MADRID. – Questa mattina, a Montecitorio si sta svolgendo il dibattito parlamentare a seguito delle dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in riferimento al Protocollo d’intesa tra Italia e Albania, per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria. Un dibattito molto atteso e richiesto a gran voce dalle opposizioni che hanno criticato il governo per aver siglato un accordo senza aver prima interloquito con il Parlamento.
“Il protocollo è un tassello significativo nella strategia complessiva dell’esecutivo in un contesto internazionale di crescente instabilità che rischia di incrementare i flussi migratori e l’odioso mercato dei trafficanti”. Ha esordito il Ministro Tajani che ha ricordato come questo problema continui a “mietere vittime, come dimostra quanto verificatosi ieri a largo di Lampedusa.
Abbiamo salvato 42 persone, una bimba di due anni è purtroppo morta sull’unità di soccorso, poco prima di arrivare in porto. E vi sarebbero otto migranti dispersi che, secondo i sopravvissuti, mancano l’appello. Ricerche con motovedette ed elicotteri continuano anche in queste ore. Sono drammi che abbiamo vissuto troppe volte, non possiamo e non dobbiamo abituarci. Un diverso approccio nella gestione dei flussi migratori e una lotta tenace al traffico di esseri umani sono, per il nostro Governo, assolute priorità”.
Il protocollo
Il Ministro ha voluto innanzitutto sottolineare come l’accordo s’inserisca in un quadro complessivo di forte collaborazione con l’Albania: “La vitalità dei rapporti tra Italia e Albania si fonde infatti su legami storici profondi che toccano tutte le dimensioni, quella politica, quella economica, quella culturale, quella sociale e anche la sicurezza”.
Tajani è passato quindi a descrivere alcuni aspetti logistici del Protocollo che prevede la concessione, da parte dell’Albania di “due aree, un punto d’arrivo al porto di Shenjin, nella costa settentrionale del paese, e una base militare a Gjadër, a circa 30 chilometri dal porto. Nel porto vi sarà una struttura dedicata alle attività di soccorso, di prima assistenza e di rilevamento segnaletico ed impronte digitali.
Nella seconda struttura, situata nella località all’interno, sarà svolto l’esame della domanda di protezione internazionale e, per chi non ne avrà i requisiti, saranno effettuate le procedure per il rimpatrio. I due centri funzioneranno secondo la normativa italiana, europea ed internazionale in materia. Le procedure saranno quelle italiane e saranno svolte esclusivamente dalle autorità italiane, amministrative e giudiziarie”.
Il Ministro ha poi ribadito che “in Albania potranno essere condotti solo i migranti che possono essere trattenuti nelle strutture che li accolgono”. Nello specifico, si tratta di “richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera, quindi persone non vulnerabili provenienti da paesi sicuri o migranti che abbiano già presentato domanda di asilo ottenendo un diniego”.
Inoltre, potranno essere portati nei centri albanesi anche “persone in attesa di rimpatrio dopo l’accertamento dell’assenza dei requisiti per il soggiorno in Italia”. “Nella struttura in Albania – ha precisato Tajani – non potranno in nessun caso essere accolti soggetti vulnerabili, quali ad esempio minori e donne in gravidanza”.
(Redazione/9colonne)