MADRID. – L’adesione dell’Ucraina alla Nato “non è una questione di se, ma di quando”. Così il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella sessione di ieri del vertice dell’alleanza atlantica a Washington. “Mentre l’Ucraina continua le sue riforme vitali, continueremo a supportarla nel percorso irreversibile verso l’adesione. Il lavoro che stiamo svolgendo insieme adesso garantirà che quando sarà il momento giusto, l’Ucraina potrà unirsi senza indugio”.
Stoltenberg ha inoltre ribadito l’importanza della fornitura a Kiev dei tanto attesi F-16, la cui concessione fa parte di “un pacchetto sostanziale” di sostegno che – ha spiegato il segretario generale – include la donazione di quattro sistemi di difesa aerea Patriot nonché l’addestramento in “modalità Nato” delle truppe ucraine.
Proprio nelle ultime ore, a tale proposito, è stato reso noto che i primi caccia F-16 sono in viaggio verso l’Ucraina e faranno delle sortite già quest’estate, secondo una dichiarazione dei governi olandese e danese. Dick Schoof, il primo ministro dei Paesi Bassi, e Mette Frederiksen, la sua controparte danese, hanno affermato che il “processo di trasferimento” degli F-16 a Kiev è in corso dopo mesi di addestramento dei piloti.
Gli alleati della Nato hanno anche criticato la Cina, con un linguaggio più duro di quello usato in precedenza, per “aver aiutato” la Russia nell’attuare l’invasione del paese confinante. I leader dell’alleanza atlantica hanno espresso le loro “profonde preoccupazioni” per il riavvicinamento tra Mosca e Pechino che – secondo la dichiarazione finale del summit “gioca ora un ruolo determinante nella guerra”.
Da qui un invito a Pechino, “in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU” a “smettere di sostenere materialmente e politicamente lo sforzo bellico russo”. Secondo i leader della Nato, Mosca e Pechino starebbero attuando una politica “volta a destabilizzare l’ordine internazionale”, e in particolare Xi Jinping starebbe “alimentando” la strategia di Vladimir Putin che mira ad “aumentare la minaccia che la Russia rappresenta per i suoi vicini e per la sicurezza euro-atlantica”.
Dunque la Cina “non può rendere possibile la continuazione della più grande guerra che l’Europa abbia conosciuto nella sua storia recente senza danneggiare i suoi interessi e la sua reputazione”, hanno aggiunto i leader della Nato. Va detto che Pechino – almeno ufficialmente – non fornisce direttamente armi alla Russia, ma i paesi alleati, guidati dagli Stati Uniti, accusano le aziende dell’ex celeste impero di fornire componenti e attrezzature per il settore degli armamenti russo.
La Cina, che nega con rabbia le accuse occidentali, ha costantemente rifiutato di condannare l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 e da allora Pechino e Mosca si sono avvicinate. E la risposta del governo di Pechino alle accuse della Nato è arrivata puntuale questa mattina tramite un comunicato stampa del portavoce della missione cinese presso l’Unione Europea nel quale si esprime una “forte insoddisfazione” per le conclusioni del vertice di Washington, “intriso di una mentalità degna della Guerra Fredda e di una retorica bellicosa”.
“La Nato – afferma il rappresentante di Pechino – dovrebbe smettere di esaltare la cosiddetta minaccia cinese, smettere di incitare allo scontro e alla rivalità e contribuire maggiormente alla pace e alla stabilità del mondo”. Per la Cina, quelle della Nato sono “dichiarazioni piene di calunnie” in quanto “non abbiamo mai fornito armi letali a nessuna delle parti in conflitto ed esercitiamo uno stretto controllo sulle esportazioni di prodotti a duplice uso, compresi i droni civili”. Per Pechino, “la crisi ucraina va avanti da molto tempo. Chi sta aggiungendo benzina sul fuoco? Chi soffia sul fuoco? E chi cerca di trarne beneficio? La risposta è chiara a tutti”.