Un’estate di arte sociale al Museo del Prado

Vicente Cutanda, Una huelga de obreros en Vizcaya, 1892, olio su tela


Dal 21 di maggio il Museo del Prado di Madrid ha inaugurato una nuova mostra pittorica temporanea che tratta i cambiamenti sociali che hanno caratterizzato la Spagna tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, precisamente tra il 1885 e il 1910, inaugurando il periodo moderno del paese. La mostra, intitolata “Arte y transformaciones sociales en España” (Arte e trasformazioni sociali in Spagna) e curata da Javier Barón, è organizzata in collaborazione con la Fundación BBVA e avrà luogo fino al 22 di settembre.

Durante questi 25 anni di storia, la Spagna attraversò degli importanti eventi che occorre ricordare. Questo arco di tempo è contenuto nel periodo della Restaurazione Borbonica, ed è caratterizzato da una certa stabilità istituzionale, ottenuta grazie al passaggio in senso liberale della monarchia e all’incorporazione dei movimenti sociali e politici attinenti alla Rivoluzione Industriale. Si assiste quindi alla nascita delle prime industrie, fatto che per il tema della mostra è utile ricordare. 

 Al Museo del Prado vengono ospitate 300 opere realizzate da una molteplicità di artisti, da cui deriva una grande varietà di approcci al tema, sia a livello contenutistico sia a livello stilistico e artistico, mostrandoci come le persone del tempo vivevano a livello effettivo e concreto i cambiamenti in corso. Da qui consegue la ricerca, da parte degli artisti, di realismo e obiettività per argomenti attinenti alla vita reale, compresi quelli che, per la loro mancanza di bellezza, la loro presunta mancanza di decoro e la loro apparente banalità, erano stati sempre lasciati in disparte e mai rappresentati.

Gli artisti raffigurano scene quotidiane di lavoro e di vita dei ceti meno abbienti della società, mostrandone le difficoltà e i problemi che li affliggono e che devono affrontare ogni giorno. I temi trattati includono il lavoro industriale e quello delle donne, l’istruzione, la malattia e la medicina, gli infortuni sul lavoro, la prostituzione, l’emigrazione, la povertà e l’emarginazione etnica e sociale, il colonialismo, gli scioperi, l’anarchismo e le rivendicazioni operaie.

 

Luis Jiménez Aranda, Una sala del hospital durante la visita del médico en jefe, 1889, olio su tela

 

Questi temi in arte vedono una comune e crescente rilevanza proprio nella parentesi di tempo che la mostra ha preso in considerazione. Uno dei primi esempi risale alle Esposizioni Universali di Parigi del 1889 e del 1900, in cui troviamo anche due pittori spagnoli, Joaquín Sorolla e Luis Jiménez Aranda, che prendono parte anche alla mostra che stiamo analizzando. Di quest’ultimo riportiamo “Una sala del hospital durante la visita del médico en jefe” (Una stanza d’ospedale durante la visita del primario), che come impegno sociale affronta il mondo ospedaliero, della salute, del progresso della medicina e della scienza e della tutela dei cittadini infortunati durante il lavoro.

Uno dei soggetti maggiormente rappresentati nell’arte sociale è il mondo agricolo, per eccellenza simbolo di sforzo, fatica e dedizione dei lavoratori che riversavano tutte le loro speranze di sopravvivenza nel loro lavoro. Gli scenari comprendono spesso una moltitudine di figure umane al lavoro, spesso rappresentate nell’atto stesso che li affatica e li impegna, accompagnati solitamente dalla presenza animale a raffigurare l’accostamento dell’allevamento con l’agricoltura. Il tutto, ovviamente, viene immerso in immensi scorci di verde che talvolta si estendono per più livelli prospettici nelle composizioni. Un’opera esemplare che citiamo in merito a questo tema è “Trabajo, descanso y familia” (Lavoro, riposo e famiglia), del 1903, realizzato da Enrique Martínez Cubells y Ruiz Diosayuda. 

 Non da sottovalutare è il grande apporto del lavoro delle donne in tutti i settori lavorativi che sono presi in analisi, come ci mostra “Escardadoras” (Le Sarchiatrici), di Laureano Barrau Buñol (fig. 3), che ci ridà un’immagine molto simile a quella che era “Des glaneuses” (Le Spigolatrici) di Gustave Millet, datato al 1857, che utilizza, come protagoniste principali, delle figure femminili in una posa molto analoga, intente nel loro operato.

 

Laureano Barrau Buñol, Escardadoras, 1891, olio su tela

 

Oltre al settore agricolo vengono mostrate scene appartenenti al mondo marittimo e della pesca, dove, tra i diversi artisti, vediamo Joaquín Sorolla raffigurare le sue famose storie che includono il mare come soggetto principale, descrivendolo con pennellate grandi, dinamiche e veloci.

Come ulteriore tema cardine delle rappresentazioni di vita in arte che questa mostra ci propone, citiamo il lavoro in fabbrica. A questo proposito, il lato crudele del lavoro non solo ritrae, come abbiamo già visto, le componenti di fatica, impegno e sacrificio all’interno delle composizioni, ma ci mostra anche l’aspetto del lavoro minorile e dello sfruttamento dei bambini come manodopera, soprattutto nel settore tessile e nelle fucine.

Come ultimo discorso, consideriamo un fatto che spesso accade in arte, ovvero che essa diventi veicolo di denuncia contro la società. Tutte le scene presentate dei temi elencati servono a sensibilizzare le persone su argomenti fino a quel momento poco trattati e lasciati in disparte. Si vuole dare voce alle persone meno fortunate, mostrandone il grande eroismo e coraggio che li spinge a praticare il proprio lavoro, spesso pericoloso e degradante, pur di garantirsi quanto necessario per sopravvivere.

Da qui derivano i grandi spiriti animati da volontà di cambiamento, la quale si manifestava attraverso numerose proteste e scioperi in modo da affermare i propri diritti e riconquistare la propria identità e la propria umanità. Molte scene, che sono forse anche le più potenti e le più caratteristiche della mostra, fanno emergere proprio questa loro forza, come nel caso dell’opera di Vicente Cutanda del 1892, intitolata “Una huelga de obreros en Vizcaya” (Uno sciopero dei lavoratori a Vizcaya).

In questo dipinto vediamo un’immensa folla di uomini in tenuta da lavoro, presumibilmente lavoratori di fabbriche, che si oppongono alle ingiustizie e le avversità che li affliggono. L’uomo che si erge dalla folla è il simbolo del movimento di protesta, della volontà di alzare il capo contro un sistema crudele, ed è la personificazione di quel coraggio che abbiamo citato in precedenza. Questa sua forza di spirito, tuttavia, fa da scudo a sofferenza e disperazione, sentimenti che ci vengono restituiti dal suo gesto di spingere le braccia al cielo, quasi come se pregasse per una realtà migliore.

Questa fragilità, che caratterizza l’uomo e tutti coloro che soffrono dei medesimi problemi, viene rispecchiata anche dalle due figure isolate in basso a sinistra: una donna e un bambino si nascondono dalla folla, probabilmente per non finire nei guai con le forze dell’ordine che da lì a poco avrebbero soppresso la rivolta. Essi rappresentano l’innocenza vera e propria, sono persone oneste che vengono schiacciate dalla dura realtà dei fatti, la stessa contro la quale la folla di cittadini sta resistendo. 

Un dato curioso è il fatto che il gesto ambivalente di eroismo e di disperazione descritto poco fa si mostra perfettamente in armonia con quello della figura principale della celebre opera di Francisco Goya dedicata al 3 maggio 1808, che rappresenta una delle grandi protagoniste della mostra permanente del Museo del Prado, dove l’uomo con la camicia bianca si erge forte, ma fragile, contro i soldati francesi incaricati di compiere l’esecuzione.

Giorgio Solimine

 


Fonti

  • https://www.museodelprado.es/actualidad/exposicion/arte-y-transformaciones-sociales-en-espaa/3f0ff56e-a6bc-9f45-a53c-32d1264367a7
  • https://www.esmadrid.com/it/agenda/arte-e-trasformazioni-sociali-spagna-1885-1910-museo-prado

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