Non è sufficiente annunciare i risultati. È necessario mostrare la documentazione che permetta di escludere, senza ombra di dubbio, la presenza di brogli elettorali
Trasparenza: è quello che oggi reclamano i venezuelani al Consiglio Nazionale Elettorale, al quale il governo ha delegato l’organizzazione delle elezioni presidenziali. Non è sufficiente annunciare i risultati. È necessario mostrare la documentazione che permetta di escludere, senza ombra di dubbio, la presenza di brogli elettorali. Ed è indispensabile che il controllo sia eseguito da organismi autorevoli, indipendenti e con esperienza. Governi di molti paesi, tra cui anche l’Italia e la Spagna, hanno chiesto l’accesso all’informazione dettagliata in possesso dell’organismo elettorale. María Corina Machado, leader dell’Opposizione ha già pubblicato in internet (www.resultadospresidencialesvenezuela2024.com) le informazioni di cui dispone la “Plataforma Unitaria Democratica”, coalizione di partiti che si oppone all’attuale governo. Il Consiglio Nazionale Elettorale, invece, tace.
Chiudere le sedi diplomatiche dei paesi che hanno espresso dubbi sulla trasparenza del voto o ordinare ai diplomatici, che hanno emesso un giudizio poco gradito al potere, di abbandonare il Paese, solo contribuisce ad aumentare le ombre che avvolgono un processo elettorale viziato fin dalle prime battute. In altre parole, non risolve il problema e neanche tranquillizza l’opinione pubblica nazionale e internazionale. Si esigono fatti e non parole. Solo così si riuscirà a placare la rabbia dell’elettorato; dei venezuelani che si sentono ingannati.
Il Paese, oggi, è scosso da manifestazioni violente di protesta, con il conseguente strascico di morti e feriti. Quelli che scendono in strada a protestare non sono più la classe media e i professionisti ma, soprattutto, i ceti più umili, quelli che vivono nei quartieri più poveri delle nostre città. Per esempio, a Caracas, gli abitanti di Carapita, la Bombilla, la Cota 905. Molti di loro hanno creduto che il “chavismo” sarebbe stato la chiave per un futuro migliore. E sicuramente lo sarebbe stato se le promesse non si fossero trasformate in parole vuote; se alla verità dei problemi individuati non fossero seguite le menzogne, se l’impegno di combattere la corruzione non si fosse trasformato in sabbia che scivola tra le mani.
Il Paese ha bisogno di tornare a credere, ha bisogno di trasparenza e di leader onesti che una volta al potere non dimentichino chi li ha votati e, soprattutto che pensino a Miraflores non come al traguardo ultimo al quale afferrarsi ad ogni costo per non lasciarlo più, ma come ad una tappa passeggera della propria vita.
La democrazia è soprattutto alternanza e in Venezuela ormai da troppi anni l’alternanza è solo un bel ricordo.
Mauro Bafile