Felipe González: “In Venezuela sarà rieletto Nicolás Maduro”

L'ex premier Felipe González


L’ex premier spagnolo ritiene che il presidente Maduro “non permetterà la partecipazione di candidati che possano mettere a rischio la sua elezione”. Argentina, “Milei sarà ‘pazzo’ ma non ‘cretino’”. L’amnistia in Spagna, “inopportuna” e “incostituzionale”


MADRID – “In Venezuela non ci saranno elezioni presidenziali nelle quali non vinca Nicolás Maduro. Non sarà permesso di partecipare a candidati che possano mettere in pericolo una sua rielezione”. Lo ha assicurato Felipe González, che ha governato in Spagna dal 1982 al 1996, rispondendo a una domanda del nostro Giornale, nel corso di un incontro con la stampa organizzato dal “Círculo de Corresponsales Extranjeros”.

– Nel fondo – ha precisato –, a livello internazionale non esiste una volontà coordinata di risolvere il problema.

L’ex presidente del Governo ha quindi preso spunto dalla nostra domanda per un “excursus” sull’ambito politico latino-americano. Quella dell’America Latina è una realtà che conosce profondamente e che segue con grande interesse.

– Quello argentino – ha, per esempio, commentato – è un caso particolare. Milei sarà pure “pazzo” ma non affatto “cretino”. Sapremo nei prossimi mesi la deriva che prenderà. La sua elezione ha rappresentato uno strappo istituzionale. Il Paese vive un momento difficile. Milei ha creato un ambiente di grande aspettativa.

Ha ricordato che quello formato da Milei “è un governo alternativo a quello che ha guidato il Paese negli ultimi 20 anni”, ad eccezione del periodo di Mauricio Macrí, la cui presidenza è stata una delusione.

L’ex premier ritiene che il governo di Cristina Kirchner non abbia avuto successo e ha commentato che in quello presieduto da Alberto Fernández chi ha comandato da dietro le quinte è stata sempre la Kirchner.

– L’Argentina è un paese bellissimo – ha affermato per poi sottolineare che, da oltre 70, 80 anni alterna “momenti di recupero con altri di profonde cadute. Ogni volta sprofonda a livelli molto bassi per poi riprendersi”.

Per quel che riguarda la visita di Milei in Spagna non dubita a definirla “irrilevante”. Assicura che non avrà alcuna ripercussione politica.

In quanto al Nicaragua e all’Ecuador, ritiene che l’atteggiamento della dinastia degli Ortega sia “preoccupante” e “ripugnante” mentre che Daniel Noboa ha compiuto un gesto “insolito”. È stato tassativo nell’affermare che non si può fare irruzione in un’Ambasciata; “non si può violare il diritto internazionale, non importa il motivo”.

Uno sguardo alla politica nazionale

L’ex presidente Felipe González accompagna i suoi interventi con aneddoti a volte interessanti ed altri divertenti. Ha tanto da raccontare. D’altronde, da oltre mezzo secolo, è stato e continua ad essere protagonista della vita politica spagnola contemporanea. Con Adolfo Suárez, ha traghettato la “transizione” del Paese verso la democrazia, dopo la morte del dittatore. Dall’inizio degli anni 80 fino alla fine dei 90, ha governato una Spagna affamata di conquiste sociali e crescita economica.

Nel corso dell’incontro organizzato dal “Círculo de Corresponsales Extranjeros” è tornato a criticare il disegno di Legge di Amnistia. Lo ritiene “inopportuno” e “incostituzionale”. A suo giudizio rappresenta una “burla” all’ordinamento giuridico, in quanto chi l’ha scritto – il riferimento è a Carles Puigdemont – “l’ha fatto pensando a sé stesso e ai propri interessi”.

– Una volta approvata la legge – ha detto convinto -, Puigdemont, che se ne beneficerà, farà ciò che vuole.

Sente che il Psoe, partito al quale si iscrisse nel lontano 1964, ha perso la “vocazione maggioritaria”. Nel merito, afferma:

– Credo che il partito socialista abbia seguito una strategia sbagliata. Ritengo sia mio dovere metterlo in guardia. Il partito non segue il cammino giusto. Questo non condurrà ad una maggioranza.

Il pensiero va alla Catalogna, dove prossimamente si andrà alle urne per eleggere il governo regionale.

– Può darsi che questa strategia dia un risultato positivo – ammette per poi affermare:

– Il trionfo di Illa pone a rischio la tenuta del Governo.

A sinistra del Psoe

L’analisi dell’ex premier non si limita al Psoe ma coinvolge anche i movimenti a sinistra del suo partito; quelli che oltre un decennio fa crebbero come la schiuma. Gli ultimi avvenimenti lo portano ad affermare, con amarezza, che la sinistra fa “quello che non ha mai smesso di fare: unirsi per dividersi”. E, con sarcasmo, commenta che Sumar “è una meravigliosa esperienza che ogni giorno invece di sommare sottrae”.

Stimolato dalle domande dei corrispondenti stranieri, l’ex premier spagnolo commenta la realtà che dilania il Medio Oriente.

– Pedro Sánchez ha indugiato troppo tempo nel condannare l’attacco terrorista di Hamas – fa notare -. Avrebbe dovuto farlo immediatamente. Non c’erano elementi che indicassero un’aggressione di Israele.

Sul riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, osserva che “in Spagna c’è consenso sulla necessità di due Stati”. Ma avverte che la soluzione deve essere negoziata e non unilaterale.

Un argomento sul quale l’ex premier González si schiera, senza se e senza ma, al lato del presidente Sánchez è la necessità di regolarizzare lo status legale di oltre 500mila stranieri residenti nel paese da anni.

– È un provvedimento sul quale sono d’accordo. Si tratta di persone che lavorano.

Redazione Madrid

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