è giunta da un portavoce delle stesse Idf, le forze armate ebraiche, il quale ha reso noto che un’incursione “mirata e limitata” era iniziata diverse ore prima, concentrata su obiettivi e infrastrutture di Hezbollah in diversi villaggi libanesi lungo il confine che rappresentavano una minaccia immediata per le città israeliane dall’altra parte della Linea Blu.
Le truppe di terra che operano nel Libano meridionale sono assistite da forze aeree e di artiglieria, ha affermato la stessa fonte, aggiungendo che l’operazione si basa su piani elaborati dallo Stato maggiore e dal Comando settentrionale delle IDF. Da parte sua, come accennato, l’amministrazione Biden ha dato il suo placet ai raid in Libano.
“Abbiamo concordato sulla necessità di smantellare le infrastrutture di attacco lungo il confine per garantire che l’Hezbollah libanese non possa condurre attacchi in stile 7 ottobre contro le comunità settentrionali di Israele”, ha affermato il Segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin in seguito a una telefonata con il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Austin, si legge in una nota, “ha chiarito che gli Stati Uniti sostengono il diritto di Israele a difendersi”.
In ogni caso, pur esprimendo il suo sostegno all’operazione delle IDF, Austin ha sottolineato che l’incursione non è “fine a se stessa”. “Ho ribadito – ha affermato infatti Austin – che è necessaria una risoluzione diplomatica per garantire che i civili possano tornare sani e salvi alle loro case su entrambi i lati del confine”.
In ogni caso, ha aggiunto, “gli Stati Uniti sono ben posizionati per difendere il personale, i partner e gli alleati statunitensi di fronte alle minacce dell’Iran e delle organizzazioni terroristiche sostenute dall’Iran e determinati a impedire a qualsiasi attore di sfruttare le tensioni o espandere il conflitto. Ho ribadito le gravi conseguenze per l’Iran nel caso in cui Teheran scelga di lanciare un attacco militare diretto contro Israele”, ha concluso.
Intanto sul terreno, da quanto si apprende, ad essere preso di mira nella notte dai raid israeliani in Libano è stato anche il campo profughi palestinese di Aïn El-Héloué, vicino a Saida, nel sud del paese. Secondo il quotidiano libanese “L’Orient-Le Jour”, l’attacco – condotto con dei droni – ad Aïn El-Héloué avrebbe preso di mira la casa di Mounir Maqdah, capo delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa, il braccio armato di Fatah.
Ma le ostilità proseguono più violente che mai anche a Gaza dove l’esercito israeliano continua la sua offensiva, parallelamente alle operazioni in Libano. Alle prime ore di oggi, i bombardamenti israeliani hanno ucciso dodici persone nel campo profughi di Nousseirat, nel centro dell’enclave. Altre sette persone sono morte negli attacchi contro una scuola che ospitava sfollati a est di Gaza City.