Ha respinto la tesi della Procura della Repubblica che riteneva che non commettesse reato chi s’impossessasse di fondi pubblici senza ottenerne un profitto personale
MADRID – Carles Puigdemont, il leader catalano fuggito all’estero nel 2017 dopo il fallito tentativo di secessione della Catalogna, non potrà essere amnistiato. Lo ha deciso la Corte Suprema. In un comunicato, il Tribunale ha informato che l’amnistia non è applicabile al reato di appropriazione indebita di fondi pubblici. Ha quindi confermato il mandato d’arresto spiccato nei confronti dell’ex presidente della Generalitat.
La decisione della Corte Suprema coinvolge anche i leader secessionisti indultati ma interdetti dai pubblici uffici. È il caso di Oriol Junqueras e degli ex consiglieri Raül Romeva e Jordi Turull. Quest’ultimi speravano in un ritorno alla vita politica attiva, una volta amnistiati. Non sarà così. Dovranno attendere.
La Corte Suprema ha respinto la tesi della Procura della Repubblica. Questa riteneva che non commettesse reato chi s’impossessasse di fondi pubblici senza ottenerne un profitto personale. La Corte la pensa diversamente. Considera che chi s’impossessa di beni altrui commette in ogni caso un reato. Non importa l’uso o la destinazione che si da ai fondi. Inoltre osserva che i condannati hanno fatto con beni pubblici, quindi non loro, ciò che potevano o non hanno voluto fare con i propri.
La decisione della Corte avrà conseguenze “politiche”. Gli analisti considerano che metterà a prova la tenuta della coalizione del Governo.
Cuca Gamarra, segretaria generale del Partito Popolare, una volta conosciuta la decisione della Corte ha commentato che la risoluzione “è parte del normale funzionamento della norma di legge in una democrazia”. E sottolineato che “nessuno può corrompere gli strumenti dello Stato” per usarli a proprio beneficio. Ha aggiunto che la decisione della Corte “è la dimostrazione che l’ Amnistia è illegale, immorale, e non rispetta l’uguaglianza dei cittadini”. Inoltre, a suo avviso, “è uno strumento legale assai difficile da applicare” nell’ambito del sistema giuridico spagnolo ed europeo.
Raquel Sanz, portavoce di Erc, ha ritenuto che la decisione della Corte “è una mancanza di rispetto nei confronti della democrazia, della separazione dei poteri e dei cittadini”. Ha accusato i giudici di “fare politica più che impartire giustizia”.
Anche Puigdemont è intervenuto. Lo ha fatto attraverso il suo account in X. Ha scritto semplicemente: “Toga Nostra”, un riferimento non certo velato alla mafia. Orriol, dal canto suo, si è limitato ad un ironico “difficile da credersi”.
Redazione Madrid