Proteste università Usa, si allarga il fronte pro-Palestina

Columbia University (Photo: Eileen Barroso)

MADRID. – Le proteste contro la guerra a Gaza si sono diffuse nelle ultime settimane nei campus universitari di tutti gli Stati Uniti, a seguito degli arresti avvenuti nella Columbia University. Le recenti proteste non hanno ancora raggiunto le dimensioni delle grandi proteste studentesche della fine degli anni ’60 contro la guerra del Vietnam o degli anni ’80 contro l’apartheid sudafricano. 

Ma Robert Cohen, professore di studi sociali e storia alla New York University che ha studiato l’attivismo studentesco, pensa che il movimento pro-Palestinese delle università americane potrebbe presto diventare “il più grande movimento studentesco del XXI secolo”, ha dichiarato. Negli ultimi decenni ci sono state proteste di massa contro la guerra in Iraq, nell’ambito del movimento Occupy Wall Street e dopo l’uccisione di George Floyd, ma si sono svolte principalmente fuori dal campus. 

Proprio come i manifestanti che li hanno preceduti, gli studenti che ora vengono arrestati, e in alcuni casi sospesi, per aver allestito accampamenti nei loro campus in solidarietà con i palestinesi di Gaza sono stati fortemente criticati in maniera bipartisan dalla politica americana. Alla Columbia University, alcuni manifestanti sono stati allontanati e arrestati dalla polizia dopo aver occupato lo stesso edificio che i manifestanti contro la guerra avevano occupato nel 1968. 

L’università ha dichiarato che gli studenti che hanno partecipato potrebbero essere espulsi. C’è da dire che la stragrande maggioranza è costituita da manifestanti pacifici che sono stati, come spesso accade, sopraffatti da una minoranza violenta, nella maggior parte dei casi, composta da elementi estranei ai movimenti studenteschi. Alcune delle loro richieste, tra cui la fine degli accordi con le aziende che sostengono, a vario titolo, la guerra e l’occupazione di Gaza, rispecchiano le richieste che i manifestanti del passato avevano fatto per disinvestire dal governo sudafricano dell’apartheid. E il loro malcontento si è analogamente intensificato di fronte alle repressioni della polizia. 

Ma ci sono anche differenze fondamentali. Oltre alle dimensioni più ridotte, le proteste di oggi hanno affrontato una repressione più rapida rispetto a quelle dei loro predecessori. Nell’esempio forse più estremo, presso l’Università del Texas ad Austin, i vertici delle Università hanno inviato rapidamente la polizia con cavalli e attrezzature antisommossa, prima che scoppiassero violenze e scontri, durante una protesta pro-palestinese; le accuse sono state poi ritirate contro tutti i 57 arrestati. 

Questa mattina, la polizia è entrata nell’accampamento allestito dai manifestanti pro-Palestina davanti all’università della California. Gli agenti hanno smantellato le tende, allontanato la maggior parte dei manifestanti e operato diversi arresti. L’operazione è giunta al termine di due giorni di disordini, iniziati quando i vertici dell’Università hanno dichiarato l’accampamento “illegale”, e dopo che una folla, martedì sera ha attaccato l’accampamento provocando numerosi scontri tra manifestanti pro-palestinesi e pro-Israele. Gli agenti che indossavano giubbotti antiproiettile, elmetti e scudi facciali hanno smontato le barricate, servendosi anche di gas lacrimogeni, mentre i manifestanti hanno tentato di opporre resistenza con gli estintori. 

Si tratta solo dell’ennesima giornata di violenze che, nelle ultime settimane ha visto protagonista l’Università della California, come molti altri atenei in tutto il Paese, teatro di forti proteste da parte di studenti e gruppi di manifestanti pro-Palestina e contro gli attacchi israeliani a Gaza. Studenti, docenti e personale hanno eretto accampamenti di fortuna e chiesto la fine della guerra nella Striscia di Gaza, oltre che protestare per chiedere la fine delle collaborazioni tra le università e le aziende israeliane o che finanziano, a vario titolo, il settore bellico di Israele. 

Accanto agli studenti, si sono schierati anche molti professori dell’Università, per sostenere quella che ritengono una giusta protesta. Matt Barreto, professore di scienze politiche, ha portato uno striscione che recita: “Facoltà e personale dell’UCLA, stiamo con i nostri studenti”, affermando di essere con altri 30 colleghi del corpo docente e del personale, per farsi arrestare, se necessario, insieme agli studenti.

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