MADRID. – Il processo di uscita dalla violenza è un percorso complesso che molte donne affrontano con coraggio, ma non senza sfide significative. E’ il quadro che emerge dal report pubblicato oggi dall’Istat sui centri-antiviolenza presenti sul territorio italiano e statistiche indicano che la maggioranza delle donne coinvolte in questo percorso ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni, anche se vi è una presenza considerevole di donne al di fuori di questo range di età.
Donne che hanno affrontato vari tipi di violenza, tra cui violenza fisica, minacce, violenza economica, e violenza psicologica: forme di violenza che spesso si sovrappongono, con molte donne che ne hanno sperimentato più di un tipo. La situazione socio-economica delle donne coinvolte è eterogenea: molte di loro hanno un livello medio-alto di istruzione, ma più della metà non è autonoma economicamente.
La violenza economica è stata segnalata da oltre il 40% delle donne coinvolte nel percorso. Alcune presentano situazioni di maggiore fragilità, legate a dipendenze, situazioni debitorie gravi, precedenti penali o prostituzione. Le violenze riportate sono principalmente esercitate da partner o ex partner, e la durata della vittimizzazione può variare notevolmente, con alcune donne che hanno subito abusi per un lungo periodo, anche oltre i cinque anni.
Le donne coinvolte, spiega il report dell’Istat, spesso cercano sostegno presso i Centri antiviolenza e cercano di denunciare gli autori delle violenze alle autorità, ma il processo legale può richiedere tempo e non sempre porta a provvedimenti immediati di allontanamento.
La percentuale di donne che raggiungono gli obiettivi del percorso di uscita dalla violenza è del 19%, mentre un numero significativo di donne abbandona il percorso o non riesce a concluderlo. Questo può essere influenzato dalla gravità della violenza subita e dalla situazione socio-economica delle donne coinvolte.
Il rapporto indica che nel 2022 sono stati attivi 385 Centri antiviolenza in Italia, registrando un incremento del 3,2% rispetto all’anno precedente e un notevole aumento del 37% dal 2017, primo anno di rilevazione. Questi centri sono distribuiti in modo differenziato sul territorio nazionale, con il 37,9% nel Nord, il 31,4% nel Sud, il 20,8% nel Centro e il 9,9% nelle Isole.
Rapportando il numero di centri alla popolazione femminile, emerge che a livello nazionale ci sono circa 0,13 centro ogni 10mila donne, con valori leggermente superiori al Sud (0,18) e più bassi nel Nord-est, Nord-ovest e nelle Isole. La maggioranza dei centri antiviolenza è promossa da soggetti privati qualificati (63,6%), mentre il 33,5% è gestito da enti locali.
I Centri antiviolenza offrono diversi servizi, tra cui colloqui in presenza, telefonici o tramite videochiamate, comunicazioni tramite email e social media. La pandemia da COVID-19 ha influenzato l’attivazione di modalità di comunicazione non convenzionali. Nel 2022, le richieste di aiuto sono aumentate, con 60.751 donne che hanno contattato almeno una volta questi centri, di cui 3.979 indirizzate tramite il numero nazionale di pubblica utilità 1522.
Le richieste variano a livello territoriale, con una media di 174 donne per CAV, più elevata nel Nord-ovest e inferiore nel Sud. L’adesione dei centri alle reti territoriali antiviolenza è alta (85,1%), con differenze tra le varie regioni. Queste reti consentono una maggiore capacità di risposta e di avviare percorsi di uscita dalla violenza, soprattutto per servizi come il pronto intervento, l’orientamento e l’accompagnamento ad altri servizi.
Il personale che opera nei Centri antiviolenza è in gran parte costituito da volontari (48,7%). Ma formazione del personale è un aspetto cruciale, con corsi specifici organizzati dai centri su temi come l’approccio di genere, la valutazione del rischio e le tematiche relative alle donne migranti e con disabilità.
Oltre a fornire supporto alle donne vittime di violenza, i CAV svolgono un ruolo attivo nella promozione della cultura della prevenzione, organizzano attività formative rivolte a operatori sociali, sanitari, forze dell’ordine e altri, oltre a iniziative di sensibilizzazione presso le scuole e la pubblicizzazione del fenomeno della violenza sulle donne. Nel 2022, più di 26mila donne hanno intrapreso un percorso di uscita dalla violenza attraverso i centri antiviolenza.
La maggior parte di loro ha iniziato il percorso nell’anno in esame. Questo percorso è complesso e spesso le donne cercano diversi servizi di supporto, come il coinvolgimento di reti informali e servizi generali prima di approdare ai Cav.